Il ritorno del corsivo
di Giuseppe Esposito
Era il 2010 quando il Common Core State Standard, un insieme di linee guida per l’omogeneità della scuola nei diversi stati americani, escludeva l’insegnamento della scrittura in corsivo dai programmi. Solo alcuni stati continuarono ad averlo nei loro programmi. Ma non solo in America era stato abbandonato il corsivo, anche da quest’altra parte dell’Oceano, paesi come la Finlandia avevano escluso il corsivo dalla scuola, ma addirittura, nel paese scandivano, non si adoperano neanche più carta e penna per scrivere, bensì solo dispositivi elettronici come i tablet.
Ma, dopo qualche tempo, ci si è accorti che qualcosa non tornava in quella rinuncia alla scrittura in corsivo. Sebbene negli USA, l’esperto di politiche educative Morgan Polikoff afferma: “nessuno dei miei studenti usa carta e penna per prendere appunti e io stesso digito il 98% di quello che scrivo”, e, altri ancora sostengono che, soprattutto in presenza di alcuni disturbi di apprendimento sia meglio ricorrere allo stampatello, molti altri esperti stanno, invece, rivalutando l’uso del corsivo. In California, per esempio, è stata approvata una legge per la reintroduzione del corsivo nei programmi scolastici ed alla California si sono accodati altri stati come il Michigan e la Louisiana.
Ricerche recenti hanno infatti dimostrato che l’uso del corsivo può avere un’importanza determinante nei processi di apprendimento e sarebbe anche in grado di aiutare i bambini con disturbi dell’apprendimento quali, ad esempio, la dislessia o la disgrafia.
Il suggerimento degli esperti è dunque quello di insegnare il corsivo e di considerarlo, fin da subito, come unico tipo di scrittura.
Un esperimento condotto negli USA, dalla dottoressa Karin James dell’Università dell’Indiana ha analizzato i movimenti cerebrali che avvengono durante la produzione scritta. Si è accertato che quando si usa la tastiera del pc si attivano solo alcune aree del cervello, quando si scrive a mano seguendo un tratteggio se ne attivano un maggior numero, ma nella scrittura in corsivo a mano libera si impegnano invece tutte le zone del cervello. Ciò sta a significare che l’uso del corsivo presenta una maggiore complessità e richiede una maggiore completezza di competenze.
Altri studi, condotti in proposito, su bambini delle elementari, hanno mostrato come l’uso del corsivo aiuti a scrivere più velocemente, ed attivai inoltre circuiti nervosi unici i quali sono in grado di favorire la memorizzazione, oltre ad una produzione più ricca di parole ed il più rapido apprendimento del processo di lettura.
L’uso del corsivo giova non solo ai bambini, ma anche agli adulti, poiché prendere appunti in corsivo implica un processo di memorizzazione di lungo termine, una maggiore organizzazione del pensiero ed aumenta anche la produzione di idee.
Uno studio condotto presso la Princeton University, ha messo a confronto la scrittura al computer e quella in corsivo giungendo alla conclusione che quella al computer richiede uno stesso movimento, ripetuto all’infinito, mentre quella in corsivo coinvolge il cervello in un’attività sempre nuova.
Se si prende ad esempio la parola inglese typing, ossia digitare, si vede come al computer la sua scrittura richiede di digitare 6 volte le lettere che la compongono, mentre a mano ed in corsivo è necessario scrivere 6 lettere differenti e collegarle. Richiede cioè uno sforzo maggiore del cervello e lascia un ricordo più profondo di quanto si è scritto.
Insomma, intonare il “de profundis” del corsivo sembra sia stato un errore, causato da decisioni prese sulla spinta di una moda del momento e senza cognizione di causa.
Ricerche in proposito sono state condotte anche da noi con risultati interessanti e che ci permetterebbero di affermare che imparare a scrivere con una bella calligrafia porta una serie di benefici prima sconosciuti.
Il professor Pietro Lucisano afferma che: “Saper tenere in mano una matita con una punta ben curata o una penna significa saper portare avanti un esercizio di alta concentrazione. Cosa questa fondamentale poiché noi impariamo anche dai nostri movimenti, anche quelli più piccoli. Alcune attività che comportano l’acquisizione di uno stile hanno un notevole impatto sul cervello. Il corsivo obbliga ad usare il cervello, così come saper dipingere implica l’uso del pennello basato su una consapevolezza.”
Ma tornare ad usare il corsivo implica anche una forma di educazione al bello e ciò, in un paese come l’Italia in cui persino buona parte della sua economia è basata su questo aspetto basilare per quello che è noto come “made in Italy” è certamente di estrema importanza.
Quanto poi alla ricerca di uno stile nella scrittura Philip Hensher ha scritto sul Guardian che: “La scelta del proprio stile nella scrittura è una tappa fondamentale nella crescita ed un forte mezzo di affermazione della propria identità.”
Quanto poi alla ricerca della bellezza è interessante ricordare come Steve Jobs, una delle icone di questa nostra epoca digitale, al tempo in cui era allievo del Reed College, frequentò un corso di calligrafia, durante il quale imparò l’arte di mettere cura in ogni tratto di penna, senza errori o sbavature, ma con eleganza. Scoprì poi, nello stesso tempo, il Rinascimento italiano e, da quel momento, non smise mai di inseguire la bellezza della perfezione.
Insomma che sia benvenuta la riscoperta del corsivo che può permettere di affermare una identità individuale, in questa nostra epoca di massificazione.
