Il nuovo libro della filosofa salernitana Claudia Landolfi

di Sergio Del Vecchio-

E’ stata presentata ieri, presso la sede di rappresentanza della Camera di Commercio di Salerno, l’ultima pubblicazione della filosofa  Claudia Landolfi, dal titolo “Giuseppe Eleonora Barbapiccola-Opere scelte (Mirista)”.

Renato De Filippis, Claudia Landolfi, Claudia Izzo

A porre interrogativi all’autrice, Renato De Filippis, Professore di Storia della Filosofia Medievale e Storia della Filosofia Moderna presso l’Università degli Studi di Salerno. Ha moderato l’incontro, Claudia Izzo, direttrice di salernonews24.

Claudia Landolfi, filosofa e psicologa, esercita come consulente filosofica e come psicologa. Ha conseguito il Dottorato di ricerca in Etica e Filosofia politico giuridica, ha lavorato come ricercatrice a Maastricht ed è membro del CELPE presso l’Università di Salerno e l’APPA (American Philosophical Practitioners Association) Philosophical Practitioner. Si è formata presso l’American Psychological Association. Ha collaborato con la rivista inglese Berfois ed ha scritto svariati saggi e libri per case editrici internazionali tenendo numerose conferenze presso università e associazioni filosofiche europee, statunitensi e italiane su invito e su selezione. Ha teorizzato un metodo personale di consulenza filosofica, ha elaborato concetti per interpretare i mutamenti della soggettività contemporanea ed ha sviluppato un metodo interdisciplinare per l’indagine dell’impatto che la tecnologia digitale ha sulla psiche. Nel 2023 ha fondato l’Accademia di Filosofia “Giuseppa Eleonora Barbapiccola”.

Dopo aver condotto approfondite ricerche presso l’Archivio di Stato di Napoli, l’Archivio Storico Diocesano di Salerno, biblioteche nazionali e privati,  Claudia Landolfi conclude che la filosofa, nome arcadico “Mirista Acmena”, sia nata nel 1700 e morta nel 174o, a Salerno, per altri nata a Napoli, ma di famiglia salernitana, nipote del domenicano Tommaso Maria Alfano di Salerno, teologo e studioso di matematica e fisica di Salerno; fu poetessa dell’Arcadia, amica di Luisa Vico, di cui frequentò il padre Gianbattista.

“La passione per lo studio, per la ricerca, l’intraprendenza, la curiosità, la versatilità, il rigore scientifico della filosofa salernitana Claudia Landolfi, la sua attenzione per la concatenazione degli avvenimenti storici, la passione per la filosofia,- ha esordito Claudia Izzo- non potevano che avvicinarla ad un personaggio con cui condivide moltissimo, persino quella “sensibilità rivoluzionaria” in grado di abbracciare tematiche di grande respiro. Così Claudia Landolfi si dedica a Giuseppa Eleonora Barbapiccola: la studiosa del XXI secolo incontra la studiosa del 1700, la riscopre, la celebra, le cinge il capo dei giusti allori dandole il posto che le spetta nel panorama illuminista perchè, come la stessa Barbapiccola dice citando Plotino,” l’anima diventa ciò che contempla”.

Il libro presentato colma dei vuoti, raccoglie undici sonetti di Barbapiccola, il testo “La traduttrice ai lettori”, che la filosofa, traduttrice, intellettuale del ‘700,  ha scritto come prefazione ai “Principi della Filosofia” di Descartes,  dopo aver tradotto l’opera dal francese in italiano con il confronto del testo latino. Il testo comprende anche la “Lettera dell’autore al traduttore francese de’ Principi” che Decartes scrisse a Picot , anch’essa tradotta da Barbapiccola ripubblicati dunque dopo circa tre secoli di dimenticanza. Claudia Landolfi ha inoltre annunciato che è in corso la pubblicazione della traduzione integrale dei “Principi della filosofia” eseguita da Barbapiccola, mai più pubblicata dopo il 1722.

“Il libro  nasce dal fatto che– ha affermato Claudia Landolfi-  nel 1992 in un’edizione dei Principi della Filosofia di Descartes pubblicata dalla Bollati Boringieri,  Cristoforini, menziona Barbapiccola nella sua introduzione ma afferma di non averla letta e di essere venuto a conoscenza del suo lavoro attraverso le indicazioni bibliografiche fornite da Adriano Tilgher, che a sua volta avrebbe definito la traduzione di Barbapiccola “abbastanza fedele ma pesantissima”. Cristoforini, dunque, utilizza la traduzione di Tilgher del 1913 condotta, a differenza di Barbapiccola, sul solo testo francese di Descartes e non su quello latino, definendola “la più estesa e la più utilizzabile”.

Quarat’anni dopo Claudia Landolfi riporta alla luce l’intellettuale del ‘700  ripubblicando i suoi lavori: “ La scelta nasce dalla volontà di ricollocare il suo nome tra quelli degli altri studiosi del suo tempo che hanno contribuito alla costruzione del pensiero filosofico e letterario dell’ Occidente, rafforzando il senso di partecipazione  della società ai mutamenti storici e culturali. Inoltre, l’operazione di valorizzazione della figura di Barbapiccola, ingiustamente rimossa dai libri di testo e cancellata dalla memoria collettiva, ha anche lo scopo di offrire un esempio alle nuove generazioni così come le studiose del passato hanno rappresentato un modello di riferimento per Barbapiccola”.

Barbapiccola non è un’accademica ma studia l’opera di Cartesio, sia in latino che in francese, prende posizione,  lo traduce in italiano per  difenderne  il pensiero  da fraintendimenti e critiche ingiuste,  rivolgendo il suo pensiero alle donne che, come le disse Cartesio in uno scambio epistolare, “sono atte più degli uomini alla Filosofia” , ne commenta il testo con le sue note aprendo al  mondo intellettuale maschile nuove prospettive,  traduce  l’opera in italiano del filosofo e matematico francese del XVII secolo.

Personaggio femminile molto attuale, comparendo spesso negli studi di genere, viene collocata nel dibattito moderno sulla natura delle donne e la loro educazione. ” Al nome di Barbapiccola– scrive  Claudia Landolfi- è associato lo sforzo di valorizzare il contributo che le donne hanno apportato al processo storico culturale dell’umanità, difendendo quelle che sono le capacità intellettive e sociali femminili”

In un momento storico in cui  le virtù più importanti di una donna dovevano essere la religione ed il timor di Dio per cui “l’onorifica virtù della donna dipende dal marito, come la luna che riceve dal sole (suo marito), la luce…,”  vive nella Napoli di Maria Angela Ardinghelli, scienziata  e di Faustina Pignatelli Carafa,  fisica e matematica, seconda donna ad essere ammessa all’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna. Se dunque da un lato le donne erano definite inadatte per lo studio della teologia, della filosofia e del diritto, cercano di farsi spazio le “femmes savantes” donne dotte, non più interlocutrici dei grandi filosofi della modernità ma intellettuali donne che cominciano a mettere piede nella sfera politica, culturale, pubblica.

Un libro di una filosofa salernitana in memoria di una filosofa di origini salernitane del ‘700, per tutte le donne del mondo.

 

 

Sergio Del Vecchio Sergio Del Vecchio

Sergio Del Vecchio

Dottore commercialista, giornalista pubblicista, appassionato d’arte, di musica e di fumetto. Ama leggere, disegnare e dipingere. Nel suo percorso professionale si è occupato di formazione e terzo settore. Ha costituito l’Associazione Salerno Attiva – Activa Civitas con cui ha organizzato a Salerno 10 edizioni di VinArte, un format di successo che univa il mondo del wine all’arte nelle sue declinazioni. Nel 2017 è tra i fondatori dell’Associazione culturale Contaminazioni, con cui ha curato diversi eventi e l’edizione del libro “La primavera fuori, 31 scritti al tempo del coronavirus” di cui è anche coautore. Colleziona biciclette e tra i fornelli finge di essere un grande chef.

Ultimi articoli di Sergio Del Vecchio