“Il capolavoro dell’ingiustizia è di sembrare giusta senza esserlo”

Il capolavoro dell’ingiustizia è di sembrare giusta senza esserlo
Platone

Negli ultimi giorni, il dibattito politico in Italia si è infiammato dopo l’iscrizione nel registro delle notizie di reato della Presidenza del Consiglio, del Ministro della Giustizia, del Ministro dell’Interno e del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio.

L’ iscrizione è avvenuta in seguito alla decisione del Governo di non arrestare il generale libico Khalifa Haftar Almasri Habish, meglio conosciuto come Almasri, durante la sua visita in Europa. Questa scelta, in perfetta linea con quanto fatto da altri stati europei, ha scatenato le polemiche, principalmente da parte dell’opposizione. Eppure, in un contesto di crescente tensione migratoria e di instabilità regionale, è fondamentale avvicinarsi a questo tema con una visione critica e contestualizzata.

La Libia ha sempre rivestito un ruolo cruciale per l’Italia, non solo per motivi storici e culturali, ma anche per la sua rilevanza geopolitica nell’attuale scenario europeo. Almasri, controllando ampie zone del paese, è una figura chiave nella complessa situazione libica; arrestarlo avrebbe potuto non solo compromettere relazioni diplomatiche già precarie, ma anche influenzare negativamente le dinamiche migratorie, che, in un momento di crisi, devono essere gestite con cautela.

La Libia, infatti, è un punto di transito strategico per molti migranti che tentano di raggiungere l’Europa e, ogni azione che possa destabilizzare il Paese, rischierebbe di aggravare una situazione già di per sé critica.

Dopo avere esaminato le motivazioni alla base di tale decisione, appare evidente che mantenere aperti i canali diplomatici con figure chiave come Almasri risulti indispensabile. Il suo ruolo come attore principale nel panorama libico non può essere snobbato, specialmente in una fase così delicata in cui l’italia è chiamata a gestire le conseguenze di flussi migratori in continuo mutamento. Poi, che un Presidente
del Consiglio venga indagato per un atto che ha tutte le caratteristiche di una “ ragione di Stato” e le polemiche sollevate dai partiti di opposizione, senza che siano accompagnate da un’analisi realistica delle conseguenze delle scelte adottate, mi riportano ad una riflessione più profonda, in particolare alla visione di Indro Montanelli riguardo alla storia italiana, espressa nella sua celebre opera “Storia d’Italia”.

Qui, Montanelli  afferma che l’Italia non può essere concepita come un racconto univoco di un popolo, poiché è stata ed è caratterizzata da una stratificazione di culture, popoli e dominazioni che si sono avvicendati nel corso dei secoli. Questa mancanza di un’unica identità nazionale ha generato un mosaico di storie regionali, che si intrecciano a fatica portando a divisioni e conflitti interni che oggi sono sotto gli occhi di tutti.

L’unità nazionale, proclamata nel 1861, non ha immediatamente prodotto una coscienza collettiva tra le diverse componenti della società italiana e oggi questa realtà è evidente soprattutto nei dibattiti politici, nelle tensioni interne e nelle divisioni che caratterizzano il discorso pubblico.

In conclusione, mantenere una visione aperta e critica sulle scelte politiche del governo è essenziale, ma non meno importante è comprendere il contesto storico e culturale in cui queste decisioni si inseriscono. Solo attraverso una comprensione profonda delle dinamiche della nostra storia possiamo sperare di costruire un futuro di coesione e stabilità, sia a livello nazionale che internazionale.

La sfida è quella di trovare un equilibrio tra la sicurezza interna, le relazioni estere e la responsabilità sociale, affrontando ogni questione con la complessità e la serietà che merita.

 

 

Giorgia Meloni at the Special European Council, exit doorsteps

CC European Union

Luigi D'Aniello Luigi D'Aniello

Luigi D'Aniello

"Non si è sconfitti quando si perde ma quando ci si arrende"

Ultimi articoli di Luigi D'Aniello