Salernitana – Lecce 0-1, lenta agonia granata, per il Lecce 3 punti facili. Ore contate per Liverani.

salernonews24-sport- di Sergio Del Vecchio

Dopo il terremoto sulla panchina del Lecce che ha portato all’esonero di D’Aversa, reo di condotta violenta alla fine della partita col Verona, i salentini si presentano all’Arechi con il nuovo allenatore Luca Gotti. Pochi i cambiamenti operati dal tecnico veneto, ex Udinese e Spezia, che deve supplire all’assenza importante di Banda, quindi ancora difesa a quattro, con i centrali Baschirotto e Pongracic e gli esterni Gallo e Gendrey, centrocampo ancora a tre, con Blin, Ramadani e Oudin, mentre in attacco la scelta ricade su Almqvist libero di giocare dietro le due punte, Piccoli e Krstovic. Pochi cambiamenti anche per Liverani: Costil è richiamato tra i pali al posto di Ochoa, difesa a quattro con Pirola al posto di Fazio e Gyomber in un’inedita posizione da esterno destro, il centrocampo è a tre, con Basic al posto di Kastanos, in attacco Weissman punta avanzata, supportata da Candreva e Tchaouna.

Il primo tempo

Davanti a circa 15 mila spettatori, il copione delle partite casalinghe vede sempre la Salernitana iniziare con buoni propositi, all’8’ dopo un cross di Candreva respinto dalla difesa Tchaouna tenta di ribadire in porta al volo ma calcia alto. Due minuti dopo il flusso si inverte, Tchaouna mette al centro per Candreva che tenta la giocata di tacco al volo senza sorprendere la difesa che respinge. Basic è in una posizione inedita, si sposta ad occupare il quadrante sinistro della tre quarti, vicino a Bradaric, cercando di creare superiorità numerica in quella parte di campo e di scambiare con lui. Il croato però inizia la gara con una serie di errori e non sembra molto ispirato. Il Lecce dal canto suo è in posizione di attesa, non forza le ripartenze e lascia che siano i padroni di casa a fare possesso palla. Almqvist cerca di giocare molto largo, tenendosi fuori dalla marcatura di Bradaric, sembra chiaro che ha ricevuto la consegna di proporsi in chiave offensiva sfruttando gli spazi liberi che le due punte non trovano. Al 13’ ancora i granata pericolosi, dopo una serie di cross, Basic pesca la testa di Pirola che svetta a scaldare i guanti di Falcone.

Il vantaggio del Lecce

Come spesso ci è capitato di assistere in questa stagione, al primo tiro in porta avversario i granata subiscono il gol. E’ il 17’, il Lecce si affaccia per la prima volta in avanti, Gendrey indisturbato sulla destra mette al centro per Almqvist che di testa prova a girarla verso la porta, la difesa gli respinge addosso concedendogli una seconda chance, ne viene fuori un tiro cross sporco che viene toccato prima da Krstovic e poi, definitivamente, da Gyomber che la manda nell’angolo alla destra di Costil. Sembra tutto molto facile per i salentini, non ci è voluta una prodezza per andare in vantaggio. Per i granata la partita inizia già in salita, ma c’è un accenno di reazione. Al 20’ ci riprova Pirola di testa, ma il pallone va alto. Al 23’ un’azione pulita ed efficace, a confermare ancora una volta che la migliore produzione offensiva di questa Salernitana è legata ad azioni condotte in velocità, senza dare agli avversari il tempo di piazzarsi, con pochi passaggi e conclusioni preferibilmente di prima: Candreva apre per Bradaric che vede libero in area Tchaouna dalla parte opposta, cross preciso a tagliare l’area e tiro al volo del francese, Falcone è reattivo e si salva in angolo.

E’ un’ultima fiammata, poi alla mezz’ora la Salernitana rompe il ritmo e il Lecce ritorna propositivo. E’ ancora Almqvist il perno d’attacco perché gode di una buona libertà di movimento, al 29’ tenta la girata al volo permettendo a Costil la parata plastica in tuffo, al 31’ ci riprova da fuori con lo stesso risultato.

I padroni di casa girano a vuoto, un esempio fra tutti, Coulibaly, brutta copia del giocatore della scorsa stagione. Weissman è completamente fuori da ogni tentativo di manovra offensiva, a volte sembra ignorato dai compagni.

In generale mancano soluzioni di gioco, la manovra è sempre lenta e prevedibile nel suo procedere ostinatamente per vie orizzontali, non c’è profondità di gioco, non si vede mai nessuno saltare l’uomo, manca il movimento senza palla. Anche portando avanti il baricentro e alzando i difensori non si ottiene il risultato di mettere in difficoltà la retroguardia avversaria perché il giro palla è troppo lento. Stucchevole la manovra sulla destra per portare ripetutamente al cross Candreva.

Al 33’, probabilmente infastidita dal gioco sterile dei granata, la Fortuna si gira a guardare altrove: dopo un fallo di Oudin su Tchaouna, a sorpresa va Basic alla battuta della punizione dal limite da posizione interessante, il pallone, calciato bene, sfiora soltanto l’incrocio dei pali alla sinistra di Falcone. Poco dopo, su cross di Candreva, Manolas fa sponda al centro per l’accorrente Maggiore che si trova a tu per tu con Falcone che compie un miracolo respingendo d’istinto la conclusione a colpo sicuro.

Il secondo tempo

La seconda frazione di gioco si apre coi granata in campo con la stessa formazione. Eppure i segnali che imporrebbero dei cambiamenti ci sono eccome: l’esperimento di Gyomber sulla fascia destra non sembra aver dato frutti, in un momento della partita come questo, avere un terzino bloccato non aiuta affatto; molti giocatori, Tchaouna ad esempio, sono in calo fisico, si vedono molti errori non forzati, palloni persi o regalati agli avversari.

Al 52’, dopo un tentativo di Almqvist in mischia finito sopra la traversa, Liverani parte con gli avvicendamenti. Esce Weissman ed entra Simy, accolto da una bordata di fischi dal pubblico che non gradisce il cambio di una punta per un altro attaccante. Entra Gomis per Coulibaly. I cambi non sembrano sortire effetti, Gomis si sposta a destra cercando di supplire alla mancata spinta di Gyomber sulla fascia. Manolas si porta avanti per cercare di dare una mano ai suoi compagni.

Al 61’ cerca di pescare Candreva che tenta la girata al volo senza fortuna. Al 67’ Liverani realizza che così non va e manda in panchina Tchaouna per Vignato e Gyomber per Zanoli. Girata di Krstovic su cross di Dorgu con palla alta sopra la traversa. Entra Martegani al posto di Maggiore. I cambi portano maggiore pressione offensiva. Al 74’ Zanoli mette un bel pallone in area a liberare Simy davanti a Falcone, ma la posizione è molto defilata e il portiere giallorosso che è in gran serata gli chiude bene lo specchio. Un minuto dopo, è ancora pronto a deviare in angolo un tiro insidioso di Gomis.

Si va verso il triplice fischio, con il Lecce che controlla bene e gioca di rimessa con molta libertà, mentre la Salernitana si avvita sempre di più nel suo gioco lento e sterile, mostrando un calo fisico e mentale di tutti i giocatori, nessuno dei quali esce dal campo con la sufficienza. All’ultimo assalto, Manolas di testa da calcio d’angolo la manda in curva Sud, la stessa curva che ha assistito alla partita dando a tratti le spalle al rettangolo di gioco e a fine gara fischia i propri beniamini che si avvicinano all’area di rigore con il capo chino. Liverani non nasconde il proprio disappunto, consapevole di essere arrivato anch’egli al capolinea, e volta le spalle a Gotti che cerca il saluto finale di rito. A fine gara, in sala stampa, davanti ai microfoni, com’era prevedibile, va l’amministratore delegato Maurizio Milan per mettere in scena l’ennesimo psicodramma di una stagione fallimentare.

Sergio Del Vecchio Sergio Del Vecchio

Sergio Del Vecchio

Dottore commercialista, giornalista pubblicista, appassionato d’arte, di musica e di fumetto. Ama leggere, disegnare e dipingere. Nel suo percorso professionale si è occupato di formazione e terzo settore. Ha costituito l’Associazione Salerno Attiva – Activa Civitas con cui ha organizzato a Salerno 10 edizioni di VinArte, un format di successo che univa il mondo del wine all’arte nelle sue declinazioni. Nel 2017 è tra i fondatori dell’Associazione culturale Contaminazioni, con cui ha curato diversi eventi e l’edizione del libro “La primavera fuori, 31 scritti al tempo del coronavirus” di cui è anche coautore. Colleziona biciclette e tra i fornelli finge di essere un grande chef.

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