Blu Abisso, due viaggi poetici al NEXT di Paestum
- Teatro ultimi
Mariapia Vecchione
- Settembre 18, 2024
“A Paestum la luna cade sui templi come la ghigliottina […] i miei piedi affondano nel fango crudele […] e poi come un sogno interrotto mi sveglio.”
Sono solo alcuni dei versi di “Blu Abisso”, il monologo scritto da Antonio Mocciola; drammaturgo, sceneggiatore e scrittore napoletano che accompagnato dalla sapiente scelta musicale di Vincenzo Vecchione riporta al presente la delicatezza del nudo e della trasparenza dell’acqua del Tuffatore di Paestum, la lastra sepolcrale scoperta nel 1968, da cui si lascia ispirare Mocciola per una narrazione che tesse le fila di un contemporaneo da scrutare e raccontare.

In apertura il Tuffatore anonimo della pittura funeraria antica si incarna nella voce di Graziano Purgante, la sua interpretazione vuole scandagliare il blu dell’abisso che è un unicum in quel simbolico tuffo del giovane greco dipinto nel V secolo, nella traversata umana dell’Albania e nella misteriosa scomparsa in mare di Ettore Majorana; una poetica che ispessisce la poliedrica condizione dell’umanità.
«L’argomento è attuale ma non trattato, mi ha spinto il bisogno di sapere cosa c’è oltre, in questo tuffo e in questa tomba sepolcrale greca ho pensato si potesse costruire una drammaturgia moderna che si legasse al viaggio verso la salvezza; quello dell’Albania, e il viaggio verso la morte; che è stato quello di Majorana.

« È limitante dare solo questa chiave di lettura. È una sessualità che non vuole essere definita perché nella Grecia antica questa rappresentazione pittorica è una festa di uomini per un ragazzo, con baci maschili e sesso maschile, senza limite e senza pensare alle provocazioni intese come le possiamo intendere oggi nella nostra società moderna.»
La scrittura di questo monologo, oggi presentato a Paestum, che evoluzione creativa potrà avere?
«Le tematiche si incrociano, il nostro desiderio era partire da Paestum, culla della tomba del Tuffatore, proseguiremo il 3 ottobre scegliendo il nudo integrale del Tuffatore a Cappella Orsini, a Roma ci soffermeremo maggiormente sul tuffo di matrice pittorica greca, la chiave di partenza. Qui nella terra dell’antica Poseidonia ho cercato di indagare maggiormente, immaginando come questo ragazzo dipinto sulla lastra antica abbia attraversato queste pianure, sentito questo vento, ho pensato al destino di questo giovane ragazzo greco morto prematuramente, al perché di questa festa trionfale nella pittura funeraria: l’ho intuita come un qualcosa di drammaticamente soave.»
Un viaggio, un nome ad una immagine che il mondo ha osservato nell’arte antica, come specifica l’attore che ha abbracciato il monologo, Graziano Purgante, capace di ricostruire l’umanità e connettersi all’acqua che sente un elemento di purificazione e tragitto nel monologo affidatogli.
Purgante chiarisce come l’acqua che ha sfiorato dinanzi al pubblico si lega alle parole di Mocciola: «nel ricordo di Ettore Majorana e della sua scomparsa in mare sento cruciale il verso “l’abisso insondabile che riflette e assorbe il blu della notte”, in questa tematica delicata come il suicidio che io ho interpretato senza pesi, ho immaginato l’acqua un elemento liberatorio.»
Si conclude il viaggio della rassegna teatrale estiva Magna Graecia con una nuova scena che vede protagonista Sarah Falanga : “Claudio canta Claudia…e ritorno”, sulle note di Raffaele Perfetto e con Giusy Paolillo, voce che accompagna il pubblico nella vita di un artista capace con la sua musica di donare inestimabili poesie, si attraversa una “storia di Donna” nell’omaggio a Claudio Baglioni che con oltre cinque date all’Arena di Verona annuncia questo settembre di voler lasciare per sempre le scene.
“Mille giorni di te e di me”, “Questo piccolo grande amore”, “strada facendo”; un omaggio musicale intimo e delicato che parte dalla voce femminile e interpretativa di Sarah…Claudia e che è il racconto di vita di ogni donna.
Foto di GENNARO D’ANGELO
