Il territorio della Valdichiana meridionale e la storia della Torre del Buterone
Lungo il percorso della Bonifica della Valdichiana romana e Val di Paglia, realizzato per volontà del Ministero dello Sviluppo Economico Patto-Vato e dell’omonimo Consorzio, alle bellezze paesaggistiche delle pianure alluvionali intervallate perlopiù da dolci colline, al confine tra le provincie di Perugia, Siena e Terni, e alla rigogliosa vegetazione di boschi di sanguinello, pioppi e salici, tipici delle zone umide e paludose, si alternano, qua e là, edifici di particolare pregio storico-architettonico come ad esempio il Callone Pontificio o la Torre del Buterone.


Per meglio comprendere l’importanza di quest’ultima, è necessario, innanzitutto, conoscere la natura del territorio circostante e la sua storia centenaria di continui interventi di bonifiche in un intricato sistema di dighe, argini e manufatti idraulici realizzati a partire dall’epoca etrusco-romana. Successivamente, nel corso del medioevo, il fiume Clanis, che percorreva la valle, inizia a formare numerosi impaludamenti al punto che nel XVI secolo il territorio si presenta come una sorta di immenso lago dalle acque torbide, in cui si distinguono alcune aree di acque più cristalline, i cosiddetti chiari come il Chiaro di Montepulciano, di Chiusi o ancora il Chiaro di Città della Pieve. Soltanto a partire dal ‘500, nonostante la politica individualista dei due Stati contigui, il Granducato di Toscana e quello Pontificio, si intraprende, grazie anche al progresso tecnologico in campo idraulico, una vera e propria politica di risanamento di queste estese paludi. Nel 1587 nasce la Sacra Congregazione delle Acque con sede in Città della Pieve avente una permanente delegazione che organizza gli interventi necessari sul territorio. Tale Congregazione stipula numerosi concordati con il confinante Stato del Granducato di Toscana.

A darci un’idea dell’area in questione, nel corso del XVI secolo, è un celebre affresco del grande pittore Pietro Vannucci, detto il Perugino, collocato nell’Oratorio di Santa Maria dei Banchi in Città della Pieve, suo paese natale, dedicato all’Adorazione dei Magi. L’affresco mostra, al di là della capanna-tempio con i Magi in visita alla Sacra famiglia, un ampio spazio pittorico in cui si scorge un panorama molto familiare al Vannucci: un susseguirsi di colline che degradano verso la Val di Chiana, gli alberi presenti un po’ dovunque, e, infine, numerosi specchi d’acqua. Alcuni interventi erano già stati intrapresi durante la Repubblica di Firenze, sotto i Medici, con i primi tentativi di bonifica della valle a nord di Chiusi, e con l’abbattimento, nella parte più meridionale, della diga del Muro Grosso, permettendo così la bonifica anche sul territorio di Chiusi. Con la morte di Papa Giulio III nel 1555, le famiglie romane di quell’area, di base antimedicee, bloccano tutti i lavori sul versante romano, mentre all’inizio del XVII secolo Papa Clemente VII fa ripristinare la diga del Muro Grosso a sud, realizzando, inoltre, un argine di sbarramento del torrente Astrone, deviando il suo corso più a nord nei pressi del Ponte Buterone. Al fine di evitare ulteriori alluvioni nella città di Roma (il più pesante fu quello del 24 dicembre 1598), il Pontefice finisce così per procurare numerosi disagi in Toscana nuovamente inondata dall’acqua.



Di particolare interesse è una cartografia custodita nell’Archivio di Stato di Firenze (china e acquerello su carta su tela) dell’area in questione realizzata agli inizi del ‘600 circa in cui si può notare la Torre del Buterone col suo ponte (ponte del Butterone), la costruzione detta (Argini ‘de Papalini) e non lontano, più a sud, la Torre dei ladri (attualmente scomparsa). Una curiosità legata a tale rappresentazione è l’identificazione di Città della Pieve ancora col suo primordiale nome ovvero Castel della Pieve.


La Torre del Buterone è rappresentata anche in altre cartografie come quella del “Canale della Chiana tra le località di Chiusi e Città della Pieve 1608” depositata nell’Archivio di stato di Firenze, in cui si descrivono i confini dello Stato della Chiesa con quello toscano, riportando anche la situazione idrografica dell’epoca. Ben si vede la struttura della torre del Buterone, allora ancora con una copertura a merli con tetto a falde. Essa, inoltre, è parte dell’argine detto del Buterone e con l’omonimo nome viene chiamato l’attuale canale della Chianetta, allora detto sempre del Buterone. E’ riportato, più a nord, anche il Chiaro della Pieve, ancora presente, il fiume Tresa che converge nel Chiaro, e dal lago un collegamento d’acqua che va verso l’argine del Campo della Volta non lontano dalla Torre del Buterone. Si evidenzia anche un regolatore in prossimità del torrente Astrone con il (Fosso dei romani che ne riceve le (crescenzie) del Lastrone, attuale Astrone).



Di particolare interesse risulta, inoltre, la cartografia dal titolo “Pianta e Profilo dello stato dell’acque delle Chiane dal Ponte di Valiano sino al P.te di sotto nei mesi di Gen. e Febb. del 1663 e 1664”. Essa è custodita nell’Archivio di Stato di Firenze (china e acquerello, carta su tela) e descrive minuziosamente il territorio compreso il corpo di fabbrica della Torre del Buterone. Tale pianta descrive, inoltre, i territori tra Granducato di Toscana e Stato Pontificio, con gli interventi di regimentazione delle acque che risultano tutti in precarie condizioni. Dall’argine del Buterone diparte la Vena della Chiana, a sud, fino al Ponte dei Ladri e quello di Sotto. E’ ben evidente il torrente Astrone che s’immette sulla palude a nord del Ponte del Buterone, mentre più ad ovest si vede l’antico Argine di Clemente che ha sbarrato l’Astrone decenni prima. Ben dettagliato è il prospetto della Torre del Buterone indicato con la lettera B per distinguerlo dall’altra torre quella del “Beccati questo” indicata con la lettera A e in parte sommersa dalle acque. Tra le due torri si descrive minuziosamente la linea di quota. La torre del Buterone molto probabilmente viene edificata intorno alla metà del XV secolo avete con iniziale funzione di mulino a grano. Di fatto, la nomenclatura, ci indica la sua origine dal greco “buterés” che vuol dire pascolo estivo. Nel corso del ‘600 perde la funzione di mulino per diventare torre-fortino: nel 1607diviene “regolatore” e trasformata più tardi in fortilizio durante la Guerra Barberina. Nel 1675 Papa Clemente X ristruttura l’edificio per trasformarlo in “Posto di Dogana” dandogli la fisionomia che conserva ancora attualmente (ben attestato da una lapide commemorativa posta sul lato est della Torre). La struttura che attualmente insiste su demanio pubblico e gestita dal Consorzio di Bonifica Val di Chiana e Val di Paglia, è a pianta rettangolare costituita tutta in muratura di mattoni (tecnologia presente e ben radicata in quest’area d’Italia), con merlature a coda di rondine in stile ghibellino, alla sommità. Al pian terreno è presente un unico ampio vano con scala che conduce al piano superiore con due vani e una scala che porta al terrazzo. I solai sono anch’essi in muratura con volta a padiglione a sesto ribassato e in parte a volte a botte. I prospetti delle facciate sono inoltre uguali a coppie, per esempio quelle est ed ovest risultano con apertura ad arco a sesto ribassato per l’accesso carrabile al ponticello posto sul canale della Chianetta.


C’è una ulteriore rappresentazione cartografica della zona, depositata sempre nell’Archivio di Stato di Firenze e risalente al 1719 dal titolo “Pianta e profilo dello stato dell’Acque delle Chiane dal Ponte di Valiano fino al Ponte di sotto, e di li al Muro grosso, riscontrata con quella fatta l’Anno 1663, e 1664, e ridotta al presente Stato nei Mesi, Maggio e Giugno 1719 da noi Egidio M. Bordoni Ign.re per parte di N. S., Gio Franchi Ign.re per parte di S.A.R”, in cui si notano alcuni dettagli delle opere da realizzarsi in conseguenza del Concordato del 1718 siglato tra il Granduca Cosimo III e il Papa Clemente XI. Si nota, ad esempio, la collocazione del futuro Callone Pontificio, la parziale apertura dell’argine di Clemente, il torrente che Astrone ritorna a scorrere sul tuo letto originario, e si evidenzia con la scritta “Astrone abbandonato” il letto del torrente artificiale, mentre è sempre evidente, questa volta con minor dettaglio, il Buterone. Si scorge per bene, inoltre, la Vena della Chiana fino alla Torre dei Ladri.



In conclusione, di fondamentale importanza è la data del 26 Agosto 1780 poiché stabilisce definitivamente la separazione della Valdichiana Romana, l’attuale Umbria, con la Valdichiana toscana: si tratta del Concordato stipulato tra il Granduca Pietro Leopoldo e il Papa Pio VI. Esso è accompagnato da una mappa attualmente depositata nell’Archivio di Stato di Firenze “Pianta della pianura di Valdichiana posta tra il Callone Pontificio ed il lago di Chiusi che comprende ancora un tratto del fiume Tresa colla campagna adiacente fino alla confluenza del torrente Mojano”, in cui, nello specifico, si evidenzia, nella parte meridionale la Fabbrica del Callone, con l’Argine del Campo della Volta, e più a sud, il ponte del Buterone, collegati dal Canale della Chiana.
