Le catacombe prossime venture

Consumo di suolo e degrado del territorio –

Con l’estate arriva il rapporto 2016 dell’ISPRA sul consumo di suolo, un fenomeno sottovalutato se non ignorato fino a pochi anni fa, che produce danni all’ecosistema e alle caratteristiche proprie del terreno. Il suolo vede alterate le proprie funzioni produttive, climatiche, di regolazione idrica e di conservazione della biodiversità. Se esse fossero irreversibilmente compromesse o scomparissero del tutto, agli esseri umani non resterebbe spazio che in un altro pianeta o più probabilmente nel sottosuolo catacombale in cui cercare di trovare o di riprodurre condizioni minime di sopravvivenza.

Fantascienza?
Forse, ma è bene non fasciarsi la testa e riflettere almeno sui dati ISPRA relativi alla nostra regione divulgati da Legambiente. In tempi di Olimpiadi, la Campania conquista un impressionante primato nazionale con il Comune di Casavatore sul cui territorio quasi il 90% del suolo è ormai perso. Nella classifica dei primi 12 Comuni ben 11 sono nel napoletano, tra cui Arzano e Melito di Napoli rispettivamente secondo e terzo. Valori critici anche per Eboli con il 26,4% del suolo consumato e Battipaglia al 46,7%. Sorprendentemente il comune di Serre è quello con incremento maggiore rispetto al 2012 per suolo consumato pari al 16,8%.
A livello provinciale maglia nera per la Provincia di Salerno con 43.807 ettari di suolo consumato nel 2015 (erano 31.430 ettari nel 2012) pari al 9,2 % di perdita; seguono nell’ordine le province di Napoli, Caserta, Avellino e Benevento.

In Campania viene complessivamente superato il 10% di suolo consumato, con un incremento dello 0,6% rispetto agli ultimi dati del 2012 e con una consistente percentuale illegale dovuta alle circa sessantamila case abusive realizzate negli ultimi dieci anni.

Consumare suolo non è solo ambientalmente irresponsabile, ma anche economicamente dannoso, come mette per la prima volta in evidenza il rapporto. Secondo le stime dei costi “nascosti” provocati dalla trasformazione forzata del territorio avvenuta tra il 2012 e il 2015, gli oneri più alti derivanti dal consumo di suolo sono a carico della provincia di Salerno con circa 13 milioni di euro che i cittadini ivi residenti potrebbero essere chiamati a ripianare già dal 2016 in poi per fronteggiare le conseguenze dei danni negli ultimi 3 anni (2012-2015). Segue la Provincia di Caserta con circa 12 milioni di costi annuali, poi quella di Napoli con 10,5 milioni. Chiudono le Province di Benevento e Avellino con 5 milioni.

Ma come sono calcolati questi costi? In sintesi, in base alla quantità di territorio calpestabile nuovo consumato e alla perdita delle precedenti caratteristiche positive quali destinazione agricola ed ecosistemica, stoccaggio di carbonio, protezione dall’erosione. Il territorio sigillato non si ferma davanti a fiumi, laghi, coste ed aree protette, avanzando anche in zone a rischio sismico e idraulico. Il prezzo a carico dei cittadini nel 2016 viene valutato intorno agli 800 milioni di euro, da sborsare già da quest’anno per fronteggiare le conseguenze del consumo di suolo dal 2012 ad oggi. Consumo che viaggia alla media di ben 35 ettari al giorno, più di 4 metri quadri al secondo.

Come se ne può uscire?

Va detto anzitutto che in Europa come nel Nord America, esiste un vasto movimento di critica radicale all’espansione del cosiddetto “urban sprawl”. Secondo questo movimento la crescita estensiva e disordinata dell’urbanizzazione corrisponde ad uno sviluppo intrinsecamente inefficiente ed energivoro, socialmente instabile, consumatore di suolo e di risorse ambientali sempre più, invece, da salvaguardare.

La critica al consumo e al cattivo uso del suolo è connaturata alla storia del movimento ambientalista italiano. Per cui lasciamo le conclusioni ad Anna Savarese, vicepresidente Legambiente Campania che auspica norme, azioni e strategie urgenti che mettano al centro la rigenerazione urbana e il suolo inteso come bene comune e preziosa risorsa da tutelare. Annuncia che con queste finalità Legambiente Campania ha promosso l’Osservatorio/Laboratorio Regionale sul Consumo di Suolo, per segnalare alle istituzioni la necessità di indirizzare la pianificazione territoriale verso una decisa politica urbanistica incentrata sulla sostenibilità ambientale e sulla riqualificazione edilizia, energetica e antisismica del patrimonio esistente.

Ci resta che aggiungere soltanto che gli appelli degli ambientalisti hanno raggiunto un primo risultato: qualche mese fa è stato approvato alla Camera il ddl per il contenimento del consumo di suolo e riuso del suolo edificato. Il provvedimento adesso è fermo al Senato ma ci si augura che in tempi ragionevoli possa completare l’iter fino all’approvazione definitiva.

Vincenzo Iommazzo

Vincenzo Iommazzo

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