Legittima aggressione

di Michele Bartolo-

È tornato alla ribalta del dibattito pubblico il tema della legittima difesa e del suo eventuale abuso od eccesso, che comporta l’avvio di un procedimento penale a carico della vittima di una aggressione. Sì, perché in effetti di questo stiamo parlando, viene sottoposta ad indagine una persona che, dovendo reagire ad una aggressione, in ragione di preservare se stessa od altri da un ingiusto pericolo, eccede nell’esercizio della difesa e cagiona un danno maggiore all’aggressore di quello che intende evitare.

La tematica, così sommariamente descritta, fa immediatamente comprendere che si tratta di un tema delicatissimo e di una scelta compiuta dal legislatore ma, in definitiva, rimessa alla discrezionalità del giudice di turno, che dovrebbe, caso per caso, verificare se e in che misura la legittima difesa, si palesi come causa di giustificazione del reato commesso e quando, invece, la sua invocazione sia solo di facciata per mascherare un illecito da punire.

La notte di Capodanno a Villa Verucchio, una frazione del comune di Verucchio, in provincia di Rimini, un giovane egiziano, Muhammad Sitta, ha accoltellato quattro persone: due diciottenni, Diego e Nicolò, e una coppia di settantenni romani.

I festeggiamenti per salutare il nuovo anno si sono trasformati così in un incubo. La gente fuggiva per strada in preda al panico. Di fronte all’aggressione, un carabiniere, il maresciallo Masini, è intervenuto sparando all’uomo armato di coltello, che è morto sul colpo.  Stiamo parlando di un maresciallo con anni di esperienza alle spalle, che si è trovato a dover affrontare una situazione estremamente pericolosa.

La sua azione è ora oggetto di indagini, perchè la Procura di Rimini ha appunto aperto un fascicolo per eccesso di legittima difesa, una procedura obbligata in casi come questo, come spesso si dice. “Fermati, ti prego fermati”, aveva urlato a Sitta prima di sparargli contro cinque colpi di pistola. “Fermati, ma cosa stai facendo? Fermati, basta … ma vuoi proprio morire? Fermati per favore», queste le grida disperate del militare che si sentono in un video girato col cellulare la sera di Capodanno e che, secondo gli inquirenti, chiariscono quanto accaduto a Villa Verucchio. Quelle frasi Masini le urlava a squarciagola mentre indietreggiava, tentando di fermare Muhammad Abdallah Abd Hamid Sitta, il ventitreenne ucciso.

Quest’ultimo, con voce roca, pronunciava invece preghiere in arabo, mentre si scagliava contro le persone in strada. Marco, uno dei ragazzi corsi in aiuto della prima vittima, aveva poi raccontato: «Ci seguiva con il coltello in mano, ha colpito un mio amico alla pancia e un altro al fianco. Noi scappavamo e lui dietro che ci inseguiva. Siamo andati verso la piazza ma poi abbiamo attraversato la strada per tornare indietro, non volevamo che si dirigesse verso la zona centrale, dove già convogliavano le persone per la festa di fine anno, sarebbe stato un disastro».

Il maresciallo Masini, dall’anno 2017, è il comandante della stazione di Villa Verucchio. Originario di Modena, è un carabiniere esperto ed a suo favore si sono subito avute numerose manifestazioni di solidarietà dell’intera comunità, oltre che delle istituzioni ed autorità pubbliche. Ma, a prescindere dalle diverse opinioni sul tema, ciò che è certo è che il maresciallo, dopo avere ucciso un uomo che lo stava aggredendo e che aveva appena ferito a coltellate quattro persone, con possibilità di continuare a ferirne ed ucciderne altre, è iscritto nel registro degli indagati per eccesso di legittima difesa.

Forse è il caso di interrogarci su come tutelare le forze dell’ordine e chi, per dovere di servizio, deve proteggere la incolumità pubblica e garantire la sicurezza di tutti noi. Sparare non è mai facile, tanto meno lasciare a terra esanime un ragazzo di venti anni. Ma scegliere cosa sia meglio o giusto fare nello spazio di pochi secondi è davvero operazione molto ardua.

Il legislatore deve compiere uno sforzo di ripensamento della normativa in materia di legittima difesa e di eccesso colposo del suo utilizzo, pena il lasciar campo libero a chi delinque e a chi attenta alla libertà ed alla vita delle persone. Diventa davvero difficile chiedere ad un poliziotto o ad un carabiniere di difenderci, mettendo a repentaglio la sua vita, nella quasi certezza che, per atto dovuto, andrà incontro ad un procedimento penale con tutte le conseguenze del caso.

Quando l’aggressione è rivolta alla persona ed è commessa a mano armata, non dovrebbe mai configurarsi l’ipotesi di eccesso colposo di legittima difesa, che dovrebbe sussistere solo nell’ipotesi di reati commessi o tentati contro le cose o il patrimonio.

Ad impossibilia nemo tenetur, dicevano i latini: non può chiedersi alla vittima di ponderare la reazione, quando non c’è il tempo necessario per decidere, sia essa un tutore dell’ordine, sia essa un privato cittadino. Il rischio è consegnare l’etichetta di legittima all’aggressione e non alla difesa.

 

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Michele Bartolo

Avvocato civilista dall'anno 2000, con patrocinio dinanzi alle giurisdizioni superiori dal 2013, ha svolto anche incarichi di curatore fallimentare, custode giudiziario, difensore di curatele e di società a partecipazione pubblica. Interessato al cinema, al teatro ed alla politica, è appassionato di viaggi e fotografia. Ama guardare il mondo con la lente dell'ironia perché, come diceva Chaplin, la vita è una commedia per quelli che pensano.

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