Il teatro dell’assurdo
di Pierre De Filippo-
È notte quando il sindaco di Mariupol, Vadym Boychenko, pubblica un video sul canale Telegram del consiglio comunale e dà un annuncio: “oggi c’è stata una terribile tragedia per la nostra Mariupol, di cui non è rimasto praticamente nulla. Il Teatro Drammatico, dove si nascondevano le persone, è stato distrutto da un bombardamento. Un luogo dove hanno trovato rifugio più di mille persone. Questa è una terribile tragedia, non lo perdoneremo mai. Ma non ci arrenderemo”.
E dire che gli ucraini s’erano premurati di scrivere attorno al teatro e a caratteri cubitali che lì dentro c’erano anche dei bambini, che quello era un luogo “sensibile”, civile e non militare. Ma forse proprio per questo è stato colpito, nonostante i russi in queste ore stiano smentendo di averlo fatto. Ma ora negherebbero anche l’evidenza, solo potessero.
Ma è in tutta l’Ucraina che si continua a combattere: dalle sirene della capitale Kiev, che ormai suonano di continuo agli almeno ventuno morti di Kharkiv, a seguito di un raid russo. Colpita anche la città di Merefa, nel distretto proprio di Kharkiv, anch’essa dal cielo: i russi hanno bombardato una scuola ed il centro comunitario locale che è stato distrutto. Il ministro ucraino alla Difesa Reznikov, intervenuto al Parlamento europeo, ha commentato la situazione di Volvovakha, vicino Mariupol, che “esiste solo sulla cartina, perché in realtà Volnovakha non esiste più, non è rimasto più nemmeno un edificio. In tre settimane sono state distrutte 400 scuole, 110 ospedali, e più di 1000 edifici residenziali. Oggi la Russia ha un unico scopo” ha concluso “quello di distruggere l’Ucraina”.
Ma anche la Russia continua ad avere le sue perdite, tra generali uccisi, aerei colpiti e militari sempre più alienati da una guerra che neanche loro vogliono combattere.
I negoziati proseguono ma, come è comprensibile, le bombe e i morti non sono un buon viatico. Sia Kuleba che Zelensky sono tornati sul tema: “devo essere chiaro” dice il ministro degli Esteri “entrambe le delegazioni sono lontane dal raggiungere un accordo sulla situazione attuale”. Il Presidente – che è stato accolto da una ovazione al Bundestag – aggiunge che “i negoziati sono ancora in corso e sono abbastanza difficili. Se lanciano deliberatamente missili contro asili, scuole e università questo significa superare ogni linea…”.
A livello internazionale, Stoltenberg torna a ribadire l’impossibilità a poter ricorrere, senza peggiorare le cose, ad una no fly zone: “forniamo sistemi di difesa antiaerea e missile ma una no-fly zone implica attaccare o abbattere aerei russi…” e questo sarebbe preferibile evitarlo.
D’altro canto, il prode Lukashenko ha fatto sapere che “se l’Ucraina dovesse continuare la sua escalation contro la Bielorussia, Minsk non la lascerà senza risposta…”. E ci mancherebbe pure, verrebbe da dire. Pare che Lukashenko non aspetti altro per poter correre, finalmente a viso aperto, verso il suo sodale Putin.
E l’Italia c’è e batte un colpo con la sua voce più autorevole. “Italiani ed europei” dice il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “siamo chiamati alla solidarietà e all’aiuto nei confronti delle popolazioni terribilmente colpite, e all’impegno perché si fermino i combattimenti, si ritirino le forze d’occupazione e venga ripristinato il diritto internazionale”.
Come sempre parole chiare, diplomatiche ma senza possibilità d’esser fraintese.
È poi Di Maio a far sentire nuovamente la sua voce: “ho sentito il collega Dmytro Kuleba. Ribadito che l’Italia sostiene il popolo ucraino. Resistenza Ucraina è resistenza europea, argine ad avanzata violenta e pericolosa dell’esercito russo. Massimo sforzo per ritrovare pace e fermare atroce l’atroce guerra che sta causando sofferenza e morte”.
Intanto, è previsto per il 22 marzo alle ore 11 il collegamento con Montecitorio da parte di Zelensky nel suo giro programmato per le Cancellerie europee.
Biden è stato chiaro: Putin è un terrorista.
Ci avviamo verso una nuova guerra fredda?
https://creativecommons.org/licenses/by/4.0
