258 Minutes. Il fotografo napoletano Angelo Ferrillo rievoca la strage del Bataclan del 2015
A novembre 2015 avevo programmato una breve vacanza a Parigi. Un’occasione per vedere il Paris Photo (la fiera più importante dedicata all’arte fotografica), ma anche un’occasione per tornare nella Ville Lumiere.
Una settimana prima di partire ho dovuto rinunciare al viaggio, per motivi di lavoro, per cui prenotazione aerea persa e disdetta dell’albergo senza danni economici. Mai disavventura più lieta poteva capitarmi.
Premetto che all’epoca non conoscevo il Bataclan, e forse non ci sarei neanche andato, ma l’idea di aver sollevato i miei cari dal pensiero di avere a Parigi un parente, mentre si scatenava l’inferno in quella città, mi ha rasserenato molto.
Questa premessa per dire che quando ho letto della pubblicazione di questo volume che rievoca, ad un anno dall’accaduto, quei tragici eventi, la mia curiosità era tanta.

Angelo Ferrillo è un fotografo napoletano che ha deciso di raccontare quell’attentato in una maniera diversa dal solito: dopo un anno ripercorrere le tappe degli eventi di quella notte.
258 MINUTES è il titolo della pubblicazione, perché 258 sono i minuti che intercorrono dal primo attacco al ristorante Events, in prossimità dello Stade de France, fino all’attacco all’interno del Bataclan, nel bel mezzo del concerto rock degli Eagles of Death Metal.
Ferrillo ripercorre le emozioni e le sue visioni attraversando quegli stessi luoghi proprio in 258 minuti, cercando di capire attraverso i suoi scatti come raccontare un percorso attraverso una Parigi martoriata da quegli attacchi.
Non si tratta solo ed esclusivamente di un libro fotografico. Ogni foto è contestualizzata rispetto all’orario in cui sono avvenuti i fatti e cerca di riportare il lettore in quel medesimo punto, ma un anno dopo gli attentati, nel tentativo di trasmettere le emozioni e gli stati d’animo che quei drammatici momenti del 2015 hanno prodotto.
La pubblicazione è corredata da una serie di infografici utilizzati per riassumere e rappresentare le reazioni delle piattaforme social rispetto agli eventi e soprattutto il contributo che hanno dato nella descrizione dei fatti mentre questi accadevano.
Un racconto cupo e scuro che, anche dopo un anno di distanza, non lascia speranze e non lascia spazio ad emozioni diverse da quelle del dolore. Questo è quello che colpisce.
L’oscurità così ben rappresentata non solo attraverso gli scatti ma anche grazie alla modalità insolita di narrazione.
La pubblicazione di questo libro è frutto di una campagna di crowdfunding sostenuta da persone che hanno permesso e voluto che questo libro venisse pubblicato.
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Umberto Mancini
