“La porta d’avorio” di Luigi Pruneti, tra la realtà contemporanea e il concetto di Kali Yuga
di Luigi D’Aniello-
Nel saggio “La porta d’avorio. La globalizzazione all’ombra del Kali Yuga”,( L’Arco e la Corte), Luigi Pruneti affronta il tema della globalizzazione confrontando la realtà contemporanea con il concetto di Kali Yuga.
Il Kali Yuga è uno dei quattro periodi del ciclo del tempo nella cosmologia induista, secondo i testi sacri come il Mahabharata e i Puranas. Si considera l’ultima fase del ciclo degli Yuga, che include il Satya Yuga (l’Era della Verità), il Treta Yuga (l’Era della Rettitudine) e il Dvapara Yuga (l’Era della Dualità), prima di entrare nel Kali Yuga.
Secondo la tradizione induista, il Kali Yuga ha una durata di 432.000 anni, dei quali si dice che siano trascorsi circa 5.000 anni dall’inizio, il quale è stimato sia avvenuto intorno all’anno 3102 a.C
Durante il suo periodo il Kali Yuga, prevede un aumento della corruzione, della menzogna, dell’egoismo e della violenza. Le virtù e le pratiche spirituali tendono a diminuire, e l’ignoranza prevale sulla conoscenza, un’era questa di decadimento e dispersione; che secondo Pruneti si sta realizzando attraverso la chimera della globalizzazione che essendo stata sognata come un processo di progresso e unione tra popoli e culture, alla fine si sta rivelando come un fenomeno che porta con sé aspetti di disgregazione sociale, perdita di identità culturale e sfide ecologiche.
Allo stesso tempo, analizza le dinamiche di potere che accompagnano la globalizzazione, mettendo in discussione il ruolo delle tecnologie moderne e dei media nell’influenzare le percezioni collettive. “ questo nuovo universo nel quale sembra essersi addentrata l’umanità è un paradiso o un inferno?”
“Stregati da cellulari, tablet e computer, uomini e donne passano gran parte del loro tempo di fronte a questi nuovi specchi magici e con essi lavorano , giocano, dialogano,
acquistano, creano amicizie amicizie ,intrecciano amori “
Attraverso una serie di argomentazioni e riferimenti culturali, dunque, Pruneti si propone di stimolare una consapevolezza critica su come affrontare le sfide del presente, suggerendo la necessità di un ritorno a valori più autentici e a una maggiore connessione con le radici culturali.
Il titolo del saggio, “La porta d’avorio” fa riferimento anche a due simboli, la porta d’avorio e la porta di corno, che appaiono nella letteratura antica, in particolare nel contesto dell’epos e delle storie di origini mitologiche. Secondo la tradizione, la porta d’avorio rappresenta i sogni falsi o ingannevoli. In sostanza, i sogni che arrivano da questa porta tendono a non riflettere verità e realtà durature.
Al contrario, la porta di corno simboleggia i sogni veri e premonitori. I sogni provenienti da questa porta sono considerati più autentici e significativi.
In sintesi, la principale differenza tra le due porte sta nella loro funzione simbolica: la porta d’avorio è associata a illusioni e inganni, mentre la porta di corno è legata alla verità e ai presagi. Pruneti afferma che oggi l’umanità sta perseguendo i sogni ingannevoli provenienti dalla porta d’avorio. Infatti l’uomo con la globalizzazione ha confuso quest’epoca di povertà spirituale dove i valori, gli ideali, la libertà, il pudore, sono stati sopraffatti in nome del mercato ,dell’omologazione culturale e dell’individualismo esasperato, e ha sottolineato come questi stanno minacciando il tessuto sociale e le tradizioni locali.
La globalizza ha delocalizzato anche i sentimenti, il pudore, la fede,gli ideali.
“ La storia si ripete : il pianeta fu schiavizzato nell’età del colonialismo con la scusa di civilizzare, ora viene di nuovo schiavizzato e asservito da un padrone dal volto sfuggente in nome dell’avvento della globalizzazione “
