Salernitana – Torino 0-3, crolla l’imbattibilità in casa, l’Arechi incorona Radonjic

SportNews24 di Sergio Del Vecchio

Dimenticare Lecce. I granata di Paulo Sousa ritornano all’Arechi dopo la pausa delle nazionali con l’obiettivo di lasciarsi alle spalle al più presto la prima sconfitta stagionale e il “caso Dia”. Il senegalese è rientrato finalmente nei ranghi ed ha superato bene gli esami strumentali che hanno ridimensionato l’infortunio che si temeva ben più grave. Il suo apporto è quanto mai importante.

Di fronte, i granata di Juric, reduci da una pesantissima vittoria col Genoa ottenuta grazie al serbo Radonjic e con due punti in più in classifica dei padroni di casa. Speculare il modulo tattico, 3-4-2-1. Sousa, che deve fare a meno di Lassana Koulibaly, vittima di un infortunio infrasettimanale, lascia in panchina Kastanos e schiera Bohinen e Legowski a centrocampo. Bradaric e Mazzocchi esterni, Cabral e Candreva dietro la punta Botheim. In difesa viene preferito Gyomber nella marcatura di grande fisicità sull’ex orobico Zapata. Juric a sorpresa deve fare a meno di Vlasic, colpito da una gastroenterite, lo sostituisce Seck, a centrocampo troviamo Tameze e Lazaro al posto di Ilic e Vojvoda, indisponibili come Sanabria.

La Salernitana parte col piglio giusto, aggressiva e pronta a ripartire. Jovane Cabral è molto mobile, spazia a tutto campo e si propone spesso in fase di conclusione. All’8’ Candreva addomestica un passaggio non facile, si accentra e incrocia il tiro a giro trovando però i guantoni di Milinkovic-Savic.

Il Torino è disposto in modo ordinato e attento, aspetta i padroni di casa giocando alto a centrocampo e riuscendo così ad interrompere spesso il fraseggio dei centrocampisti avversari che dimostrano minore qualità nel palleggio. In attacco si mette in evidenza soprattutto Seck, senegalese classe 2001, 1 metro e 90 cm, dotato di grande agilità e controllo di palla, ma in generale su entrambe le fasce il Torino prende il sopravvento. Al 13’ Zapata sfugge alla marcatura e mette al centro per Radonjic che si vede deviare in angolo il tiro a colpo sicuro. Proprio da calcio d’angolo nasce il gol che sblocca la partita.

Lovato a centro area, forse distratto dal movimento di Zapata, non controlla lo spiovente lasciandoselo sfilare addosso, il pallone viaggia in direzione di Buongiorno che è appostato quasi sulla linea e deve solo spingerla dentro.

La Salernitana prova a reagire subito prendendo il possesso palla e alzando il baricentro. Al 23’ episodio da Var, Cabral corre in contropiede sulla sinistra rincorso da Bellanova che cerca di ostacolarlo in tutti i modi spingendolo verso l’esterno, i due finiscono a terra ma l’ex interista sembra rifilare un pestone al suo avversario.

L’arbitro Giua di Olbia lascia proseguire, il Var tace. Pochi minuti dopo Pasquale Mazzocchi, che nel frattempo si è alzato sulla tre quarti per dare una mano in attacco, va in percussione concludendo da fuori area con un rasoterra velenoso che sfila a lato non di molto.

Al 41’ proprio il movimento di Mazzocchi si rivela fatale per la Salernitana. Passaggio a tagliare il campo da destra a sinistra in direzione di Radonjic, Mazzocchi sta rientrando ma è in ritardo e arriva sbilanciato sul pallone finendo per appoggiarlo al serbo che come un cecchino non sbaglia il tiro a giro piazzandolo nell’angolo dove Ochoa non può arrivare. Che la serata per gli uomini di Sousa sia una di quelle storte lo si capisce pochi minuti dopo.

Azione sulla destra, Candreva vede Cabral che arriva come un treno e gli apparecchia il destro, il capoverdiano non si lascia pregare e spara un tiro violentissimo che fa tremare il palo a sinistra di Milinkovic-Savic.

Si va negli spogliatoi con Sousa che corre ai ripari: Botheim, ancora una volta spettatore non pagante, degno di nota soltanto perché continua a migliorare il suo record negativo di minuti giocati senza gol (sarebbe il caso di aggiungere anche “senza tiri in porta”), viene sostituito da Ikwuemesi; Bohinen, che ha lottato a centrocampo senza però riuscire a dare contributi alla fase d’attacco, dall’argentino Martegani; Gyomber, che ha fatto a sportellate per 45 minuti con Zapata, dall’altro neo-acquisto Tchaouna, per dare maggior peso all’attacco. Quest’ultimo cambio prevede una rimodulazione della difesa, con Mazzocchi che deve cambiare fascia e abbassarsi sulla linea di Pirola e Lovato.

Pronti via e il Torino è di nuovo in gol, ancora una volta con disarmante facilità. Seck sfrutta un buon lancio per superare il suo marcatore e far partire il contropiede, Bellanova intuisce tutto e raddoppia sulla destra creando superiorità numerica, il pallone che arriva arretrato al centro è preda del solito Radonjic che nel frattempo si è smarcato e può calciare indisturbato mettendo alle spalle di Ochoa, stavolta non irreprensibile. E’ il colpo del KO, la Salernitana è piegata sulle ginocchia e stavolta non reagisce.

Il secondo tempo è uno stillicidio, coi padroni di casa che stentano in fase di costruzione di una manovra sempre leziosa, sprecano sistematicamente l’ultimo passaggio, si vedono errori grossolani. Ikwuemesi e Tchaouna si danno da fare ma appaiono ancora non in condizione; Jovane Cabral, dopo un primo tempo sicuramente generoso, è andato via via scomparendo, forse da sostituire se non ci fosse chi era in lista prima di lui; Mazzocchi nel cambio di fascia passa alla modalità “stand by” assistendo ai contropiede del Torino che, guarda caso, passano tutti dalle parti sue; si salva Martegani, il ragazzo ha un buon passo e si muove con disinvoltura ma entra in una fase del match in cui è come predicare nel deserto.

Il Torino potrebbe fare anche il poker e infatti lo fa se non fosse per la “on field review” che salva la Salernitana chiamando il fuorigioco di Radonjic (sempre lui), bravo a sfruttare un’apertura di Zapata, che senza il suo marcatore Gyomber, si era portato a spasso Pirola liberando spazio per il compagno.

Una nota a parte merita il reparto difensivo della Salernitana. Sousa durante la settimana aveva lanciato un monito di avvertimento: “dobbiamo migliorare nella fase difensiva, ci sono ancora troppi errori individuali”… e così è stato. La squadra dall’inizio di campionato ha subito gol in ogni gara, in un torneo in cui la gestione dei singoli episodi è determinante per l’esito del match, serve lavorare di più su questa fase, perché la serie A è piena di Kristovic e Radonjic pronti a sfruttare ogni minima disattenzione.

Del resto, nel dopo partita, lo stesso Juric ha sottolineato come, a dispetto del risultato, la partita sia stata dura e combattuta, affatto facile e decisa dagli episodi favorevoli e dalla qualità dei suoi attaccanti che hanno sfruttato praticamente tutte le azioni. Anche Sousa, che in sala stampa ha mantenuto un atteggiamento positivo e fiducioso, ha parlato di episodi, ovviamente sfavorevoli: il mancato calcio di rigore e il contropiede fermato dal palo potevano in effetti far prendere una piega diversa alla partita.

Alla fine però l’allenatore portoghese alla inevitabile domanda su Dia, facendo l’eco al cronista curioso, ripete meccanicamente il nome del senegalese e fugge via.

Sergio Del Vecchio Sergio Del Vecchio

Sergio Del Vecchio

Dottore commercialista, giornalista pubblicista, appassionato d’arte, di musica e di fumetto. Ama leggere, disegnare e dipingere. Nel suo percorso professionale si è occupato di formazione e terzo settore. Ha costituito l’Associazione Salerno Attiva – Activa Civitas con cui ha organizzato a Salerno 10 edizioni di VinArte, un format di successo che univa il mondo del wine all’arte nelle sue declinazioni. Nel 2017 è tra i fondatori dell’Associazione culturale Contaminazioni, con cui ha curato diversi eventi e l’edizione del libro “La primavera fuori, 31 scritti al tempo del coronavirus” di cui è anche coautore. Colleziona biciclette e tra i fornelli finge di essere un grande chef.

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