Storia pop di un cosmetico universale: il rossetto Victory Red di Elisabeth Arden

di Maria Beatrice Russo-

Il 16 maggio, nella splendida cornice di Palazzo Fruscione ormai spazio sociale e culturale, si è tenuto un incontro dedicato a uno dei cosmetici più utilizzati di sempre: il rossetto. Nell’ambito della mostra dedicata alla fotografia di Philippe Halsman Lampi di Genio,  curata da Alessandra Mauro in collaborazione con Contrasto e l’Archivio Halsman di New York, organizzata dall’Associazione Culturale Tempi Moderni, un altro appuntamento con I Racconti del Contemporaneo ha svelato la sua anima pop riprendendo la storia del fotografo, e non solo, da un punto di vista inedito.

Alfonso Amendola e Francesca Salemme hanno raccontato nell’incontro Il rossetto: Victory Red di Elisabeth Arden. Storia pop di un cosmetico universale una vera e propria storia sociale.  È, infatti, stato il protagonista della serata, il rossetto Victory Red, a lanciare la carriera di Halsman negli Stati Uniti. Nel 1942 Halsman immortala la modella Costance Ford su bandiera americana di carta, Ford inserisce la fotografia in un suo book che mostra poi alla magnate della cosmetica Elizabeth Arden. Lo scatto colpisce Arden e sceglie sia il soggetto ritratto che il fotografo per la campagna di Victory Red, un rossetto dedicato alle forze armate, che inizierà Halsman alla sua carriera negli Stati Uniti.

La nascita del rossetto, o meglio il suo antenato, risale al 3500 a.C. svela Salemme, ben prima di Cleopatra. Nella cultura egiziana, racconta Amendola, nasce l’intero discorso della cosmesi sviluppando una funzione non solo accessoria, ma anche simbolo delle differenze di ceti sociali. È nell’alveo egizio che si sviluppano tanti degli elementi di consumo che ancora oggi abitano il nostro contemporaneo. Dall’Egitto la tradizione migra alla Grecia dove le labbra rosse vengono associate alla prostitute, a Roma invece, la colorazione delle labbra è assai comune rappresentando persino un vezzo genderless che ancora una volta distingue gli stati sociali. Il rossetto ha ovviamente un suo ruolo fondamentale nella cultura pop anche quando associato all’antichità, seppur in una dimensione mitica, come in Totò sceicco.  

Facendo un salto verso la modernità, dopo l’aspra condanna medievale, il rossetto viene riscattato dalla regina Elisabetta I. Nonostante l’associazione del cosmetico alla casa reale il rossetto torna presto a essere oggetto dei timori della società tanto da costare alla donna che lo indossasse l’accusa di stregoneria.

Solo sul finire del 1800 il rossetto è commercializzato nel formato stick e rilanciato dalla celeberrima attrice Sarah Bernhardt, che Amendola ricorda essere una delle figure più centrali nell’immaginario di massa. Qualche anno dopo Baudelaire scriverà persino un elogio alla cosmesi. Nel Novecento il rossetto si guadagna uno spazio politico assurgendo a simbolo delle suffragette, non più solo un ornamento ma uno gesto forte, simbolo della lotta per diritti delle donne, è proprio in questa rivoluzione che si inserisce Arden regalando i suoi prodotti. Con la nascita del cinema le labbra diventano protagoniste assolute identificando le grandi dive del cinema muto. Anche nel fumetto le donne indossano il  rossetto come l’iconica Betty Boop e Jessica Rabbit.

Il surrealismo rende emblematiche le labbra rosso accese grazie a Salvador Dalì che le trasforma in un divano a forma di labbra e nell’appartamento Dalilips.  Negli anni Quaranta il rossetto diventa obbligatorio per le soldatesse americane, è proprio in questo clima politico e sociale che nasce il Victory Red. Alla fine del conflitto, durante la liberazione le truppe britanniche invia al campo di concentramento di Bergen-Belsen scatole di rossetto rosso per restituire alle donne la loro dignità e individualità. Nel 1946 il rossetto è ancora una volta un simbolo politico quando alle donne viene chiesto di andare a votare senza il cosmetico come ben mostra il film C’è ancora domani. L’immaginario collettivo è invece dominato dal rossetto negli anni Sessanta grazie, in particolare, alla Pop Art. Nel decennio successivo è un codice e un messaggio da decifrare a seconda del tono e anche gli uomini lo indossano strappandolo alla norma femminile borghese come nell’iconico Rocky Horror Picture Show.

Negli anni Duemila il rossetto mantiene ancora il suo ruolo politico come nella campagna #SoyPicoRojo, #Nonènormalechesianormale e in Cile è utilizzato per denunciare la violenza sessuale nel paese. Il rossetto ha, dunque, attraversato la storia diventano un segno sociale e politico che in questo incontro si è potuto scoprire e riscoprire.

Maria Beatrice Russo

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