Il salto come libertà in “Una giornata particolare”

Incontro con Massimo Cerulo, Andrea Rabbito e Alfonso Amendola a Palazzo Fruscione per Tempi Moderni Idee

Ieri, nella suggestiva cornice di Palazzo Fruscione, Tempi Moderni Idee ha organizzato un incontro coinvolgente e denso di spunti critici, con la partecipazione del sociologo Fabio Cerulo, professore di Sociologia, e Andrea Rabbito, Professore di Storia del Cinema. Il punto di partenza anche in questo caso è stata la mostra fotografica di Philippe Halsman, che pone il “salto” come simbolo di libertà ed espressione autentica del sé. A fare da contrappunto visivo e tematico, due scene cardine del film Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola, proiettato pochi giorni prima presso il Piccolo Teatro.

Cerulo ha scelto due frammenti emblematici della pellicola per indagare il significato del “salto” come scarto dal comportamento codificato. Ha ricordato come il termine “saltare” derivi etimologicamente da salire, e dunque abbia un legame profondo con l’atto del ballare, del muoversi oltre i limiti imposti. È in questa chiave che ha proposto la celebre scena in cui Antonietta (Sophia Loren) e Gabriele (Marcello Mastroianni) ballano una rumba improvvisata, all’interno dell’appartamento di lui. Quel ballo, così semplice, è in realtà un gesto rivoluzionario: una piccola liberazione personale all’interno di una giornata, il 3 maggio 1938, segnata dalla parata fascista per l’arrivo di Hitler a Roma.

Nel film, la danza si manifesta anche nei comportamenti, nei gesti quotidiani, nella tensione tra la norma e l’emozione. La macchina da presa stessa, come ha sottolineato Rabbito, danza assieme ai personaggi: Scola sperimenta una lunga carrellata che attraversa gli spazi angusti dei Palazzi Federici, entrando nelle stanze, fluttuando tra oggetti, corpi e silenzi. Una scelta registica innovativa, che anticipa le tecniche di registi horror come Sam Raimi (La casa, 1981), e che costruisce una coreografia visiva carica di senso.

L’arredamento, i simboli nascosti nella scenografia, come la statua dell’elefantino con la proboscide tesa, raccontano un’ideologia che si insinua ovunque: nel corpo, negli spazi, negli affetti. Come ha ricordato Cerulo, il fascismo non è solo presenza politica, ma anche cultura emozionale. Le emozioni della casalinga Antonietta – chiusa nel ruolo di madre e moglie – sono condizionate dal contesto, e il pappagallo che stringe al petto diventa simbolo di fedeltà obbligata, di un’intimità chiusa, domestica e codificata.

La scena della terrazza, seconda sequenza analizzata, mostra una danza più sottile: quella del desiderio e della paura. Antonietta sente il rischio del tradimento e tenta di riportare tutto all’ordine, mostrando a Gabriele un album fotografico dedicato al Duce. È la memoria del potere che si frappone all’emozione, nel tentativo di ristabilire la norma. Ma è qui che avviene il salto definitivo: Gabriele confessa la propria omosessualità, rompendo con violenza la maschera virile imposta dal regime. Lo schiaffo che riceve da Antonietta non è solo personale, ma esprime il conflitto profondo tra società e identità.

Andrea Rabbito ha evidenziato come Una giornata particolare sia attraversato da una tensione costante tra storia e Storia. Il film si apre con dieci minuti di materiale d’archivio, un montaggio che schiaccia i protagonisti dentro una narrazione più grande, impersonale, che li domina e li rende figure simboliche. È una scelta estetica e politica allo stesso tempo: lo spazio del racconto individuale si intreccia con quello della propaganda collettiva, in un dialogo serrato tra verità e rappresentazione. Rabbito ha inoltre sottolineato l’uso raffinato e sperimentale della macchina da presa e del colore: il film non è né a colori né in bianco e nero, ma virato con una tonalità seppia che richiama i cinegiornali degli anni Trenta. Eppure, in questa cornice visiva oppressiva, nella danza quotidiana dei protagonisti – nella carezza, nel sorriso, nella frizione dei corpi – si aprono spiragli di autenticità e libertà. Il lenzuolo bianco che avvolge Loren nella scena finale della terrazza, evocazione delle lenzuola macchiate simbolo di verginità e possesso, diventa allora metafora di prigionia. Antonietta è la portavoce della società, ma anche sua prigioniera. E il suo ballo trattenuto è un desiderio di fuga, un salto possibile – ma non ancora compiuto.

 

Fotografie a cura di Enza Sola, Associazione Culturale LAB 147

 

Redazione Salernonews24

Redazione

La Redazione di SalernoNews24

Ultimi articoli di Redazione