Un’americana a Venezia, Peggy Guggenheim, la mecenate dell’arte

-di Giuseppe Esposito-

Il turista che, in vacanza a Venezia, decidesse di fare un giro in gondola, tra i rii ed i canali e che si ritrovasse ad un certo punto sul Canal Grande, potrebbe scorgere, in riva ad esso, tra la meravigliosa basilica di Santa Maria della Salute e l’Accademia, un basso palazzo, dalla facciata dipinta di bianco e con al centro un cancello di ferro, attraverso il quale si può intravedere la rigogliosa flora del giardino che quelle mura racchiudono. Si tratta di Palazzo Venier dei Leoni.

Erano i Venier, fino alla metà del XVIII secolo una delle famiglie più potenti di Venezia ed avevano, pertanto, deciso di costruirsi una dimora che fosse all’altezza del loro casato. L’incarico di costruire la nuova residenza fu affidato all’architetto Lorenzo Boschetti, sebbene, questi non avesse realizzato in città altro che la facciata della chiesa di San Barnaba. Il progetto da questi elaborato prevedeva un edifici su cinque piani che l’avrebbe reso tra i più imponenti di quant’altri si affacciassero sulle rive del Canal Grande. Ma una lunga controversia coi loro dirimpettai Corner, proprietari della Ca’ Granda ed infine una crisi finanziaria  costrinse la famiglia ad edificare solo il primo dei cinque piani del progetto.

A seguito della estinzione della famiglia, il palazzo passò per le ani di numerosi proprietari fino a che, agli inizi del XX secolo, entrò in possesso della marchesa Luisa Casati Stampa, musa ispiratrice di D’Annunzio, poetessa e donna di grandissimo fascino, bohémienne, ospite frequente dei Ballets Russes e ritratta dai più importanti artisti del tempo quali Boldina Toubetzskoij, Man Ray e Augustus John.

Tuttavia intorno al 1924 la marchesa oberata di debiti fu costretta a vendere il palazzo. Le subentrò allora la viscontessa inglese Doris Castlerosse, altra donna di gran fascino, al punto da essere definita dal pittore Derek Hill “una delle persone più chic ed attraenti mai esistite”. Doris morì nel 1942, nel pieno del secondo conflitto mondiale e dopo la sua morte il suo palazzo fu utilizzato dai comandi tedesco, inglese ed americano. Alla fine del confitto giunse a Venezia, nel 1948, Peggy Guggenheim e fu completamente conquistata dalla città, tanto da affermare: –Si è sempre dato per scontato che Venezia sia la città ideale per una luna di miele, ma questo è un grave errore: vivere a Venezia o semplicemente visitarla, significa innamorarsene e nel cuore, non resta spazio per altro.-

Nel 1949 ella acquistò il palazzo e decise di fissare lì a sua residenza.

Peggy, il cui vero nome era Marguerite Guggenheim, era nata a New York il 26 agosto 1898 da Benjamin e da Florette Seligman. Suo nonno Solomon era il proprietario del Guggenheim Museum di New York e fondatore di vari altri musei nel mondo, recanti il suo nome.

I Guggenheim erano di origine ebraica ed erano giunti in America dalla Svizzera. Avevano accumulato enormi fortune con le miniere di argento e di  rame e con l’industria dell’acciaio. Peggy rimase orfana del padre nel 1912, poiché Benjamin perì nel naufragio del Titanic. I rapporti con sua madre erano piuttosto burrascosi e la ragazza, alla morte del padre, dopo un lungo viaggio attraverso l’America che l’aveva portata fino alle cascate del Niagara, cominciò al lavorare presso la Sunwise Turn, una grande libreria di New York. Iniziò a frequentare i salotti ed i circoli letterari, conobbe molti artisti ed intellettuali. Tra gli altri Laurence Vail, uno squattrinato pittore dadaista che sposò, a Parigi, nel 1922. Dal matrimonio nacquero due figli Sinbad, un maschio ed una femmina Peguees.

Nella Parigi degli anni ruggenti Peggy entrò in contatto con tutti gli artisti che affollavano la capitale francese, molti dei quali provenivano dall’America, come Constantin Brancusi e Man Ray o Duchamp. Nel 1928 il suo matrimonio finì con un divorzio e Peggy prese a vagare per l’Europa con i due figli al seguito. In quello stesso anno conobbe, a Saint Tropez, il pittore alcolizzato John Holms che fu stroncato, nel 1934 da una crisi cardiaca.

Nel 1938 la ritroviamo a Londra dove fonda una sua galleria d’arte, cui impose il nome di Guggenheim Jeune. Era l’avvio del suo lungo percorso di collezionista e sostenitrice dell’arte di avanguardia. Nella sua galleria ospitò sia pittori non ancora noti come Kandinskij e Tanguy che artisti già affermati come Hanry Moore, Hanri Laurens, Raymond Duchamp, Villon, Brancusi, Jen Arp, Picasso, Braque e tanti altri. Il suo avvicinamento all’arte contemporanea fu favorito da Samuel Beckett e da Duchamp che le fece capire la differenza tra astrattismo e surrealismo.

Nel 1939 decise di raccogliere le sue molte opere in un museo in cui pose opere di Picani, Picasso, Braque, Dalì, Mondrian e tantissimi altri.

Alo scoppio della guerra i tedeschi sbaragliato l’esercito francese presero a puntare su Parigi e Peggy decise allora di rientrare a New York. Alla fine del conflitto, nel 1948,  giunge a Venezia dove espone le sue collezioni alla XXIV edizione della Biennale. L’anno successivo acquista palazzo Venier dei Leoni dove sposta tutte le sue opere e dove stabilisce la sua residenza. Apre il palazzo al pubblico per esporre quella che, da quel momento in poi, sarebbe stata conosciuta come la Collezione Guggenheim. Nel 1966 si verifica, a Venezia, una eccezionale acqua alta che arreca molti danni alla città. La collezione di Peggy si salva poiché è già  stata impacchettata per essere spedita a Stoccolma dove era stata organizzata una mostra.

Più tardi Peggy offre l’intera sua collezione al Comune di Venezia, che, stranamente, rifiuta. Decide allora di donarla, insieme al palazzo Venier alla Fondazione Solomon Guggenheim.

Poi Peggy, che durante a sua vita aveva aiutato numerosi artisti ad emergere dall’anonimato si spegne il 23 dicembre 1979, all’età di 83 anni.

Oggi il museo Guggenheim è forse il più importante museo di arte moderna della prima metà del XX secolo che vi sia in Italia.

“Le musée Peggy Guggenheim (Venise)” by dalbera is licensed with CC BY 2.0. To view a copy of this license, visit https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/

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