Il Venerdì Ri…leggiamo Poesia “una stella spenta”
-di Graziella Di Grezia
Tra le vittime dei recenti raid israeliani su Teheran c’è anche Parnia Abbasi (2002–2025), poetessa e traduttrice iraniana. Una voce giovane e potente, tra le più promettenti della nuova generazione della poesia persiana, che è stata spenta troppo presto.
Parnia aveva solo ventitré anni. Scriveva con grande sensibilità, ma era soprattutto una poetessa che, nel buio della censura e delle difficoltà quotidiane, aveva creduto che i versi potessero restituirle una certa luce.
Una sua poesia è recentemente apparsa in un post su Facebook, condivisa in forma di omaggio da chi ne custodiva la memoria artistica. La traduzione italiana è di Francesco Occhetto, che ha saputo restituire con delicatezza e fedeltà la forza lirica dell’originale.
Lei purtroppo non è la prima e non sarà l’ ultima voce spezzata dalla brutalità dell’ uomo, ma come nelle peggiori vicende che la storia ci ha trasmesso, ci sono altre giovani vittime che ci hanno lasciato pensieri poetici su cui riflettere.
Ne cito alcuni:
Ruba Salih: “Nel fragore delle bombe, cerco ancora la pace delle mie parole, sperando che il silenzio sia solo un passaggio.”
Mohammed Al-Salhi: “Ogni mattina è un rimpianto, ogni tramonto una preghiera per chi non c’è più.”
Layla Hassan: “La mia voce è un’ombra, ma non smette di raccontare la vita che ci hanno tolto.”
Il testo che presentiamo oggi è una riflessione poetica si Parnia Abbasi sulla perdita, sulla distanza, sull’identità.
Ricordiamo che la poesia è più che una semplice forma letteraria, ma la massima espressione artistica dell’ inconscio, è la descrizione in versi di una realtà non accettata e subita e molto spesso per chi rimane, rappresenta anche un modo per elaborare un evento traumatico.
E noi speriamo che ci siano altre voci che potranno fare tesoro dei propri versi ed elaborare queste vicende che di umano hanno davvero poco.
La poesia di Parnia Abbasi non è mai gridata, è un sussurro tra un rumore assordante di odio e disperazione.
«Tu sorgi altrove e sussurri il pianto dell’esistenza» – è un verso che oggi possiamo leggere come un epitaffio per chi resta in questo mondo sempre più disorientato, incapace di riconoscere il valore della vita di una poetessa.
E ora rileggiamo “Stella Spenta” di Parnia Abbasi (2002–2025)
Stella spenta
Stella spenta,
ho pianto per entrambe
per te
e anche per me.
Tu che le stelle delle mie lacrime
soffi nel firmamento.
Nel tuo mondo,
la libertà della luce
nel mio mondo,
il gioco delle ombre.
Insieme passiamo
e la più bella poesia
da qualche parte
diventa silenzio.
Tu sorgi altrove
e sussurri
il pianto dell’esistenza
ma io ovunque
mi compio
mi consumo
e brucio come
una stella spenta,
dissolta polvere
nel tuo cielo.
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