Caso Sala: la reporter usata come “leva” e la richiesta di estradizione USA dell’ingegnere iraniano
di Claudia Izzo-
La “leva politica”
Il 16 Dicembre, tre giorni prima che Cecilia Sala, giornalista specializzata in giornalismo politico e di guerra, venisse arrestata e rinchiusa nella famigerata prigione di Evin, a Malpensa l’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabadim viene arrestato su mandato USA. Quella che potrebbe sembrare una coincidenza,dunque, evidenzia invece il nesso ben chiaro tra i due arresti. In Iran infatti, non bisogna dimenticare che esiste una vera e propria “diplomazia degli ostaggi” per cui vengono da sempre arrestati cittadini stranieri o con doppia nazionalità con la finalità dell’utilizzo dei detenuti come “leva” per ottenere la liberazione di detenuti iraniani all’estero. Stessa sorte capitò anche ad Alessia Piperno, travel planner romana, arrestata nel 2022 e finita nello stesso carcere della reporter Sala per un mese e mezzo.
Chi è Mohammad Abedini Najafabadim, la società fantasma e i droni illegali.
38 anni, ingegnere, nazionalità svizzera e iraniana. Da Istanbul era atterrato a Malpensa il 13 Dicembre. Avrebbe cofondato nel 2019 una società in Svizzera, la Illumove, registrata a Ecublens ma con sede al Politecnico federale di Losanna, dove l’ingegnere era stato borsista. Per gli inquirenti si tratterebbe solo di un recapito per la posta, dunque di una società fantasma. Proprio attraverso quest’ultima l’ingegnere iraniano, avrebbe fatto arrivare al regime della Siria la tecnologia illegale per costruire droni Shahed-136, quelli che furono utilizzati per l’attacco in Giordania in cui persero la vita tre soldati americani e 47 rimasero feriti.
Accuse.
Se l’iraniano è accusato di aver violato l’International Emergency Economic Power Act procurando tecnologie illegali per la costruzione di droni al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, considerata una organizzazione terroristica dalle autorità americane; la giornalista italiana è stata accusata di avere “violato le leggi islamiche”.
La posizione degli USA
Gli Stati Uniti hanno formalizzato la richiesta di estradizione per l’ingegnere 38enne fermato a Malpensa dal personale della Sezione Antiterrorismo della Digos di Milano e da personale dell’Ufficio di Polizia di frontiera, con il coordinamento della Direzione Centrale della Polizia per il Contrasto dell’Estremismo e del Terrorismo esterno e dell’Interpol.
L’uomo è stato prima detenuto a Busto Arsizio, poi Rossano Calabro ed attualmente è nel carcere milanese di Opera, in regime di stretta sorveglianza e sarà la Corte d’Appello di Milano a valutare se accogliere la richiesta di estradizione, o meno, mentre è prevista per il 9 Gennaio la venuta di Biden in Italia.
La reazione di Teheran.
Teheran si è detta indignata per l’arresto mentre tramite i suoi legali, Mohammad Abedini Najafabadim ha respinto le accuse. Negato il consenso all’estradizione, l’avvocato di Abedini farà istanza per chiedere gli arresti domiciliari.
USA-Milano ” E’ un uomo pericoloso”.
Dalla giustizia americana è giunta una lettera trasmessa per via diplomatica alla Corte di Appello di Milano in cui chiaramente viene sottolineata la pericolosità dell’ingegnere iraniano di cui si chiede l’estradizione, in quanto è accusato di terrorismo. nella stessa si fa anche riferimento al caso dell’uomo di affari russo Artem Uss: anche in questo caso fu chiesta l’estradizione dagli Usa, ma l’uomo evase dai domiciliari nel milanese con tutto il braccialetto elettronico.
Vertice a Palazzo Chigi.
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il Ministro della Giustizia Carlo Nordio e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, il Consigliere diplomatico del Presidente, Fabrizio Saggio ed i rappresentanti dei servizi di intelligence si sono riuniti a Palazzo Chigi dove è arrivata anche la madre della reporter romana, per discutere dell’immediata liberazione di Cecilia Sala.
