Le Baiser de l’Hotel de Ville

di Giuseppe Esposito-

Negli anni del secondo dopo guerra e segnatamente nei Cinquanta il bacio divenne uno dei soggetti più frequenti negli scatti dei fotografi del tempo. Anche di quelli più famosi quali Alfred Eisenstaedt, Robert Doisneau, Stewart Balddwin, Berengo Gardin o Elliot Erwitt.

Molti di loro collaborarono a lungo col rotocalco statunitense Life, la rivista più importante e diffusa dell’epoca, i cui fotografi erano sempre in giro per il mondo a catturare le immagini degli avvenimenti di maggior importanza.

Il bacio fu uno dei soggetti cui quegli artisti dedicarono molta della loro attenzione. Il mondo era da poco uscito da quella immane tragedia che era stata la seconda guerra mondiale e dopo i lutti, le distruzioni ed il dolore che essa aveva seminato ovunque nel mondo si avvertiva il bisogno di pace, di serenità e di amore. E quale miglior espressione d’amore che il bacio?

Robert Doisneau, autore della famosa fotogrfia conosciuta come “Le Baiser de l’Hotel de Ville”, la quale, assieme all’altra del bacio in Times Square a New York di Alfred Eisenstadt, rappresentano le due immagini più iconiche dell’epoca, a tal proposito ebbe a dichiarare:

Quello che cercavo di mostrare era un mondo dove mi sarei sentito subito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come la prova che quel mondo può esistere.”

L’identità dei personaggi che compaiono nello scatto parigino restarono ignote, come quella del marinaio e della infermiera di Times Square, per più di quarant’anni. Ma nel 1992 i coniugi francesi  Denise e Jean Louis Lavergne presentarono una istanza al tribunale di Parigi, in cui affermavano di essersi riconosciuti nei protagonisti di quello scatto ormai famoso che, secondo loro,  era stato fatto a loro insaputa. Pertanto richiedevano i diritti di immagine loro spettanti e valutati in circa 100.000 franchi. Ma erano caduti davvero male, infatti per Robert Doisneau fu assai facile smascherarli, anche se la cosa lo costrinse a rivelare che il suo scatto davanti all’Hotel de Ville non era stata un’istantanea rubata, ma che  l’immagine era stata costruita a tavolino.

Era infatti avvenuto che la direzione di Life, l’aveva incaricato di fotografare l’amore e gli innamorati nella Parigi uscita da poco dal rogo della guerra. Per questo il fotografo si era messo per strada in cerca dell’ispirazione e dei soggetti adatti da fotografare. La mattina del 9 marzo 1950, Doisneau, che all’epoca aveva 38 anni, era seduto ad uno dei  tavolini di quel  caffè, che oggi reca il nome di “Café de l’Hotel de Ville, posto in  rue de Rivoli,  la strada, cioè, in cui sorge il monumentale edificio del Municipio di Parigi, quando, con la coda dell’occhio,  colse un gesto d’affetto scambiato tra due giovani avventori. Colpito, sentì di aver trovato quello che cercava e chiese ai due giovani di replicare, davanti al suo obbiettivo, quel gesto di tenerezza di poco prima.

Il caso volle che si trattasse di due attori,  Françoise Bornet e Jacques Cartaud, che, in quel momento erano davvero innamorati. Prima di scattare la foto Doisneau mise a punto la scena in ogni suo più piccolo particolare. In primo piano due giovani, vestiti in modo curato, lui porta una sciarpa che gli dà un aspetto un po’ bohemien, stringe a sé la ragazza col braccio destro e le dà un bacio appassionato. Intorno i passanti sembrano indifferenti e solo una donna, alle spalle della coppia sembra essersi accorta della presenza del fotografo. In un varco tra la folla si scorge il muso di un’auto dell’epoca, alle loro spalle un lampione e sullo sfondo la facciata dell’Hotel de Ville. La composizione è accurata e rende bene l’aria di Parigi ed i protagonisti risalta nettamente  sullo sfondo. Il bianco e nero è molto sobrio e l’immagine emoziona, ancor oggi, poiché, senza parole, riesce a descrivere la forza dell’amore. Alla fine del servizio il fotografo regalò alla ragazza una copia autografata dello scatto e tale foto, esibita in tribunale, dalla protagonista servì a scagionare Doisneau dall’accusa portatagli dai coniugi Lavergne.

Va tuttavia osservato che al momento della pubblicazione della foto su Life, essa non ricosse  un grande interesse. Era stata, infatti, riprodotta in piccolo formato, assieme ad altre cinque fotografie che costituivano una sorta di racconto sugli innamorati, nelle via della Parigi postbellica. In quel numero della rivista non venne citato nemmeno il nome di Doisneau.

Ma nel corso degli anni, la fama di quella foto crebbe fino e la sua diffusione divenne assai vasta, soprattutto dopo la demolizione de Les Halles, la zona del mercato parigino, e la parabola della città come principale polo culturale per tutto l’Occidente comincia la sua fase calante. Le foto che documentavano una Parigi che andava scomparendo, come quella di Doisneau cominciano ad acquistare valore di testimonianza di un mondo che non c’come Ne furono vendute 2,5 milioni di copie sotto forma di poster e cartoline e Doisneau acquistò la fama fotografo ufficiale della Parigi inebriante e dai costumi liberi per eccellenza.

Qualche anno dopo la vicenda giudiziaria in cui era stata chiamata a testimoniare Françoise Bornet si decise a vendere la sua  copia autografata da Doisneau ed ottenne la ragguardevole cifra di 200.000 euro.

In realtà quello che l’acquirente aveva ottenuto non era una semplice fotografia, ma una testimonianza unica, di un mondo scomparso, capace di suscitare profonda  emozione in intere generazioni.

 

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Giuseppe Esposito

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