Elezioni Regione Campania

Abolito di fatto l’elettorato passivo dei sindaci-

di Michele Bartolo-

La legge Regionale della Campania 11 novembre 2024, n. 17 ha sancito l’ineleggibilità anche per i Sindaci dei comuni campani fino a 5000 abitanti, oltre a quella già prevista per i Comuni con popolazione superiore, prevedendo l’obbligo, in caso di candidatura alle elezioni regionali, di dimissioni tre mesi prima del termine della Legislatura.

In buona sostanza si tratta di modifiche apportate con l’articolo 1 della legge 17/2024 alla norma regionale elettorale del 2009. La decisione del Consiglio Regionale della Campania, unico Consiglio regionale, insieme a quello pugliese, ad essersi discostato dalla previsione normativa nazionale, ha immediatamente avuto l’effetto di determinare la protesta dei sindaci dei piccoli Comuni che, attraverso l’ANCI CAMPANIA, hanno organizzato un convegno qualche giorno fa per sensibilizzare la cittadinanza sul tema e chiedere la revoca del provvedimento adottato.

In buona sostanza, ad avviso degli amministratori locali, “(..) le recenti modifiche normative hanno finito per allontanare dalla politica proprio quei cittadini e quelle classi dirigenti che, nei territori, fanno davvero la differenza. Eppure, la legge nazionale e’ chiara, i sindaci dei comuni con meno di 20mila abitanti possono candidarsi ed essere eletti. 

Per i comuni sotto i 5mila abitanti, non e’ mai esistita una distinzione di questo tipo. In Campania, invece, si impedisce di fatto qualsiasi ruolo alla classe dirigente emergente. I sindaci, che rappresentano una delle scuole migliori per formare una classe politica competente. Basterebbe che i consiglieri regionali, soprattutto quelli appartenenti alla maggioranza, assumessero come esempio da seguire quello di Vincenzo De Luca, attuale presidente della Regione Campania, che da sindaco di Salerno e’ stato poi eletto a governatore. E’ da li’ che e’ cominciata la sua locali, “esperienza di governo(..)”.

Obiettivamente, il ragionamento è corretto e lineare. Perché intervenire con una modifica soppressiva del diritto di elettorato passivo dei sindaci quando poi ci si lamenta, ad esempio, che una legge nazionale ha impedito il terzo mandato all’attuale Presidente della Giunta Regionale? Perché, da un lato, si invoca la democrazia, il rispetto del voto dei cittadini e, poi, dall’altro, si introducono norme che limitano se non addirittura annullano la libertà di scelta tra diverse proposte? E chi, se non gli amministratori locali, i più vicini al territorio, possono farsi carico delle esigenze e delle aspirazioni dei cittadini e rappresentarli al meglio nel consesso regionale? Sembra plausibile che le scelte dell’attuale Consiglio Regionale della Campania siano state dettate dal tentativo di autoconservazione, svuotando la rappresentanza democratica e perpetuando gli attuali equilibri.

A fare eco al caso Campania, vi è il recente ricorso in Corte Costituzionale da parte del Governo nazionale sulla legge elettorale pugliese, anch’essa dimostrazione di una tendenza preoccupante che rischia di minare il principio di eguaglianza nell’accesso alle cariche elettive. In effetti, la nostra Costituzione è molto chiara.

L’articolo 3 della nostra Carta fondamentale, noto anche come il principio di uguaglianza, sancisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. In tale ottica, per rimanere al caso in esame, l’articolo 51 della Costituzione italiana stabilisce che tutti i cittadini, indipendentemente dal sesso, possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. Quindi  il diritto di elettorato passivo può essere limitato dalla legge nazionale e in presenza di determinati requisiti, non da una legge regionale ad uso e consumo proprio.

Di certo, non possono essere gli stessi consiglieri uscenti a trascurare e mortificare le ragioni di tutti i Sindaci della Campania. La battaglia dell’ANCI CAMPANIA e dei Sindaci dei piccoli Comuni della Regione per ottenere la revoca o comunque la modifica di tale legge regionale, intervenuta a gamba tesa in previsione delle prossime scadenze elettorali,   è una battaglia condivisibile, a difesa della democrazia e dei diritti costituzionalmente garantiti dagli art. 3 e 51 Comma 1 della Costituzione.

 

Marta, Lorenza e Vincenzo Iaconianni. Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0

Michele Bartolo

Avvocato civilista dall'anno 2000, con patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori dal 2013, ha svolto anche incarichi di curatore fallimentare, custode giudiziario, difensore di curatele e di società a partecipazione pubblica. Interessato al cinema, al teatro ed alla politica, è appassionato di viaggi e fotografia. Ama guardare il mondo con la lente dell'ironia perché, come diceva Chaplin, la vita è una commedia per quelli che pensano.

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