13 Dicembre, Santa Lucia
di Giuseppe Moesch]*
Tutti abbiamo provato la sensazione d’infinito che offre una notte serena e stellata, ma devo dire che ho memoria di due occasioni dove quella condizione mi risultò amplificata dall’ambiente che mi circondava.
La prima volta fu in Colombia, all’inizio degli anni ottanta, in una località chiamata San Augustin, un pugno di case di una località agricola, dalle parti delle sorgenti del Rio Magdalena, che scorre tra tre catene di monti, alimentato da una pluralità di piccole cascate che cadono per centinaia di metri in un pulviscolo d’acqua, dove al mais ed alla canna da zucchero si alternavano campi di cannabis, ed un solo albergo accoglieva i viandanti che giungevano attratti dalla presenza di uno dei più interessanti siti archeologici del Paese, praticamente sconosciuto ai più.
La proprietaria era una misteriosa donna tedesca, arrivata dopo la Seconda Guerra Mondiale, probabilmente in fuga dalla giustizia internazionale, che aveva trovato come investire il suo denaro in questo posto fuori dal mondo, che all’epoca era caratterizzato da piccoli bungalow composti da una stanza con bagno, a cui si accedeva attraverso un piccolo vialetto bordato di piante che abitualmente alle nostre latitudini sono considerate da appartamento quali philodendrum pertusum e stelle di Natale, in mezzo ad alberi di alto fusto, che davano all’intero complesso un’idea da cartone animato.
Dopo cena decisi di andare a vedere il sito che distava meno di mezzo chilometro dall’albergo, seguendo cinque o sei ragazze che lavoravano nel complesso e che abitavano nei pressi delle preesistenze archeologiche.
Era una notte di luna nuova, la strada si inerpicava nella foresta, non vi erano case intorno e l’albergo era scomparso dietro una curva, e d’un tratto mi accorsi che i miei occhi erano in grado di distinguere ogni cosa intorno a me in una luce azzurrata surreale; stentai a capire che era la luce delle stelle, a cui la nostra mente non era più in grado di adattarsi e di comprendere.
Alzai lo sguardo e mi accorsi della vicinanza di quegli astri, dell’esistenza di una infinità di lumi che scintillavano nell’aria pulita da inquinamento di qualsiasi tipo, nel rumoroso silenzio della natura con i suoi piccoli fruscii, le voci e i rumori della vita presente in quel mondo intorno a me, con la sensazione, che allungandomi di poco, avrei potuto toccare quella volta luminosa attraversata da un foulard che era la via lattea.
Ancora più forte fu l’emozione sulla strada del ritorno quando solo, senza più il cicaleccio delle ragazze che ormai erano tornate a casa, compresi forse le riflessioni che gli uomini primitivi provavano di fronte a quella meraviglia.
La stessa emozione la provai in un’altra parte del mondo, a migliaia di chilometri di distanza, sull’oceano indiano, nell’isola di Magaruque nell’arcipelago di Bazzaruto, una decina di anni dopo.
La cena servita sulla spiaggia e cucinata su un fuoco da campo, era terminata e lo stuolo di camerieri era andato via, rimanendo tutti e cinque gli ospiti dell’albergo ancora a bere il fondo delle bottiglie di birre, dopo pochi minuti eravamo rimasti soli, mia moglie ed io, con gli ultimi bagliori delle braci.
Avvicinandoci al mare i soli rumori erano anche in quel caso solo quelli della natura, delle palme e della risacca che piano muoveva la sabbia della spiaggia. Anche in quella notte magica rischiarati dalla sola luce delle stelle, miliardi di stelle, ad un passo da noi formavano il nostro soffitto.
Non è difficile capire come uomini curiosi abbiano osservato quelle luci, alcune apparentemente immobili ed altre che progressivamente si spostavano e ritornavano con periodica cadenza nelle stesse posizioni, così come in altre latitudine fosse facilmente percepibile il variare delle condizioni climatiche e la durata delle giornate, che si accorciavano per poi allungarsi nuovamente e come questi fenomeni influenzassero le condizioni di sviluppo delle piante e come dopo il periodo di maturazione subentrasse un periodo di riposo che la natura si prendeva; c’era una periodicità che in effetti divideva il tempo in sezioni ben individuabili, e che portava alla definizioni di periodi a scadenza più o meno fissa, scansioni che poi sarebbe stata definite come stagioni.
E quando le ore di luce si riducevano si aveva la prova certa che stava terminando un periodo, e anche dal momento in cui le ore di luce crescevano, una nuova stagione di vita riprendeva, la natura era pronta a risorgere.
Dovunque questi eventi venivano festeggiati sia come completamento di un periodo, o se si vuole, di un anno mentre un altro iniziava e questo avveniva in quello che si sarebbe definito solstizio d’inverno.
A questa data, intorno al 21 dicembre, tutte le culture hanno dedicato delle feste importanti; ed anche i cristiani ovviamente non potevano tralasciare l’opportunità che derivava da queste tradizioni pagane, antecedenti al loro insediarsi come nuova religione associando perciò alla venerazione di una martire delle persecuzioni di Diocleziano, quelle antiche divinità, in particolare ad Artemide a cui era sacro come uccello la quaglia, associata alla luce tanto da essere spesso rappresentata con due fiaccole, adorata anch’essa a Siracusa, la stessa città dove era nata la santa.
La giovane nobile ed agiata orfana di padre a sei anni, aveva deciso di dedicarsi a Dio e quindi non accettò l’idea di potersi sposare.
La sua santità si manifestò da subito quando recatosi con la madre malata a Catania in pellegrinaggio sulla tomba di Sant’Agata, pregò ed implorò la santa perché guarisse la madre; Agata le si presentò in sogno la notte dicendole che già lei stessa con la sua devozione aveva fatto il miracolo, e così il giorno successivo confermò alla madre guarita la sua decisione di devolvere la sue ricchezze ai poveri, agli orfani ed alle vedove.
E da allora cominciò ad andare nelle catacombe di notte dove i cristiani si erano rifugiati per sfuggire alle persecuzioni, con in testa una corona di candele per illuminare il percorso avendo le mani occupate dal cibo per i suoi protetti.
Il nome Lucia nome che deriva dal latino lux, poteva quindi associarsi facilmente a quelle tradizioni e così il solstizio invernale fu associato alla Santa ritenuta falsamente, dalla cultura popolare, accecata dai suoi carnefici.
La storia degli occhi deriva dal fatto che la Santa viene rappresentata con un piattino su cui sono posti i suoi occhi fattigli strappare dal promesso suo sposo pagano che la giovane rifiutò per dedicarsi come detto a Cristo, occhi che sarebbero ricresciuti miracolosamente; lo stesso uomo la denunciò al Prefetto Pascasio, che in quel periodo eseguiva gli ordini di Diocleziano.
Proposero alla giovane di fare un sacrificio all’imperatore ed al suo rifiuto, prima fu minacciata di essere inviata al postribolo, ma i sei carcerieri incaricati di eseguire l’ordine non riuscirono a portarla via, tanto era diventata pesante e neanche con l’ausilio di sei buoi fu possibile smuoverla da dove si trovava. Pascasio allora decise seduta stante di darle fuoco, ma le fiamme non la lambirono per cui alla fine fu colpita alla gola con una lama.
Patrona di Siracusa sua città di nascita, fu da subita riconosciuta la sua santità; le sue spoglie furono sepolte nella chiesa a lei dedicata da dove furono rubata dai saraceni portata a Costantinopoli e quindi trasportata a Venezia dal doge Enrico Dandolo, durante la quarta crociata del 1204. Anche per le spoglie di questa Santa ci furono alterne vicissitudini e alcuni sostengono che alcune parti del suo corpo furono traslate in Francia nella nell’abbazia di Saint-Vincent a Metz.
Un miracolo importante attribuito alla Santa fu quello che si manifestò nel suo giorno anniversario del 1646, quando essendosi verificata una terribile carestia in Sicilia, mentre si pregava apparve una quaglia sulla soglia del Duomo ed una voce urlò che erano arrivate navi cariche di cereali.
I cittadini erano talmente affamati che non vollero attendere il tempo della macinatura per fare il pane e mangiarono subito i cereali bolliti conditi solo con poco olio, come avvenne anche a Palermo dando così origine alla tradizione di magiare arancine di riso in occasione della festa della Santa e la stessa tradizione si mantiene ancora nel bresciano o nel cremonese dove si narra che fu la santa a lasciare, durante un periodo di carestia, un sacco di grano sull’uscio selle case tra il 12 e il 13, allora coincidente con il solstizio d’inverno.
Nelle stesse zone, la sera del 12 si prepara in ogni casa un piatto con dei biscotti e un bicchiere di vin santo per Lucia e una manciata di paglia o una carota per l’asino che deve trasportare le classiche gerle stracolme di pacchetti, doni per i più piccini, che vengono portati dalla Santa anche in altre parti d’Italia.
I contadini sostenevano: “Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia”, ma come mai ci si può chiedere, esiste una così grande discrepanza tra la data del 13 dicembre, data della sua morte, nella quale si festeggia la Santa Lucia ed il 21 dicembre giorno che per tutti coincide, a meno di una mezza giornata, con il solstizio d’inverno.
Bisogna tornare indietro al 1582 anno in cui Papa Gregorio XIII, stanco di dover apportare continue correzioni al calendario all’epoca utilizzato che era ancora quello Giuliano, decise di mettere al lavoro i migliori scienziati dell’epoca per definire una volta per tutte come andava organizzato il tempo dell’anno: la cosa portò alla ridefinizione della durata dei mesi e all’eliminazione di ben otto giorni introdotti nel tempo per riequilibrare quanto aggiunto nei secoli, per superare gli sfasamenti tra calendario civile e quello solare che aveva portato a far coincidere il solstizio d’inverno con il 13 dicembre.
Ed ecco che la Santa Lucia, pur mantenendo le sue prerogative di rappresentante del ritorno della luce si ritrovò ad essere festeggiata il giorno 13.
Molti poeti cantarono le gesta di Lucia e tra questi Dante a lei devoto dopo un problema agli occhi, che la cita più volte nella Commedia sia all’Inferno, quando incita Beatrice a guidarlo nello smarrimento che stava provando, che in Purgatorio dove la cita come colei che gli indica la via verso il Paradiso ed infine nello stesso luogo dove la immagina assisa accanto a Pietro e agli altri santi illuminati.
La festa è particolarmente sentita oltre che nella sua città natale con processioni luminarie e fuochi d’artificio ed in tutta la Sicilia oltre che in genere in Italia e in molti altri paesi europei ed in sud America, ma particolarmente nei paesi del nord Europa e specialmente in Svezia, dove il ricordo della Santa che distribuisce cibo ai cristiani nascosti nelle catacombe camminando alla luce delle candele che portava sulla testa; viene ricordato ancora oggi.
Infatti tutte le giovani, indossando un abito bianco simbolo della sua purezza, ed una fascia rossa simbolo del sangue versato durante il suo martirio, sfilano e cantano in chiesa con una corona sormontata da candele accese.
Per quei Paesi il ritorno della luce continua ad essere ancora oggi un momento di solennità e di gioia.
*già Professore Ordinario presso l’Università degli Studi di Salerno
