Addio a Papa Francesco, il Pastore di Buenos Aires

di Claudia Izzo-

Se n’è andato così, in aria di Resurrezione, in questo Lunedì in Albis, Papa Francesco, il Papa argentino che più di ogni altro ha fatto parlare di sè per aver stravolto consuetudini, protocolli, abbigliamento e residenze, veicolando messaggi sui più moderni social, avvicinandosi agli ultimi, cercando di fare intermediazione in questioni belliche.

Jorge Mario Bergoglio dal 13 marzo 2013, dopo che  Papa Benedetto XVI aveva annunciato le proprie dimissioni durante il concistoro è divenuto il 266°Papa  della Chiesa cattolica e vescovo di Roma, VIII sovrano dello Stato della Città del Vaticano, primate d’Italia. E’ stato dunque il primo Papa ad essere eletto con il predecessore ancora in vita,  dopo undici secoli è stato il primo Pontefice ad assumere il nome di Francesco, a sceglierlo senza numerale,  il primo pontefice proveniente dall’ordine dei Gesuiti, il primo Papa proveniente dall’America Latina.

E’ stato lui a firmare la prima Dichiarazione di Fratellanza con autorità islamiche, il Primo Papa ad andare in Iraq, viaggio sconsigliato a causa dei problemi di salute ed a causa del rischio attentati e dal Pontefice stesso definito “il viaggio più bello”; il Papa che raggiunse Bangui, capitale della Repubblica Centroafricana ferita da una guerra civile  dove decide coraggiosamente di andare. Viaggi tantissimi, a portare la parola di Gesù. E’ stato il primo Papa a creare un consiglio di Cardinali per governare la Chiesa, ad abolire il segreto pontificio per i casi di abusi sessuali, primo ad assegnare in Curia ruoli di responsabilità a donne e laici. Encicliche, 60 i Motu Propri  con cui ha modificato il Diritto Canonico, ristrutturato la Curia Romana e la Diocesi di Roma.

Lo ricordiamo nel suo primo discorso pubblico in cui, 76enne,  salutò la folla gremita in Piazza San Pietro con un semplice “buonasera”, impartendo la benedizione senza l’abito corale e senza le tradizionali scarpe rosse ma con un semplice abito bianco, con aggiunta di stola rossa solo per il tempo della benedizione  e con la sua croce pettorale in argento che indossava prima di diventare Papa. Dopo l’elezione, il neo-pontefice fece ritorno nella Domus Sanctae Marthae sul pulmino insieme agli altri cardinali anziché usare l’automobile papale. Il Pastore di Buenos Aires amava stare in mezzo al suo “gregge”, accanto agli emarginati con le sue visite nelle carceri, case di cura, centri di accoglienza, con visite e telefonate a sorpresa.

“Miserando atque eligendo” il motto che ha fatto suo, riprodotto anche nello stemma pontificio, richiamando la sua essenza, spiritualità e percorso personale. L’espressione è infatti tratta dalle omelie di San Beda il Venerabile, monaco e scrittore anglosassone della Chiesa vissuto nel VIII secolo. San Beda nel Vangelo di Matteo  commenta l’episodio in cui Gesù chiama Matteo, un esattore delle tasse, a seguirlo: “Gesù vide un pubblicano e, poiché lo guardò con sentimento di amore e lo scelse, gli disse: ‘Seguimi'”.  A colpire Papa Francesco lo sguardo misericordioso di Gesù che, nonostante il peccato di Matteo, lo chiama a nuova vita.

Dalla scelta del motto alla vita concreta con i suoi quattro verbi rivolti ai migranti: accogliere, proteggere, promuovere e integrare”. La pace il suo obiettivo di sempre: Papa Francesco cerca di mediare con Putin, sale in auto e raggiunge l’ambasciatore russo della Santa Sede dopo la prima bomba su Kiev. Si è rivolto ai signori della guerra  redarguendoli, ha invitato ad usare i soldi investiti nella guerra  in un fondo contro la fame nel mondo.

Lo ricordiamo durante il lockdown  solo, nello spazio aperto e vuoto di Piazza San Pietro, a pregare per tutti portando avanti un raggio di speranza come nella lettera che ha scritto: “Essere felici”…

Mi piacerebbe che ricordassi che essere felice, non è avere un cielo senza tempesta […]Essere felici è trovare la forza nel perdono, speranza nelle battaglie, sicurezza sul palcoscenico della paura, amore nei disaccordi. […] Essere felici non è una fatalità del destino, ma una conquista per coloro che sono in grado di viaggiare dentro il proprio essere.[…] E’ saper parlare di sè […], Essere felici non è aver paura dei propri sentimenti […]E’ avere la sensibilità per esprimere “Ho bisogno di te”[…]Non rinunciare mai alle persone che ami. Non rinunciare mai alla felicità, poichè la vita è uno spettacolo incredibile!

Che la terra gli sia lieve…

Claudia Izzo Claudia Izzo

Claudia Izzo

Giornalista dal 2005, Direttore di salernonews24.it, fonda e dirige campanialife.it, cetaranotizie.com. Presidente dell’Associazione Culturale Contaminazioni è ideatrice e organizzatrice del Premio Nazionale Aristeia e di iniziative culturali sul territorio nazionale. Già membro della Commissione Cultura dell’Ordine dei Giornalisti della Regione Campania per il triennio 22/24, è attualmente membro della Commissione Vigilanza. Docente di Giornalismo presso istituti scolastici. Ideatrice e conduttrice della rubrica Ex Libris sull’emittente RCS75. Già ghost writer per tre campagne elettorali, è ideatrice e curatrice del libro “La Primavera Fuori. 31 scritti al tempo del Coronavirus. (Il Pendolo di Foucault). Si occupa di comunicazione, storia, design e territorio.

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