La Certosa di San Lorenzo a Padula: la più grande d’Italia.

Dyfed 99 (Enzo D’Elia) di pubblico dominio
Padula_certosa_vue_2_(sec_ver) CC BY-SA 3.0
La chiesa

A sud della Campania, l’altopiano del “Vallo di Diano” è un’ampia area particolarmente singolare dal punto di vista storico e morfologico, assai diversa dalla fascia costiera, più antropizzata e conosciuta, conserva al suo interno numerosi esempi di architettura d’alto pregio storico-architettonico, tra i quali la Certosa di San Lorenzo a Padula. Tra i numerosi storici che hanno approfondito la conoscenza di tale gioiello dell’architettura sacra ricordiamo: Roberto Pane, Cesare de Lollis e il prof.sac. Antonio Sacco.  Grazie alla presenza sul territorio di uno dei casati più grandi del Regno di Napoli, quello dei Sanserverino (illustre famiglia aristocratica filo-angioina), già in epoca medioevale l’area divenne uno dei più importanti centri di cultura e potere dell’Italia Meridionale. A devozione e stima nei confronti dell’ordine Certosino, Tommaso Sanseverino, Conte di Marsico Nuovo, volle realizzare una certosa in prossimità dell’abitato di Padula. Realizzata nel 1306 su un’area in cui sorgeva una grancia, azienda agricolo-produttiva di proprietà per lo più monastica la struttura, di fatto, era inizialmente proprietà dell’Abbazia di Montevergine. L’immobile, poi, fu ceduto al Conte in cambio di alcuni beni posti nei pressi del castello dei Sanseverino. Nella stessa area era collocato anche un piccolo monastero detto “di San Lorenzo” gestito dai benedettini. Territorio geograficamente nevralgico, di collegamento tra la Capitale, Napoli, e la parte più meridionale del regno, esso era, inoltre, particolarmente fertile e, dunque, adatto a numerose coltivazioni di ortaggi, frutta, olive e alla produzione di vino. Sostentamento non solo per i monaci ma anche per una buona parte dei suoi abitanti, il territorio era, infine, un punto di forte commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli. Antecedente alla Certosa di San Martino di Napoli, la struttura è divisa secondo una regola voluta dai certosini, in “casa bassa” (domus inferior) dove erano collocate le lavanderie, i granai e le stalle, e in “casa alta” (domus superior) dove dimoravano i monaci e con tutti gli ambienti di clausura raccolti attorno a uno dei chiostri più grandi al mondo, ben 12.000 mq. circa, e, infine,  una ulteriore zona, quella eremitica, dedicata esclusivamente alla meditazione. Ben poco rimane dell’antico impianto medioevale ad eccezione del portone della chiesa risalente al 1374 e le volte a crociera all’interno della stessa. La struttura mostra tutte le varie trasformazioni subite nei secoli, la prima delle quali è del ‘500 a seguito del Concilio di Trento; sono del ‘600 i numerosi stucchi presenti nella chiesa e gli interventi di doratura delle volte, mentre molti affreschi risalgono al XVIII secolo. Dei numerosi artisti che si sono avvicendati all’interno della Certosa ricordiamo: Domenico Antonio Vaccaro, Antonio Baboccio da Piperno, Ippolito Borghese, Ferdinando Sanfelice, Cosimo Fanzago e G.D. Vinaccia. La Certosa risulta la più grande d’Italia con i suoi 51.500 mq di area complessiva, di cui ben 32.000 mq. fabbricata con 320 camere, 13 cortili, 100 camini, 1120 metri di portici e logge, 41 fontane e 500 porte. Con il decennio francese, a partire dal 1807, conosce, purtroppo, il suo declino con la soppressione dell’ordine certosino e la sua trasformazione in caserma. Con il ritorno dei Borboni, i monaci rientrarono nella certosa ormai in declino che vede la sua chiusura definitiva nel 1866. Sedici anni dopo l’immobile venne definito “Monumento Nazionale”. Una triste sorte, purtroppo, l’attende: tra le due Guerre Mondiali l’immobile si trasforma, in parte, in campo di prigionia, mentre le condizioni della struttura continuano a peggiorare. Nel 1957 assistiamo a un primo passo verso un recupero della struttura, con la trasformazione di alcune sale a Museo archeologico provinciale della Lucania occidentale, con l’intento di creare, al suo interno, un polo turistico e artistico. Nel 1981, la struttura viene finalmente ceduta alla Soprintendenza dei beni archeologici di Salerno e Avellino, per assistere, nel corso dell’anno successivo, a un primo restauro dell’immobile monumentale. Diciassette anni dopo, nel 1998, la Certosa viene riconosciuta come Patrimonio dell’UNESCO. L’ingresso principale alla Certosa è ad est dove, superato un portale al cui fianco è visibile la facciata della Cappella di San Lorenzo, ci si trova in un grande atrio al cui interno si svolgevano tutte le attività produttive della Certosa legate, ovviamente, al territorio circostante: le scuderie, i granai, le officine, le cantine, le speziere, le stalle, le lavanderie e le scuderie. Sul lato occidentale ritroviamo la facciata: luogo di congiunzione tra la casa bassa e la casa alta.

Facciata Cortile Certosa Padula CC BY-SA 4.0

Nonostante sia d’impostazione architettonica tardo manierista, la facciata settecentesca risente di una forte connotazione barocca caratterizzata da statue e pinnacoli, con due ordini sovrapposti di colonne con 4 nicchie dove sono inserite le statue di San Pietro, San Paolo, San Bruno (il fondatore dell’Ordine certosino) e San Lorenzo al quale la Certosa è dedicata. Nella parte alta, a mezzo busto, ritroviamo i 4 Evangelisti, una Vergine con Bambino, la Vergine e Sant’Anna, mentre sul fastigio ritroviamo l’immagine dell’Immacolata e il cartiglio “Felix coeli porta”. Superato l’ingresso si accede al chiostro della Foresteria, realizzato in stile tardo manierista con al centro una fontana in pietra, circondato da un portico con 5 archi per lato e da grosse colonne doriche. Destinata ad accogliere gli ospiti provenienti dall’esterno, l’area si caratterizzata per la presenza della chiesa di San Lorenzo e la Cappella dei Morti con la torre campanaria. L’accesso (costituito da porte in cedro del libano con bassorilievi) alla chiesa di San Lorenzo è uno dei pochi elementi superstiti del periodo trecentesco.

Padula_certosa_eglise CC BY-SA 3.0

La chiesa con impianto tipicamente del XIV secolo, con volte a crociera e archi ogivali le cui decorazioni risalgono tutte al ‘600, è a navata unica divisa da un muretto con porta grata al centro e coronato dalla statua di San Lorenzo.

Coro dei Padri
Coro dei Conversi

Di pregevole fattura artistica sono i due cori lignei risalenti al XVI secolo: nel Coro dei Padri sono raffigurati pannelli con scene del Nuovo Testamento, nel Coro dei Conversi, invece, ritroviamo scene di Santi e paesaggi. Di particolare bellezza è l’altare posto nell’area riservata ai Padri, realizzato con la tecnica della scagliola differentemente dai due altari più piccoli posti lungo il muro divisorio della chiesa che sono, invece, rivestiti da pietre dure e madreperla. Affiancate alla chiesa ritroviamo la Cappella di San Giovanni Battista, quella del Crocifisso, Ecce Homo e delle Sante Reliquie.

Sala del Tesoro
Refettorio CC BY-SA 3.0
Chiostro grande fontana centrale
Cimitero nuovo
Esterno cella del Priore con giardino

Superate le sale delle Campane, del Capitolo e del Tesoro si raggiunge il Chiostro del Cimitero antico e l’aula del Refettorio, edificato nel XV secolo ma modificato nel ‘700. In posizione non centrale è collocata, inoltre, la Cappella del Fondatore, Tommaso Sanseverino, in cui giace il suo monumento funebre.

Cappella del Fondatore monumento tombale di Tommaso Sanseverino CC BY-SA 3.0

Di grande impatto visivo è la Cucina. Inizialmente Sala del Capitolo, dal settecento in poi Cucina, presenta al centro una grossa cappa sotto la quale è collocata la fornace con piastrelle maiolicate, non lontano da essa, nel piano seminterrato sono collocate le cantine. L’accesso alla Biblioteca non è attualmente consentito, ma è assolutamente da vedere la scala elicoidale in pietra che conduce ad essa, raccordata da un unico cordolo ricavato dagli scalini stessi. Non lontano sorge il Chiostro grande (iniziato nel 1583) sviluppato su due livelli con, al centro, una fontana, a forma di coppa, risalente al 1640, mentre, ad est, è collocato il Cimitero nuovo. Il Chiostro grande è affiancato dalle celle dei monaci con giardini privati e da quella del Priore che contempla anche una elegante loggia, una cappella privata e un più ampio giardino.

Nella parte più occidentale della Certosa ritroviamo lo scalone monumentale, a forma ellittica a doppia rampa, progettato alla fine del ‘700 probabilmente da Ferdinando Sanfelice, venne però realizzato dall’architetto Gaetano Barba (allievo di Luigi Vanvitelli). E’ in pietra di Padula, racchiuso da una torre ottagonale con finestroni aperti verso il giardino.

Thomas Salmon 1763 dal libro del prof.sac. Antonio Sacco sulla Certosa di Padula, custodito nell’Archivio di Stato di Salerno (Biblioteca Sala III M)
Thomas-Salmon-1763-dal-libro-del-prof.sac_.-Antonio-Sacco-sulla-Certosa-di-Padula-custodito-nellArchivio-di-Stato-di-Salerno-Biblioteca-Sala-III-M-particolare
Thomas Salmon 1763 dal libro del prof.sac. Antonio Sacco sulla Certosa di Padula, custodito nell’Archivio di Stato di Salerno (Biblioteca Sala III M)particolare

Interessante è la rappresentazione a volo d’uccello dello storico e geografo britannico Thomas Salmon, estratta dal XXXIII volume dei suoi viaggi, pubblicato a Napoli nel 1763 nella Tipografia di Vincenzo Mazzola-Vocola, proposta nel libro del prof.sac. Antonio Sacco “La Certosa di Padula, disegnata, descritta e narrata su documenti inediti” custodito nell’Archivio di Stato (Biblioteca: Sala III M). In essa viene presentata l’intera Certosa con dettagliati particolari dei suoi ambienti: chiostri, giardini e chiese; manca il grande scalone monumentale, probabilmente ancora non realizzato.

Dom Benedetto Tromby1779 dal libro del prof.sac. Antonio Sacco sulla Certosa di Padula, custodito nell’Archivio di Stato di Salerno (Biblioteca Sala III M)

Nel 1779, 15 anni dopo, anche dom Benedetto Tromby, nella sua pubblicazione sulla storia dei Cartusiani e delle Certose, propone una rappresentazione a volo d’uccello della Certosa molto simile a quella del Salmon, presente sempre nel libro del prof.sac. Antonio Sacco. La Certosa è una grande realtà storico-architettonica gestita dal 2014 dal Ministero per i Beni e le attività Culturali, ed è luogo di numerose esposizioni d’arte. Tra le vicissitudini e le curiosità che l’accompagnano ricordiamo la venuta, nel novembre del 1535, di Carlo V, reduce dall’impresa di Tunisi. In quell’occasione si narra che fu realizzata una frittata di 1000 uova con grande stupore dell’Imperatore stesso, estasiato per le abilità culinarie del cuoco.

httpswww.youtube.comwatchv=_CIh6kmJMu4

La Certosa è stata anche ambientazione di numerosi film. Ricordiamo: “C’era una volta” del 1967 con gli attori protagonisti Sophia Loren e Omar Sharif, diretto da Francesco Rosi;

httpsok.ruvideo337626401350

“La fine del mondo nel solito letto in una notte piena di pioggia” del 1978 con gli attori protagonisti Giancarlo Giannini e Candice Bergen, diretto da Lina Wertmuller e ancora “Cavalli si nasce” del 1989 con gli attori protagonisti David Riondino e Paolo Hendel, diretto da Sergio Staino.

Locandina Cavalli si nasce

Daniele Magliano

Architetto- giornalista che ama approfondire tematiche di architettura, urbanistica, design, ma anche di storia, evoluzione e curiosità riguardanti oggetti di uso quotidiano. Mi piace, in generale, l'arte della costruzione: riflesso del nostro vivere in quanto unisce passato, presente e futuro prossimo di una comunità.

Ultimi articoli di Daniele Magliano