di Claudia Izzo-
Nell’ambito della VII settimana dal titolo “Dove lo sguardo si perde”, tra gli eventi organizzati per la mostra “Lampi di Genio” di Philippe Halsman, mercoledì 30 Aprile a Palazzo Fruscione ritroviamo 𝐑𝐚𝐟𝐟𝐚𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐑. 𝐅𝐞𝐫𝐫è a parlare del sui “𝘙𝘪𝘵𝘳𝘢𝘵𝘵𝘰 𝘴𝘦𝘮𝘪𝘴𝘦𝘳𝘪𝘰 𝘥𝘪 𝘕𝘪𝘯𝘰 𝘚𝘢𝘳𝘳𝘢𝘵𝘰𝘳𝘦, 𝘭’𝘪𝘯𝘴𝘰𝘴𝘱𝘦𝘵𝘵𝘢𝘣𝘪𝘭𝘦 “𝘷𝘪𝘭𝘭𝘢𝘪𝘯” 𝘥𝘦 𝘓’𝘢𝘮𝘪𝘤𝘢 𝘨𝘦𝘯𝘪𝘢𝘭𝘦.

Ebolitana, dopo gli studi linguistici, un anno all’Accademia di Belle Arti di Napoli, poi studi in Comunicazione presso l’Ateneo salernitano; la passione per la scrittura la porta a collaborare con varie testate locali poi si sposta a Napoli dove si dedica alla comunicazione sociale ed agli uffici stampa, ma nel cuore resta la passione per la narrativa.
Autrice di numerosi saggi, romanzi e racconti, da anni, affascinata dalla scrittura di Emma Ferrante, studia e scrive de L’amica geniale. Tra le sue ultime pubblicazioni spicca Vista di Napoli con giornali (in The Passenger – Napoli, Iperborea). L’ultimo romanzo è Inutili Fuochi (66thand2nd), finalista al Premio Fiesole Narrativa Under 40. Con Lo Stronzo Geniale, pamphlet che verrà presentato a Palazzo Fruscione, l’autrice propone una riflessione acuta sul personaggio di Nino Sarratore, sulla sua figura archetipa, seducente ed irrimediabilmente inaffidabile.
Come nasce questo pamphlet?
Quella di Elena Ferrante è stata una tetralogia importante per me, l’avrò letta una dozzina di volte, ne sono stata affascinata da subito, tanto da voler partecipare persino ai provini per la prima stagione. Dal 2018 scrivo a riguardo minisaggi per testate nazionali, ragionamenti personali tradotti in scrittura aperta agli altri, intorno a ciò che abbiamo letto e visto nella serie tv. Il mio è un ragionare circa l’uomo “tossico”, c’era tanto di cui parlare e l’antica casa editrice Colonnese ha accolto la proposta, lavorando in tempi brevi; il testo è uscito mentre la serie andava in onda. Siamo alla terza edizione, seconda ristampa. Ogni pagina apre uno scorcio da indagare visto che molte donne confermano di aver incontrato un “Nino Sarratore” uscendo dalla zona di confort.
Chi è lo “stronzo geniale”?
Colui che in un rapporto riesce a farti credere ciò che non è ed in questo influiscono vari fattori come la cultura popolare, le storie d’amore e la narrativa. Nino Sarratore diventa così il simbolo di uomo che pur dando l’impressione di essere tutto ciò che vorremmo, è destinato a lasciarci un’inquietante sensazione di vuoto.
Il lavoro della Ferrante parla di varie generazioni, tratteggia abilmente i suoi personaggi, contesti e sentimenti. Il tuo è un indagare nelle dinamiche relazionali e un aprire varchi con la possibilità di riguardare le nostre scelte con ironia. Non credi però che spesso, però, ognuno veda nell’altro ciò che vuole vedere, illudendosi, a volte consapevolmente?
Ho sentito molte donne rivedere in Nino Serratore, uomini che avevano incontrato, tratti di mascolinità con dinamiche tossiche, ed è sempre una questione di onestà verso se stesse. Il mio libro vuole indagare su come l ‘universo sentimentale maschile e femminile possa innescare rapporti tossici. Nino Sarratore si fa riconoscere per ciò che non è, nei tratti che non ha.
E’ una questione di capire chi si ha di fronte, ciò che si cerca, ciò che fa star bene. In poche parole, bisogna conoscere bene prima se stessi e poi cercare di capire gli altri, anche se continuo a credere che siamo tutti fin troppo leggibili, bisogna capire quanto vogliamo vedere ciò ci piace credere, invece di ciò che è…
Certo, quando non si vuole più una cosa si deve avere la forza e il coraggio di chiudere una relazione. Bisogna dar vita ad un patto con se stessi , porci allo specchio della consapevolezza, saper salutare quella parte di noi che ha creduto in cose sbagliate, senza vivere più situazioni sofferte, finendo di fare la partner nel teatrino dell’apparenza romantica. Nella saga della Ferrante sono i Solara i veri cattivi, ma sono cattivi dichiarati, il concetto non è pervasivo, è invasivo quando l’elemento “cattivo” non è dichiarato.
Visti i tempi, sembrerebbe rendersi necessaria una sorta di educazione sentimentale?
In effetti una educazione emotiva non guasterebbe, si è incapaci di riconoscere le nostre emozioni, come abbiamo detto bisogna relazionarsi prima con il nostro sè, poi con ‘altro. le nuove generazioni, per quanto possano essere più fragili sono più predisposte a parlare ma loro mancano gli strumenti per relazionarsi bene con se stessi.
Dobbiamo dunque saper distinguere dunque l’ “arido vero”?
Bisogna separare il sogno dalla realtà, Elena Ferrante ci ha fatto il regalo di non proporci una storia in cui tutto va bene, ci ha dato l’opportunità di capire un arco narrativo che evolve, ma crolla, con una persona che non evolve, ma involve, insegnandoci a tutelare quella parte di noi che vuole sognare davvero. C’è una nuova possibilità, non sappiamo quando e dove ma non possiamo rinunciare a crederci.
Dunque…l’augurio a tutte le donne è di non prendere lucciole per lanterne e di essere fedeli ai propri sogni.