Guerra quarto giorno: le notizie della sera

di Pierre De Filippo-

Alle 12, Mosca aveva lanciato a Kiev un ultimatum: attenderemo fino alle 15, le 13 in Italia, dopodiché sarà chiaro che l’Ucraina non vuole sedersi al tavolo del negoziato. “Kiev risponda o sarà responsabile dei prossimi eventi”, la minaccia.

Ma Kiev ormai non è più nella debole posizione di chi deve accondiscendere e fa sapere che “la Russia sta cercando di mettere l’Ucraina in condizioni di ultimatum inaccettabili che abbiamo rifiutato categoricamente ormai molto tempo fa”.

Dunque, muro contro muro.

L’appello scade infruttuoso mezz’ora prima che il governatore di Kharkiv annunci “abbiamo cacciato i russi dal nostro territorio…”.

Di Maio, la cui autorevolezza sta crescendo di ora in ora e di giorno in giorno, propone a tutta l’Ue di chiudere lo spazio aereo alla Russia, e così fa subito dopo la Francia.

La “retorica aggressiva” – come la definisce Stoltenberg – sulle armi nucleari da parte di Mosca prosegue mentre i bombardamenti sul campo non si interrompono.

Ma è l’Unione europea a battere colpi: prima si dice pronta – e ci mancherebbe pure – ad accogliere “i milioni di rifugiati ucraini che certamente arriveranno” e poi, soprattutto, per bocca di Borrelli, annuncia di inviare armi all’Ucraina. È la prima volta che l’Unione lo fa verso un Paese terzo.

Sul sistema Swift tutti paiono concordare e la Von der Leyen riporta che “con una mossa senza precedenti vieteremo la presenza in Ue della macchina mediatica del Cremlino. Russia Today e Sputnik, che sono controllate dal governo, e le testate a loro legate non potranno più diffondere le loro bugie per giustificare la guerra di Putin e creare divisioni nell’Unione. Stiamo sviluppando gli strumenti per vietare questa disinformazione tossica e dannosa in Europa”.

Quella europea è, fino a questo momento, una risposta chiara e multiforme: dalle sanzioni alle armi, dagli uomini allo Swift, fino alle “aggressioni” ai patrimoni personali di Putin e company e ai media.

Una unità di intenti alla quale non eravamo certo abituati.

Alla fine, dopo un pomeriggio di tira e molla, le rispettive diplomazie si accordano per riaprire il dialogo. Domani, in Bielorussa, in una sede accettata dal governo ucraino.

Speriamo sia un giorno buono.

 

 

 

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