I primi ruggiti di Leone
di Giuseppe Moesch*
Se qualcuno ha vissuto il piacere di vedere, in una radura africana, un maestoso leone sdraiato indolente non può dimenticare la sensazione di regalità che quel grande felino suscita; egli è consapevole del proprio ruolo, delle proprie responsabilità e della propria potenza, basata sulla intrinseca consapevolezza della potenza della sua figura.
Non è solo la forza fisica quella che lo ha fatto riconoscere come il re della foresta, ma quella dote speciale che gli appartiene come custode del proprio gruppo per la cui sopravvivenza egli esercita il proprio potere, ed anche il suo aspetto, la grande criniera e la postura, sono i segni esteriori che simboleggiano il suo stato.
In una delle mie ultime riflessioni, Extra Omnes, scrivevo che la Chiesa si trovava a decidere oggi tra due estreme posizioni: seguire il dettato codificato nei Vangeli e quindi seguire i principi enunciato nel Sermone della Montagna, oppure perseguire sulla scia populistica e mondana dei social di Papa Francesco.
La scelta emersa dal Conclave ha permesso subito di comprendere quale sia stata la direzione; mai una sconfessione dell’operato dei propri predecessori, ma la necessità di ricondurre sulla retta via il cammino della propria fede e della missione da portare avanti.
Così, da subito Leone XIV, ha voluto esprimere il proprio intendimento di ritornare ai valori della tradizione, non in termini di conservatorismo, ma di saldezza nei principi alla base della Sua fede, espressi anche nella forma.
La scelta della mozzetta e della fascia, l’uso di un’auto normale e non simbolica di un adattamento alle mode, il ritorno agli appartamenti Vaticani, simboli tutti della figura che il Pontefice esprime, ma principalmente il primo riferimento nel suo messaggio alla stampa internazionale iniziato subito con la citazione del Sermone della Montagna.
La cosa interessante è che in quasi tutti i media si è trascurato questo segnale.
Si è sottolineato come questo Papa fosse subito tra la gente e che invocasse la pace, e sarebbe stato assai strano se non lo avesse fatto, ma quello che è più importante è la estrinsecazione di quella che sarà la linea guida del suo pontificato, ovvero il rispetto degli elementi fondanti della Sua azione pastorale, di guida di una organizzazione che fonda le sue basi sul dettato dei Vangeli.
Con buona pace di tutti quelli che volevano una Chiesa fai da te, da adattare ai propri egoismi ed ai personali egoistici desideri mondani e politici.
Questo Leone sta dicendo con chiarezza che le regole del gioco sono già definite; non si può stare in due scarpe. Nessuno obbliga a seguire i dettati della fede, ma se si sceglie quella strada allora bisognerà anche rispettare i dettami che l’hanno fondata.
Questo non significa ignorare che il mondo cambia; l’evoluzione è nell’ordine naturale delle cose.
Quello che non può cambiare è il rispetto delle strutture di base del sentire comune su valori condivisi da sempre e questo Papa sta facendo esattamente questo: i dettati delle tavole di Mosè e la conferma del Sermone della Montagna, siano di base per l’azione degli uomini.
Quei valori sono condivisi dagli uomini di buona volontà, siano o meno credenti, e obtorto collo dovranno essere seguiti da quelli che vorranno essere ascritti in quel gruppo.
L’alternativa sarà allora quella di stare cogli altri, quelli del mondo dei social, in assenza di cultura, seguendo il ciarlatano di turno, acquistando freneticamente ciò che gli viene proposto, sia esso immagine di se o l’ultimo modello di auto simbolo della propria miseria morale, con figli ignoranti ricchi solo della protervia dei ragazzini viziati, presi nei vortici di droghe non solo fisiche ma pronti a reagire con violenza all’impossibilità di ottenere i beni o il ruolo che ritengono di voler e potere avere nella società.
Nella speranza di poter vivere una miracolosa trasformazione di queste società decadute il solo auspicio è che, nel percorso difficile che l’Umanità si trova ad affrontare, la perdita di consenso non sia troppo pesante, e che gli egoismi di piccoli uomini e di oche giulive, non siano di ostacolo all’azione di quel Leone.
Una sola cosa mi rassicura, la consapevolezza della assoluta ignoranza che sarà un benefico strumento di accettazione di nuove regole e di nuovi comportamenti, anche se purtroppo i danni di quasi mezzo secolo di accidia e di accettazione di modelli fasulli renderà lungo e scabroso il percorso.
*già Professore ordinario presso l’Università degli Studi di Salerno
Pope Leo XIV during an audience with the media (May 12, 2025) Edgar Beltrán, The Pillar Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0
