Il Venerdì Ri…leggiamo Poesia “a te ritorno, mare”
di Graziella Di Grezia-
Questa settimana, per la nostra rubrica Il Venerdì Ri…leggiamo Poesia, abbiamo scelto un componimento di José Saramago, potente voce della letteratura contemporanea.
I suoi versi evocano il mare come rifugio e come grande maestro a cui si rivolge e a cui ritorna in modo consapevole “pure sapendo che la vita è poca”. Abbiamo scelto questa poesia perché parla della consapevolezza della vita e della sua transitorietà, ma anche del legame profondo tra l’uomo e gli elementi naturali. Il mare, qui, non è solo uno sfondo, ma un interlocutore, un confidente che restituisce il sapore del sale e la sensazione di un tempo che scorre comunque.
Come scriveva Saramago:
“Siamo la memoria che abbiamo e la responsabilità che assumiamo.
Senza memoria non esistiamo, e senza responsabilità forse non meritiamo di esistere”.
Nato nel 1922 ad Azinhaga, un piccolo villaggio portoghese nella regione del Ribatejo, una terra di campagna lontana dalla costa, Josè Saramago scrive tanto del mare, pur lontano dal suo quotidiano; in fondo l’ affaccio sull’Atlantico della sua nazione ha sempre ispirato una cultura fatta di partenze e ritorni.
Saramago, con il suo inconfondibile stile fatto di flusso di coscienza e punteggiatura irregolare, ha raccontato la realtà con occhi critici, portando alla luce il peso della storia e la fragilità dell’essere umano.
“Dentro di noi c’è qualcosa che non ha nome,
e quel qualcosa è ciò che siamo”,
affermava, sottolineando l’enigma dell’identità e della coscienza.
La sua scrittura è intimistica e apparentemente nostalgica, ma di fatto offre grandi spunti di riflessione ed elementi concreti per poter affrontare il quotidiano. Basti pensare alla sua frase
“Se hai capito che c’è qualcosa che non va nel mondo, il tuo dovere è cercare di cambiarlo.
E se non puoi cambiarlo, allora devi almeno parlarne, perché il silenzio non è mai la soluzione.”
La poesia che abbiamo scelto oggi è un invito a fermarsi, a lasciarsi attraversare dal mare, che in questo caso appare anche come uno specchio della nostra stessa esistenza e del nostro passato o di ciò che abbiamo perduto.
Rileggiamo allora la poesia di Josè Saramago, tratta dalla raccolta Le Poesie edita in Italia da Universale Economica Feltrinelli
A te ritorno, mare, al gusto forte
del sale che mi porta in bocca il vento,
al tuo chiarore, a questa sorte
che mi fu data di scordare la morte
pure sapendo che la vita è poca.
A te ritorno, mare, corpo disteso,
al tuo potere di pace e di tormenta,
al tuo clamore di dio incatenato,
da terra femminile circondato,
schiavo della tua stessa libertà.
A te ritorno, mare, come chi sa
da questa tua lezione trarre profitto.
E prima che la vita mi finisca,
con tutta l’acqua che la terra accoglie
in volontà mutata, il petto armato.
