Pier Paolo Pasolini e il suo reportage del 1959

Lo scorso anno, 2022, cadeva il centenario della nascita di una delle figure più importanti del Novecento italiano ma non solo, ovvero quella di Pier Paolo Pasolini. Ci sono,  per quanto mi riguarda, due cose che mi hanno sempre fatto sentire PPP quasi come uno di famiglia e sono il fatto che egli festeggiasse il compleanno nel mio stesso giorno, ossia il 5 marzo ed in secondo luogo il fatto che egli fosse nato nello stesso anno di mia madre, il 1922. La ricorrenza è stata variamente celebrata in diversi luoghi e da diverse istituzioni. Il Ministero della Cultura lo ha ricordato con una serie di appuntamenti anche digitali e, sul suo sito istituzionale, è ancora disponibile il racconto per immagini della sua vita. Si tratta di settanta scatti fotografici che ripercorrono le varie fasi del suo cammino associati a citazioni tratte essenzialmente dai suoi scritti giovanili.

Lo stesso Ministero ha poi patrocinato una mostra intitolata “Pier Paolo Pasolini. Manifesti per il suo cinema”, organizzata presso il museo Salce di Treviso ed in cui era possibile ritrovare le locandine della maggior parte dei suoi film, da “Accattone” a “Comizi d’amore”, da “Edipo re” a “Mamma Roma”.

La capitale lo ha ricordato con una serie di iniziative raccolte sotto il titolo “PPP100. Roma racconta Pasolini.

In Friuli Venezia Giulia, la sua regione di origine, vi sono stati diversi eventi celebrativi in sua memoria come la serata evento organizzata dal rocker e cartoonist Davide Toffolo col titolo “I maestri sono fatti per essere mangiati”.

Il Centro Studi Pier Paolo Pasolini, in collaborazione con la Fondazione Pordenonelegge il 5 marzo 2022, una serata commemorativa nel teatro di Casarsa che era la città di origine della sua amatissima madre.

A Villa Manin di Passariago si è tenuta la mostra “Pasolini sotto gli occhi del mondo

Insomma la figura di uno dei nostri maggiori intellettuali del Novecento è stata ricordata un po’ ovunque e nelle forme più diverse. Oltre agli eventi citati altri se ne sono organizzati a Bologna, a Brescia ed a Genova. Del resto PPP, ingegno multiforme, ha lasciato profonda traccia di sé nei campi più disparati dalla letteratura alla poesia, dal cinema alla pittura ed infine nel giornalismo. In quest’ultimo campo egli si era però cimentato essenzialmente negli anni giovanili ed è per questo forse uno dei lati meno conosciuti della sua attività, sebbene anche in esso l’impronta particolare non sia mancata. Ma quel periodo è stato messo in ombra dall’attività svolta negli anni successivi, in cui il personaggio è stato circondato da una certa aura grave, da una profonda nostalgia e soprattutto da un  suo catastrofismo antimoderno che ha costituito infine la sua cifra caratterizzante più forte.

A me piace invece ricordare di lui un’opera giovanile in cui il suo atteggiamento, riguardo alla vita ed agli anni da lui vissuti era di tutt’altro tenore. Mi riferisco ad un reportage da lui firmato nell’estate del 1959 per conto della rivista “Successo” e che fu pubblicato in tre puntate tra il luglio ed il settembre di quell’anno.

Per redigere una sorta di diario di viaggio, Pasolini partì a bordo di una millecento da Ventimiglia e percorse tutta la costa occidentale d’Italia fino a Palmi.

A La Spezia, in procinto di partire per San Terenzo e Lerici annota che sta per cominciare una delle domeniche più belle della sua vita. A Livorno scrive che non vorrebbe mai abbandonare quel bellissimo lungomare, pieno di ragazze e di marinai liberi e felici.

Giunto al Circeo scrive: “Il cuore mi batte d’impazienza, di gioia e di orgasmo. Solo con la mia millecento e tutto il Sud davanti a me. L’avventura comincia.”

A Porto Palo scrive: “La gente sta tutta fuori, nelle strade ed è la più bella gente d’Italia, razza purissima, elegante, forte e dolce.”

Di lì, attraversato lo Stretto compì il periplo della Sicilia e quindi risalì lungo la costa ionica prima e adriatica poi, fino a Trieste. Si spostò in quel suo viaggio di spiaggia in spiaggia.

Incontrò intellettuali e personaggi noti e meno noti, ma soprattutto si spinse fin nei più piccolo e sperduti borghi. Si entusiasmò negli incontri con la gente semplice, con quelli che egli chiamava gli umili e ciò che costantemente traspare nelle sue descrizioni è l’entusiasmo della scoperta, una profonda felicità che gli procurava quel suo vagare da un paese all’altro di quell’Italia ancora alle soglie del boom economico ed ancora così simile a quella dei decennio precedenti, ancora incontaminata dal consumismo, ancora genuina; un’Italia oggi, in gran parte scomparsa.

Per questo quel reportage assume il valore di una testimonianza del nostro paese, appena uscito dalla devastante seconda guerra mondiale ma anche del carattere giovanile e gioviale dell’autore che, nel corso degli anni subì un profondo mutamento, a seguito evidentemente degli eventi che caratterizzarono la sua vita. Una vita che ebbe una fine tragica e sulla quale ancor oggi non sappiamo nulla di preciso.

Il viaggio continua senza che il suo entusiasmo venga mai meno. Il suo sguardo emozionato ed acuto, da futuro regista cinematografico osserva tutto, si appunta sul paesaggio che muta di continuo; prende nota di scorci ed annota le sue impressioni e ci restituisce un’immagine viva di quell’Italia oggi non più esistente. Un’Italia non ancora corrotta dal consumismo importato dall’America e che non è ancora riuscito ad avere la meglio sulla felicità del sogno pasoliniano di innocenza. Quel sogno un po’ anacronistico che ha definitivamente connotato la sua opera agli occhi del mondo.

 

 

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Giuseppe Esposito

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