L’Europa al guinzaglio verso il baratro
di Giuseppe Esposito
Che l’Italia fosse una sorta di colonia o protettorato degli USA, è cosa nota da tempo, ma le manifestazioni di sudditanza cui siamo stati costretti ad assistere in questi momenti già così difficili, sono davvero eclatanti. In questo frangente sembra che neanche coloro che governano gli altri paesi di questa Europa, che è stata al centro di un bel sogno, nato a Ventotene ed oggi oramai abortito, hanno dato buona prova di sé. Nessuno che abbia osato affrancarsi dall’obbedienza alla folle politica americana. Tutti, indistintamente, si sono lasciati coinvolgere in una guerra voluta e fomentata dagli USA e hanno finto di credere che questo scontro con la Russia fosse una lotta per la democrazia contro un regime assolutistico, una oligarchia corrotta.
In realtà questa guerra non è altro che il frutto di una attualizzazione della vecchia dottrina Monroe, in base alla quale gli USA si sentono in diritto di intervenire ovunque nel mondo ritengano che i loro interessi possano essere minacciati. Fino a qualche tempo fa ad intervenire sul terreno venivano mandate le truppe americane, ma dopo la virata isolazionistica dei vari Obama e Trump e dopo i troppi caduti nelle missioni all’estero, gli elettori americani sono sono stanchi di mandare i loro figli a morire lontano da casa. Per questo ora il capo della Casa Bianca, il famigerato Sleepy Joe, ha deciso di combattere la Russia per mezzo degli ucraini. Nei riguardi di quel popolo l’amministrazione americana ha una enorme responsabilità, quella di averli convinti che l’Occidente sarebbe stato al suo fianco fino alla fine e che con questo appoggio l’Ucraina avrebbe potuto sconfiggere l’invasore Putin. Ma nello studio ovale hanno forse sbagliato i calcoli, tant’è che molti analisti americani cominciano a dubitare della possibilità per le truppe di Zelenskij di riconquistare i territori occupati dai russi. Quasi tutta la stampa a stelle e strisce è ricca di contributi che suggeriscono all’amministrazione Biden di cercare un nuovo approccio nei riguardi di Mosca e di ricercare la possibilità di una uscita diplomatica dalla crisi.
Invece nel vertice di Madrid è accaduto che si sia deciso di allargare ulteriormente la NATO con l’inclusione di Svezia e Finlandia. La cosa spregevole è che per far questo e superare il veto della Turchia (altro preclaro esempio di democrazia con cui siamo saldamente alleati) si sia accettato di dare in pasto ad Erdogan i rifugiati curdi in quei due paesi. Insomma la follia sembra aver preso possesso dei vertici americani che nemmeno davanti alle obiezioni di tutta la loro stampa accettano di riconoscere gli errori commessi.
Tutti gli analisti d’oltreoceano son convinti che il Pentagono e la Casa Bianca siano stati troppo ottimisti nel giudicare la situazione sul terreno e le potenzialità delle forze armate ucraine. In realtà, le probabilità che gli ucraini riescano a recuperare i territori occupati dai russi, appaiono al momento estremamente remote. Tuttavia non sembra che l’atteggiamento del governo americano mostri segni di cambiamento ed ancora vediamo apparire, sugli schermi televisivi, rappresentanti di quello ucraino che baldanzosamente dichiarano che mai e poi mai accetteranno cessioni di territorio ai russi.
Tutto ciò se non fosse tragico potrebbe apparire comico. In realtà la mancata capacità o la volontà degli amministratori americani di riconoscere i loro errori sta spingendo i loro alleati europei verso una china assai pericolosa. Quello che sconcerta è che quei dubbi apparsi sulla stampa americana non siano minimamente presi in considerazione da tutta la nostra informazione che continua ad avere un aspetto bellicoso ed incosciente. Nessuno di loro e, tantomeno, i politici si rendono conto delle conseguenze che a breve potranno ricadere su di noi. Ciò avviene in Italia ed, a quanto pare, anche negli altri paesi europei. Dobbiamo quindi rassegnarci a morire per sostenere una politica assurda?
Il bello è che nel nostro paese, come già avvenne al tempo della guerra in Bosnia, gli americani ed anche i nostri politici, graniticamente attaccati al profeta messo a capo del governo, hanno favorito una scissione nel movimento 5S poiché era quello l’unico che si opponesse, sebbene nemmeno con molta convinzione, alla posizione del governo sulla guerra ucraina ed ai reiterati invii di armi in quel paese.
Una cosa simile avvenne nel 1995, quando Francesco Cossiga, sollecitato dagli americani, raccolse, nell’UDEUR un gruppo di parlamentari che fecero cadere il governo Prodi, contrario alla guerra in Bosnia, per affidarsi invece a D’Alema. Il nuovo governo appoggiò la scelta della NATO, contraria anche alle indicazioni dell’ONU, di avviare quella che fu definita “Operation Deliberate Force” . Furono impiegai ben 400 aerei in partenza dalle basi militari poste sul nostro territorio e furono effettuati ben 3515 attacchi contro 338 obbiettivi.
Oggi invece abbiamo avuto Luigi Di Maio che,folgorato sulla strada di Washington, ha rinnegato tutto quanto sostenuto fino a pochi mesi fa dal partito che lo ha portato al Governo ed oggi si riempie la bocca del termine “atlantismo”,così usurato e frainteso, dietro una manovra che ha spinto il movimento 5S verso una profonda crisi e forse verso una irrilevanza politica, agognata sia dagli americani che dal loro fedele suddito Draghi, posto quasi come un profeta a capo della nostra sventurata Italia.
Se un tempo, dunque, la NATO si definiva alleanza difensiva contro la minaccia sovietica, oggi sembra invece essere divenuta il braccio armato di Washington per seminare guerra ai quattro angoli del mondo.
Ma nessuno si chiede se in un’alleanza i rapporti di forza possano essere così sbilanciati a favore di un solo attore che tutto determina e decide. Ed in questa alleanza l’Europa si limita ad accettare supinamente i dictat di oltreoceano senza che nessuno si preoccupi delle ricadute terribili che stanno per abbattersi su di noi.
La concomitanza di pandemia, cambiamenti climatici, siccità, costi astronomici dell’energia e spese per gli armamenti in crescita, ci ha esposti a pericoli che nemmeno riusciamo oggi ad immaginare. Ci attende un autunno ed un inverno che rischiano di far saltare definitivamente le nostre economie ed ancora non si sente una voce che osi opporsi alla follia delle decisioni prese da un paese che, come l’America, è al sicuro da ogni conseguenza della conflitto da essa innescato.
L’Europa tutta sembra docile come un agnello e si lascia trascinare verso il sacrificio ultimo. Eppure qualche accenno di insofferenza nella popolazione si comincia a percepire. Il dottor Pagnoncelli, nel presentare i risultati di un suo sondaggio ha lanciato un allarme sulle possibili reazioni della popolazione a questo perdurante stato di cose: un governo che sembra ignorare i rischi che incombono e che pensa solo alle sanzioni, all’invio di armi ed ad accrescere il budget degli armamenti.
La tenuta sociale del paese è davvero a rischio. La paura e la preoccupazione per il proprio futuro potrebbe spingere la popolazione ad insorgere. Tuttavia, se il movimento non sarà quello di della maggioranza corriamo il rischio di cadere in una condizione simile a quella di quei nostri anni definiti “di piombo”, quando a muoversi furono poche migliaia di persone, sui sessanta milioni di italiani, ma quei pochi misero in difficoltà il paese intero. Ora se gli obbiettivi di coloro che furono terroristi non erano condivisibili, di certo quelli di coloro che insorgeranno contro lo stato di cose, potrebbero esserlo molto di più.
