Tempi Moderni: Federico Pace con “Ogni cosa aveva un colore”

di Claudia Izzo-

Oggi alle 18,30 a Palazzo Fruscione,  tra  “Gli ultimi salti” nell’ambito della mostra di Philippe Halsman, organizzata dall’Associazione tempi Moderni,  vi sarà il giornalista e scrittore Federico Pace, autore del libro “Ogni cosa aveva un colore” (Einaudi 2025) in dialogo con Eduardo Scotti, giornalista.  Letture a cura di Brunella Caputo, scrittrice e saluti del vicepresidente Fondazione Ebris, Giulio Corrivetti.

Federico Pace, romano, classe’67, firma de la Repubblica. Padre abbruzzese, madre pugliese, ama la città in cui vive, Roma, che definisce un sorta di New York accogliente. Letture del cuore: tra gli altri,  Julio Cortázar, Albert Camus. Studi scientifici e poi in Economia, Federico Pace  si definisce un umanista. Master in cinematografia, collabora con piccole case editrici fino poi a vincere una borsa di studio a la Repubblica.

Ha scritto per D – la Repubblica delle donne dei reportage sui giovani, sulle nuove tendenze del lavoro e sui viaggi Nel 2022 realizza per Repubblica la serie dal titolo L’estate che mi ha cambiato la vita. Come scrittore esordisce nel 2008 con il libro Senza volo (Giulio Einaudi Editore). Storie e luoghi per viaggiare con lentezza, giunto a marzo 2017 alla sua settima edizione; nel 2016 esce La libertà viaggia in treno nella collana Robinson/Letture; nel 2017 la raccolta di racconti dal titolo Controvento (Giulio Einaudi Editore) dove vengono narrate le storie di chi, come Frida Kahlo, David Bowie, Paul Gauguin, Fernando Pessoa, Keith Jarrett, Oscar Niemeyer e altri ancora, attraversando un ponte, mettendosi su una strada, salendo su un autobus, o un treno, ha trovato in un giorno, in un istante, il modo di cambiare e trasformarsi. Nel 2018 esce Scintille (Giulio Einaudi Editore), una raccolta di racconti che esplora la natura incerta e vertiginosa dei legami e delle relazioni che segnano la vita di ciascuno, poi nel 2020 Passaggi segreti (Laterza&Figli), nel 2022 La più bella estate (Giulio Einaudi Editore)  dove vengono narrate storie emblematiche di protagonisti, come Amy Winehouse, Carlos Kleiber, Vincent van Gogh, Vladimir Nabokov, Marilyn Monroe, Emil Cioran e altri ancora.

Lo contatto prima della presentazione del suo ultimo libro stasera.

Come nasce “Ogni cosa aveva un colore” (Einaudi, 2025)?

Nasce, irrompe dalla perdita di mio padre, un dolore privato di cui non avrei pensato di scrivere ma avevo trovato una trentina di pagine battute a macchina da lui  e scopro tante cose di cui non ero a conoscenza, ma tutto ha inizio davvero  quando mi imbatto  nell’opera fotografica  di  Werner Bischof: tra  le immagini d’archivio, ne trovo una del 1945 che raffigura il volto di un bambino sfigurato, ritratto in Olanda nel dopoguerra che  somiglia incredibilmente a quello di mio padre che aveva subito lo stesso impatto a causa di una mina antiuomo. Mi ritrovo così a scoprire e comprendere la vita di mio padre, il cui destino è mutato per colpa della guerra, e quella misteriosa di un bimbo lontano e sconosciuto.

Ogni cosa sembra prendere corpo e questo libro, una ricerca di senso, una foto che apre al passato e al futuro,  intreccia storia personale e collettiva, un libro che diviene atto d’amore nel ricordo di tuo padre…

E’ davvero un viaggio di uscita dal dolore, di fronte ad un lutto ci si può deprimere, precipitare nel buio o nell’indifferenza al tempo stesso, o si può decidere di uscire dal dolore; la scrittura può essere una lotta contro l’oblio. Questo libro non è un precipizio ma una uscita da se stessi, una scoperta, un varco verso gli altri…

Com’è stato il rapporto con tuo padre?

Come quello di ogni ragazzino che cresce, c’è stata rabbia, competizione ma lo sguardo che ho nel libro è quello del ragazzino che sono stato che guarda con tenerezza il proprio padre…

Come nasce la tua passione per la scrittura?

Dalla lettura che ho scoperto leggendo “Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Prima mi ero dedicato moltissimo allo sport tra calcio e tennis, poi, proprio con questo libro ho percepito una vertigine, mi si è aperto un altro mondo. Siccome poi ho capito che la storia e la vita sono sempre insufficienti, sono i libri a costruire quel resto  di mondo e universo che ci manca. Ed io ho scritto questo libro partendo proprio da una mancanza.

Stasera il libro sarà presentato nell’ambito degli eventi e della mostra di Halsman “Lampi di genio” organizzati dall’associazione culturale Tempi Moderni. Qual è il tuo rapporto con la fotografia? 

Sono sempre stato affascinato dalla fotografia. Con il sito  Repubblica-Scuola avviciniamo i ragazzi alla scrittura ed alla fotografia che spesso è più eloquente di uno scritto.

Diciamo che tu da uno scatto di  Werner Bischof,  uno dei protagonisti della fotografia di reportage, hai trovato punti di collegamento con la storia di tuo padre, proprio per la sua capacità di immortalare la realtà mentre  Halsman, in mostra a Palazzo Fruscione,  arriva alla realtà delle persone facendo loro cadere le maschere …

La fotografia immortala le persone. Guardando le foto, alcune sono mute non dicono molto, guardando altre il ricordo esplode dentro e la fotografia inizia a dialogare con noi. Bischof voleva fare il pittore e vedeva la fotografia come qualcosa di minore, poi da tecnologia è diventata forma d’arte.

Stasera parlando del tuo libro toglierai maschere…

Essere veri, togliersi la maschera è una sfida. Si può rispondere in molti modi alle domande, è difficile liberarsi dalle maschere , dare risposte pure è uno sforzo. Bisogna volerlo: la scrittura è un modo. Philippe Roth diceva che il vero inizio arriva dopo aver scritto cento pagine. Per togliersi la maschera ci vuole dedizione, bisogna volerlo. Lo sforzo è di riuscire a commuoversi, scendere in fondo. la scrittura resta un modo per liberarsi dalle maschere, per liberarci dagli artifici.

 

 

 

 

 

 

 

Claudia Izzo Claudia Izzo

Claudia Izzo

Giornalista dal 2005, Direttore di salernonews24.it, fonda e dirige campanialife.it, cetaranotizie.com. Presidente dell’Associazione Culturale Contaminazioni è ideatrice e organizzatrice del Premio Nazionale Aristeia e di iniziative culturali sul territorio nazionale. Già membro della Commissione Cultura dell’Ordine dei Giornalisti della Regione Campania per il triennio 22/24, è attualmente membro della Commissione Vigilanza. Docente di Giornalismo presso istituti scolastici. Ideatrice e conduttrice della rubrica Ex Libris sull’emittente RCS75. Già ghost writer per tre campagne elettorali, è ideatrice e curatrice del libro “La Primavera Fuori. 31 scritti al tempo del Coronavirus. (Il Pendolo di Foucault). Si occupa di comunicazione, storia, design e territorio.

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