Saperti sfocato altrove – Poesie di Stefania Giammillaro
Stefania Giammillaro (1987 Messina), è avvocato e dottoranda in diritto processuale civile presso l’Università di Pisa. Il percorso nel mondo giuridico non le ha mai impedito di coltivare con profonda dedizione la sua passione per la poesia, che suole definire “Croce e Delizia. Già autrice di due raccolte poetiche: “Metamorfosi dei silenzi”(EDAS 2017) e “L’Ottava Nota – Sinfonie Poetiche” (Ensemble 2021).
Profilo inverso
Veicolo il mio tormento
su vele gonfiate dal vento
non immagino altro coraggio
che non sia viverti accanto
nell’impresa quotidiana di stringerti in un abbraccio.
Sotterro l’impotenza di una fluidità serena
all’apparire
Recondita
all’essere,
E mi scopro credente di una fede
su cui non avrei mai osato scommettere.
Inclino i battiti delle mie ali
alle corde della tua voce suadente,
tenendo a passo lento,
il tempo delle tue mani, strette alle mie.
Non il rimorso di un pianto,
forse il rancore di un momento
saperti sfocato altrove
in un immaginario diverso
da quello inciso
in questo cuore.
Ascolto, il rumore del vento
e ti perdo… tra le mie parole
“Amore”
Impronta
C’è il verde nei miei occhi,
frescura tra le palpebre,
orizzonti… nel mio destino.
Lascio orme nitide, dietro i miei passi,
lungo il cammino.
E la strada si apre,
l’estate avanza, per come si ritira
di soppiatto, senza bugia.
Ed io che ti osservo, Mondo,
mi fermo a pensare che il tempo è lento,
e spero,
che la Terra mi sia lieve,
oltre queste barriere di cui lascio
eterna testimonianza ai posteri.
Così, ciclicamente rinasco.
Dis-Innesto
Sono carne e sabbia,
vento e rabbia.
Quanto ancora mi sia concesso sbagliare
non è dato sapere.
Lo richiede,
il ticchettio dell’orologio in cucina
che scandisce
il tempo della colpa
pesata al netto di una tara assolta
da una fragilità che non ammette
essere, un’umana accettazione
di sé.
Sono luce e sono ombra
sono vuoto e ostilità recondita,
sono altalena… senza sosta.
Asettica, decido di indietreggiare
affilando lame amare al mio destino.
Mi rifletto nello specchio
e guardo in prospettiva
l’occhio del ciclone da cui ero fuggita
e ci casco
ingenua, illusa, avvilita.
Rinasco? Riesco?
Non c’è via d’uscita.
Allora, preparo la ricetta di nuove pretese,
elenco gli ingredienti di speranzose attese,
scelgo gli aromi dei propositi da onorare.
Cucino tutto,
dimentico il sale.
