Vizi e Virtù”, la poesia di Squillante per le donne afgane

di Carlo Pecoraro-

C’è una sensibilità non comune nel leggere e filtrare, attraverso la sua emotività, le cose del circostante. Manù Squillante ci riesce ogni volta che viene trafitto da una storia. Si lascia penetrare l’anima e ci restituisce, in suoni e parole, la magia del racconto. Così è in “Vizi e Virtù” il nuovo singolo, da oggi su tutte le piattaforme streaming.

“Ho pensato alle bocche chiuse, alle storie mai raccontate, alle canzoni che nessuno avrebbe mai potuto scrivere” spiega il cantautore salernitano. E il riferimento del suo nuovo brano è alle leggi repressive imposte in Afghanistan alle donne, dove il diritto alla parola, al canto e alla poesia viene brutalmente negato. Eccolo il racconto, la capacità di trasformare in poesia il reale. “Una legge, un’altra, che pretendeva di vestire l’oppressione con il nome della virtù. Un decreto che spezzava le parole prima ancora che potessero diventare voce”.

Ancora una volta le donne, al centro del mirino. Vittime, come quelle ammazzate da uomini deboli in quella lunga scia di femminicidi che si susseguono senza tregua a due passi da noi. Non c’è distanza tra le donne afgane, private della loro voce con una legge, e quelle vittime di femminicidio, private della loro vita in un mondo senza rispetto.

Il brano di Manù Squillante è dunque un canto di resistenza contro l’oppressione e la negazione della libertà. Le immagini poetiche della “bocca spezzata” e della “parola proibita” danno voce a chi è costretto a nascondersi, schiacciato da leggi che si dichiarano giuste, ma che generano solo repressione. Dal punto di vista sonoro, il brano oscilla tra atmosfere intime e accenti di ribellione. La fisarmonica, malinconica e struggente, si intreccia a chitarre calde e percussioni profonde, creando un tappeto sonoro che alterna dolcezza e tensione. Il ritmo incalzante accompagna un crescendo emotivo che non cede alla rassegnazione, ma si trasforma in un atto di resistenza.

Le donne coperte e silenziate sono tradite dagli occhi di un mondo che le osserva senza intervenire, lasciandole in balia di una morale ipocrita. Tuttavia, nel cuore del brano, persiste un messaggio di forza e speranza: la “virgola” diventa simbolo di una pausa imposta, ma non di una resa. La voce, la scrittura e la musica continuano a esistere, anche sotto il peso della censura, perché ogni suono soffocato porta con sé il seme di una storia nuova, da riscrivere con coraggio e dignità.

Lo scorso 22 marzo, Manù Squillante, accompagnato dal chitarrista Claudio Turner, regalò in anteprima al pubblico di Tempi Moderni, una versione intima di questo brano. Lo fece in occasione della serata dedicata a Gianmaria Testa, che l’associazione salernitana ha promosso nell’ambito del vasto programma di incontri: Racconti del contemporaneo che accompagnano la mostra diffusa “Lampi di Genio” fotografie di Philippe Halsman. Un momento speciale per il pubblico e il cantautore salernitano, già vincitore del premio De Andrè e appunto di quello dedicato alla memoria di Gianmaria Testa.

“È un atto di resistenza – dice Manù – un promemoria che la voce non muore, nemmeno quando provano a spegnerla. Ogni nota è un battito, ogni verso una porta socchiusa. Perché finché ci sarà qualcuno disposto ad ascoltare, la musica non sarà mai ridotta al silenzio.”

Al brano, il videoclip. E’ un lyric video animato, un’opera visiva essenziale ma intensa, diretta e illustrata dall’artista Marharita Tsikhanovich. Attraverso una sequenza di disegni fatti a mano, il video dà vita a una galleria di volti femminili: donne inventate, ma reali nel loro silenzio imposto e nella loro resistenza invisibile. Le illustrazioni si susseguono con delicatezza, alternando sguardi velati e gesti trattenuti, figure che emergono e si dissolvono, come anime imprigionate in un limbo di censura. Il tratto semplice e diretto esalta il significato profondo del brano, lasciando alle immagini il compito di raccontare l’assenza e la lotta. Il testo della canzone scorre sotto le immagini, senza sovrapporsi, ma accompagnando lo spettatore con chiarezza. Ogni parola è lasciata nella sua piena forza espressiva, come un monito, un frammento di verità che non deve perdersi. Non ci sono artifici, solo il valore puro delle parole e il peso della loro assenza. Con un’estetica minimale e intensa, il videoclip di “Vizi e Virtù” non è solo un supporto visivo, ma un’estensione del suo messaggio: quando la voce viene soffocata, resta il segno; quando la parola viene negata, rimane il suo eco.

 

 

 

 

 

Carlo Pecoraro

Carlo Pecoraro

Giornalista professionista dal 2002. Nel corso della carriera ha collaborato con le principali testate locali del Gruppo L’Espresso ricoprendo per dieci anni, con contratto a tempo indeterminato, l’incarico di redattore per il quotidiano “la Città” di Salerno. Già collaboratore del settimanale “l’Avanti”. Consulente Scabec per il progetto ARCCA. In qualità di critico musicale ha collaborato con alcune riviste italiane specializzate in musica jazz. Ideatore della prima "Guida alla musica jazz in Italia". Nel 1998 ha pubblicato una monografia dedicata al contrabbassista Giovanni Tommaso. Per l’Enciclopedia Treccani, ha curato alcune voci del progetto Enciclopedia della Musica: 1900 - 2025 sotto la direzione scientifica di Ernesto Assante.

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