Viva il Papa, anzi no.

di Michele Bartolo-

Dopo l’iniziale perplessità nel sentire pronunciare il nome del Cardinale Prevost, la folla di Piazza San Pietro è scoppiata in tripudio ed ha intonato più volte il nome che il nuovo Romano Pontefice ha scelto, Leone. Abbiamo il Papa, viva il Papa. Il sentimento gioioso e la corale approvazione per il nuovo Papa è poi proseguita nei giorni successivi, quando abbiamo imparato a conoscere questo Papa semplice, umile ma al tempo stesso elegante e raffinato, dai comportamenti schietti e sinceri, ma coerenti con la dottrina, senza alcuna concessione alla facile retorica e nessun occhiolino al populismo.

Un Papa giovane, capace di commuoversi ed emozionato come non mai, ma al tempo stesso forte, determinato, convinto della Sua fede nei valori cristiani e del Suo compito di diffondere senza tentennamenti il messaggio di Cristo, primario obiettivo della missione universale della Chiesa, come la stessa scelta del nome fa comprendere. Il richiamo alla pace e la pacatezza dell’eloquio si sono affiancate al rispetto della sacralità dell’Istituzione, ben rappresentata dalla scelta di utilizzare tutti i paramenti propri della figura del Pontefice. Ma la luna di miele per alcuni è durata poco.

E’ bastato un discorso al Corpo diplomatico per scatenare polemiche e proteste da parte di alcune categorie che non si sono sentite rappresentate nelle parole del Papa. Ma cosa ha detto di così sorprendente il Papa, il capo della Chiesa Cattolica, il successore di Pietro? Ha chiesto di investire sulla famiglia, “(..) fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, società piccola ma vera, ed anteriore ad ogni civile società. Inoltre, nessuno può esimersi dal favorire contesti in cui sia tutelata la dignità di ogni persona, specialmente di quelle più fragili ed indifese, dal nascituro all’anziano, dal malato al disoccupato, sia esso cittadino od immigrato (..)”.

Se leggiamo con attenzione queste parole, davvero sembra che non vi sia nessun intento polemico o messaggio divisivo ma una coerente e lineare esaltazione della famiglia come cellula primaria di ogni società, oltre che della persona e della sua dignità. Ma da molti le parole del Papa sono state interpretate come un ritorno al passato, come uno strappo rispetto alle aperture di Bergoglio alla benedizione delle coppie omosessuali ed all’attenzione verso le cosiddette nuove forme di famiglia.

Insomma, il Pontefice deve seguire le mode, deve essere un Papa moderno, non può pretendere di seguire la dottrina della Chiesa e di tornare indietro di cento anni. Peccato, però, che il compito del Capo della Chiesa Cattolica sia quello di difendere e diffondere i principi ed i valori cristiani che sicuramente prevedono il rispetto, la tutela e la dignità di ogni persona e di ogni idea ma, al tempo stesso, non transigono sui principi ed i valori primari della religione. Insomma una cosa è rispettare la dignità degli omosessuali, la libera scelta di ogni persona nell’assecondare le proprie inclinazioni sessuali e nel voler formare coppia con  persona dello stesso, altra cosa è parificare questo tipo di famiglia alla famiglia naturale che è, come dice il Papa, quella fondata sull’unione stabile tra uomo e donna.

Ma d’altronde il Papa non lo dice, lo ripete, visto che la dottrina cristiana si fonda sulla difesa della famiglia e dell’indissolubilità del matrimonio, così come la famiglia è allo stesso modo tutelata dalla nostra tanto esaltata Costituzione, anch’essa antica ma non per questo tacciata di essere passata di moda. Nello specifico, l’articolo 29 della Costituzione  dice testualmente: “ La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio (..)”.

Allora davvero la polemica non ha alcun senso e certo non si può pensare che il Papa possa adattare o modificare il proprio pensiero e quello della Chiesa in base alle mode e alle tendenze del tempo in cui si vive. Ognuno è libero di essere cristiano o di non esserlo ma non può tirare il Papa per la giacchetta e farne uno dei suo adepti. La dignità ed il rispetto competono ad ogni essere umano, senza alcuna distinzione di razza, di religione, di lingua, di opinioni politiche e di condizioni personali e sociali, come recita l’articolo 3 della nostra Carta, ma la famiglia come società naturale sarà sempre una e non potrà ospitare una pluralità di modelli o di alternative a seconda della convenienza del momento. Questo a prescindere dalla pur imprescindibile necessità della tutela dei minori, in quanto qualsiasi altro tipo di famiglia non discenderebbe dalla naturale unione tra uomo e donna, ma sarebbe frutto di una libera scelta di persone che possono fare coppia ma non possono creare una famiglia nei termini sopra precisati.

Michele Bartolo

Avvocato civilista dall'anno 2000, con patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori dal 2013, ha svolto anche incarichi di curatore fallimentare, custode giudiziario, difensore di curatele e di società a partecipazione pubblica. Interessato al cinema, al teatro ed alla politica, è appassionato di viaggi e fotografia. Ama guardare il mondo con la lente dell'ironia perché, come diceva Chaplin, la vita è una commedia per quelli che pensano.

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