Miracoli a Salerno. Il gol di Candreva al 90′ e le parate di Ochoa strappano un punto d’oro
di Sergio Del Vecchio
Salernitana dai due volti, bella per un tempo e fortunata. Ma si sa, la fortuna aiuta gli audaci e audaci sono stati sicuramente Memo Ochoa, i cui interventi sarebbe riduttivo chiamarli semplicemente parate (10 interventi, di cui alcuni hanno fatto gridare al miracolo, su 11 tiri avversari nello specchio della porta) e Antonio Candreva, a cui è toccata la sorte di beffare l’Inter nella più classica delle zone Cesarini, l’ultimo minuto. L’ex nerazzurro, che nel post partita ha ammesso di aver tentato il cross, pescando il jolly all’ultimo pallone ha avuto l’indubbio merito di crederci sino alla fine.
Dopo gli applausi del pubblico ai 40 anni dell’eterno campione Franck Ribery, ecco le squadre in campo. Inzaghi si piega alla logica del turnover in vista della sfida col Benfica, per cui in attacco ecco Correa al posto di Lautaro, in difesa De Vrij riprende la fascia da capitano e la posizione al centro della difesa fra Darmian e Acerbi, a centrocampo si parte con Gosens al posto di Dimarco e il giovane Asllani al posto di Brozovic.
La Salernitana parte col trio difensivo su cui ormai Paulo Sousa sembra non avere dubbi, Pirola, Gyomber e Daniliuc, a centrocampo Pasquale Mazzocchi non ancora recuperato fa posto a Bronn, preferito a Junior Sambia, Tonny Vilhena vince il ballottaggio con Bohinen. In attacco, a sorpresa, il tecnico portoghese preferisce partire con Piatek lasciando Dia in panchina, scelta molto criticata alla luce dell’andamento della gara. In conferenza stampa Sousa spiegherà che Dia, così come Coulibaly, sta osservando il “ramadan”, al di là dei recenti impegni in nazionale, per cui si è reso necessario “rischiare” per calibrare le forze dell’attaccante.
La Salernitana approccia la gara con un atteggiamento timido, quasi timoroso, a destra Bronn e Daniliuc concedono troppo spazio agli avversari che approfittano spostando le azioni sul lato di Gosens.
Nemmeno il tempo di prendere le misure agli avversari e l’Inter è già in vantaggio. Scambio di prima a centrocampo Darmian, Barella, Asllani, Lukaku. Quest’ultimo prolunga di testa per Gosens che nel frattempo da sinistra si è infilato nel corridoio centrale lasciato libero da Bronn e trovandosi solo davanti ad Ochoa non sbaglia infilando nell’angolo alla destra del portiere.
Pirola francobolla Lukaku e non lo molla perché sa che il belga è bravo a difendere palla ed a sfruttare anche centimetri di vantaggio per tentare il tiro in porta: come al 9’ quando, su passaggio di Correa, angola troppo il diagonale passando non lontano dal palo. Al 14’ ci prova ancora Gosens di testa su cross di Barella, Ochoa fa buona guardia.
Col passare dei minuti l’Inter alza il baricentro costringendo la Salernitana a giocare stretto tra le linee dove il centrocampo granata è in affanno contro quello più tecnico nerazzurro e finisce per perdere palla, il pressing è inefficace, Coulibaly è in difficoltà e spreca molto, tutta la squadra è lenta e imprecisa nelle ripartenze.
Al 32’ sempre Gosens, sempre da sinistra, mette al centro per Correa che stacca di testa e angola. Ochoa si distende in tuffo e inizia così il suo percorso di beatificazione del pomeriggio.
Sul finire del primo tempo l’Inter allenta la pressione, forse per rifiatare, la Salernitana ne approfitta per guadagnare metri e si fa anche vedere dalle parti di Onana con Coulibaly che tira da fuori senza troppa potenza. Nel finale di tempo ancora un’occasione Inter, stavolta da destra. Dumfries crossa al centro dove Lukaku fa valere i suoi centimetri in più colpendo all’interno dell’area piccola, Ochoa con un grande riflesso respinge impedendo al pallone di passargli sotto le gambe.
Al rientro dagli spogliatoi Paulo Sousa incomincia a muovere le sue pedine in un modo che risulterà poi vincente. Dia è in campo al posto di Bronn, la squadra inizia ad acquistare profondità in modo evidente, a centrocampo si cambia modulo, pareggiando il numero dei centrocampisti ma soprattutto portando su il baricentro del gioco con il risultato di aumentare la pressione sugli avversari cominciando a creare opportunità in attacco, sia nel corridoio centrale, con fraseggi e triangolazioni, che sulle fasce con la sovrapposizione dei laterali.
Le occasioni cominciano a fioccare da una parte e dall’altra, l’Inter, dato il tasso tecnico individuale più elevato, riesce ad essere più pericolosa, ma la Salernitana dà la sensazione di poter rispondere.
Al 49’ Barella angola una rasoiata da fuori su cui Ochoa interviene quel tanto che basta per mandare il pallone sul palo. Replica granata con Candreva che trovandosi il pallone sul destro fa un tiro-cross che Piatek in buona posizione riesce solo a sfiorare deviandolo fuori.
Sempre da fuori, ci prova Mkhitaryan, ma trova Ochoa a deviargli il tiro in calcio d’angolo. Il numero dei corner dell’Inter incomincia a salire e proprio da uno di questi nasce l’azione più pericolosa e più incredibile del match. Gosens di tacco devia il cross al centro dove c’è Lukaku che per anticipare il suo marcatore si butta in tuffo, quasi ad occhi chiusi, è a non più di mezzo metro dalla linea di porta, il pallone si stampa sulla traversa! Sul rimbalzo si avventa De Vrij che va di testa a colpo sicuro, stavolta è un super Ochoa a respingere il pallone proprio sulla linea.
E’ il momento delle sostituzioni, probabilmente la chiave dell’incontro. Sousa cambia Pirola con Troost-Ekong e Coulibaly con Nicolussi Caviglia, ma i cambi non alterano l’equilibrio dei reparti, anzi danno maggiore compattezza al centrocampo oltre alla freschezza atletica necessaria. Nicolussi Caviglia in particolare entra con personalità, si muove bene tra le linee, si propone in attacco e alla fine riceverà i complimenti del Mister. I cambi dell’Inter invece disuniscono la squadra senza far notare un cambio di passo o un miglioramento del rendimento fisico generale. Lautaro Martinez, entrato al posto di Correa, è tutt’altro che esplosivo, si presenta solo davanti ad Ochoa partendo in contropiede da centrocampo, ma rallenta e tira debolmente. Così Brozovic al posto di Barella, uno dei migliori del primo tempo, è sicuramente un passo indietro. Così ancora Gagliardini per Asllani, anche lui reduce da una buona frazione di gara.
Nel frattempo Candreva si è spostato a destra e spesso e volentieri si propone al cross. Da un suo traversone al 71’ la deviazione di Dia che sotto porta anticipa Darmian e stampa il pallone sulla traversa.
All’84’ Lukaku ci prova ancora, controlla e tira angolato, ma Ochoa è sempre lì e respinge in angolo, sugellando il momento negativo del gigante belga, che a fine partita andrà sotto la curva dei tifosi a chiedere scusa.
E’ il novantesimo, la palla arriva a Candreva che avanza indeciso se tentare l’affondo o passare a un compagno vicino che però non vede, quindi avanza ancora e lascia partire un cross che diventa un tiro beffardo, una palombella carica di effetto che sorprende Onana: è il pareggio. L’Arechi esplode, la curva nerazzurra resta pietrificata, ma alla fine il risultato è giusto così.
