Al FantaExpo il Collettivo “Moleste” presenta il libro di denuncia “Fai rumore. Nove storie per osare”.
di Sergio Del Vecchio-
Stalking, abusi, molestie, mille parole per descrivere un unico triste fenomeno che non risparmia nessun ambito, ma di cui fortunatamente si parla sempre più. Incontriamo Carmen Guasco nella sala conferenze del FantaExpo, alla presentazione dell’antologia a fumetti “Fai rumore. Nove storie per osare”.
Carmen Guasco, fai parte del Direttivo del Collettivo “Moleste”: ci racconti di questo gruppo?
Moleste è un collettivo fondato nel 2020 per denunciare abusi e violenze del mondo del fumetto. Abbiamo pubblicato e sono ancora ovviamente online sul nostro sito, moleste.org, delle testimonianze di persone che raccontano le loro esperienze di abusi, di molestie e anche di violenze ma sono tutte testimonianze anonime senza alcuna possibilità di capire chi siano le vittime proprio perché il nostro intento non era quello di fare del giustizialismo all’americana. Siamo state paragonate al “Me Too” ma non abbiamo quell’impronta, il nostro obiettivo era più un cercare di portare luce e consapevolezza del problema piuttosto che farne una gogna, perché ci rendiamo conto di come sia una questione culturale in cui tutti facciamo parte dello stesso sistema. Quello che possiamo fare è raggiungere una consapevolezza attraverso l’educazione a determinati atteggiamenti, dare loro un nome per comprendere perché sono sbagliati, magari a cosa possono portare, ma sia dal punto di vista delle donne che degli uomini, in generale, perché sono tutti esposti allo stesso problema.
Come nasce il vostro sodalizio?
Ci siamo ritrovate perché siamo intanto tutte fumettiste. Si iniziò a parlare di “grooming” [adescamento di minori attraverso il web- N.d.r.] negli Stati Uniti sempre nel mondo del fumetto e ci si interrogò su questa cosa. Nello specifico ci fu una fumettista, Francesca Torre, che scrisse questo articolo “di cosa parliamo quando parliamo di molestie nel mondo del fumetto” pubblicato sulla rivista online StayNerd da cui più o meno incominciammo a metterci un po’ tutte insieme per cui iniziando a parlare fra di noi scoprimmo che c’erano dei comportamenti di vario genere che pensavamo fossero singoli episodi invece erano molto più diffusi e frequenti di quanto pensassimo ed in particolare ciò avveniva spesso in determinati contesti che erano appunto le case editrici, le scuole del fumetto e le fiere. Iniziando a raccogliere tutte queste testimonianze abbiamo incominciato a chiederci che cosa fare, consapevoli che ormai non potevamo più restare in silenzio e far finta di nulla, e alla fine abbiamo deciso di proseguire nella direzione dell’attivismo e della denuncia.
E i risultati si sono visti. Quello presentato al pubblico del FantaExpo di Salerno è solo l’ultimo in ordine di tempo: si tratta di “Fai rumore. Nove storie per osare”, un’antologia a fumetti di denuncia, tutta al femminile, edita dalla Casa Editrice Il Castoro.
Il Castoro è una Casa Editrice che si indirizza proprio al target “young adults”, quindi ragazzi e adolescenti, e ha sempre avuto per certi versi un’impronta molto pedagogica. Quando abbiamo avuto questa proposta editoriale abbiamo subito accettato perché era in linea con quello che volevamo, cioè non fare la narrazione del dolore ma trattare l’argomento da diversi punti di vista. Sono nove storie, nove tipi di abusi, sono scritte e realizzate al femminile ma sono destinate alle donne come ai ragazzi. E’ una visione trasversale del problema.
Si tratta di storie che prendono spunto da fatti realmente accaduti?
C’è sicuramente la storia di Anna Cercignano che è dichiaratamente autobiografica ma non è quello che ci interessa, anzi il riferimento alle persone coinvolte è proprio quello che vogliamo evitare, perché questo scatena una curiosità morbosa e inutile. Vogliamo vedere il problema in chiave positiva individuando le azioni di supporto e soluzioni concrete non necessariamente di tipo consolatorio. Qui non esistono ricette standard applicabili per tutti.
Il vostro collettivo ha una sede fisica o virtuale?
E’ virtuale. Siamo sparse per tutta Italia. Il nostro primo impegno è stato quello di creare una rete di CAV, centri anti violenza, infatti in ogni regione ne abbiamo qualcuno, anche qui a Salerno ce ne sono un paio, in particolare volevamo creare una rete italiana sia per donne che per uomini (ci tengo a sottolinearlo). E’ stato un tentativo che poi è andato bene.
Tu sei salernitana, da quanto tempo lavori nel mondo del fumetto?
Ho frequentato la Scuola Salernitana del fumetto Comix Ars dove sono stata prima alunna poi insegnante finché poi con il Covid non è cambiato tutto. Attualmente insieme ai miei colleghi ex insegnanti abbiamo aperto una nuova scuola che non è solo di fumetto, è multidisciplinare. Ecco, per riagganciarmi a “Fai rumore”, qui io sono il Garante Etico della Scuola. Siccome ho sempre insegnato ad adolescenti ed è un mondo che conosco bene, ho sempre pensato che la soluzione per contrastare questo problema all’interno delle scuole sia la presenza di un Garante Etico che si occupi di rispondere a determinate esigenze, qualcuno a cui rivolgersi per essere ascoltati. Potrebbe essere un buon esempio da esportare in tutti gli ambiti, sia pubblici che privati.
