Spreco alimentare: intervista a Francesca Fioretto, dalla Campania al Piemonte, dirigente veterinario ASL

di Clelia Pistillo-

Parliamo di spreco alimentare con la dottoressa Francesca Fioretto, napoletana di origine ma da 14 anni attiva in Piemonte nell’ASL CN2 di Alba-Bra. È attualmente responsabile PAISA, Piano aziendale integrato sicurezza alimentare e Allerte Alimentari e da gennaio 2021 anche del progetto “Attenti allo Spreco”.

-Lo spreco alimentare è un problema etico, economico ed ambientale. Ma precisamente cosa intendiamo per spreco alimentare e che differenza c’è tra spreco alimentare e perdita alimentare?

Per “spreco alimentare” intendiamo il prodotto alimentare scartato dalla catena agroalimentare che ha perso valore commerciale ma che può essere ancora destinato al consumo umano.

La “perdita alimentare” è un concetto più ampio e sta a significare la diminuzione nella quantità e qualità degli alimenti che si realizza nelle fasi di produzione agricola e post raccolta fino alle lavorazioni industriali. Molteplici sono le sue cause tra le quali: fattori climatici, surplus produttivi, limiti nelle tecniche agricole e nelle infrastrutture per lo stoccaggio, trasporto e lavorazione.

-Come si può evitare o prevenire lo spreco e come invece si può gestire quello che inevitabilmente si genera a livello domestico ?

E’ noto che in ambito domestico lo spreco alimentare raggiunge i livelli più alti rispetto a tutte le altre fasi della filiera agroalimentare.

Il nostro progetto ASL ha lo scopo di sensibilizzare le famiglie ad adottare comportamenti e stili alimentari che portino a prevenire gli sprechi o a gestirli nel migliore dei modi.

Imparare a conservare in frigo gli alimenti, non cedere agli acquisti compulsivi, fare una lista della spesa, evitare di preparare porzioni abbondanti sono tra le tecniche da adottare ai fini della prevenzione degli sprechi alimentari.

La cucina del recupero, invece, rappresenta un modo virtuoso per gestire le pietanze avanzate e non alimentare i rifiuti domestici.

– Le stime annuali cosa ci dicono sullo spreco alimentare a livello globale?

A livello globale è stato stimato che circa 1/3 della produzione annua di cibo finisce nella spazzatura. Essa corrisponde a 1,3 miliardi di tonnellate di cibo sprecato, che sarebbero sufficienti a sfamare 4 volte gli 868 milioni di persone che soffrono la fame.

-Lo spreco alimentare ha sicuramente delle implicazioni di tipo etico sociale, economico e ambientale. Che cosa si intende più precisamente?

Le implicazioni etiche sono legate al fatto che è inaccettabile lo spreco di alimenti che potrebbero servire a sfamare famiglie in difficoltà. Al giorno d’oggi si muore ancora di fame (ogni giorno circa 16000 persone muoiono di fame) nei paesi più poveri, mentre in altre parti del mondo si assiste a fenomeni quali sovrappeso ed obesità.

Gli effetti negativi dello spreco alimentare a livello economico sono conseguenti ai costi necessari per la produzione degli alimenti, legati alle materie prime, alle energie, alle risorse idriche ed umane impiegate.

Lo spreco alimentare incide negativamente anche sull’ambiente per gli effetti del depauperamento del suolo e delle acque, delle emissioni atmosferiche e dei rifiuti prodotti.

-Perché le famiglie sprecano? E cosa possiamo fare per evitare comportamenti errati? Consigli per una spesa più attenta e consapevole.

Le famiglie sprecano perché acquistano e cucinano troppo. Perché cedono alle promozioni ed agli acquisti compulsivi. E aspetto molto importante le famiglie non sanno conservare gli alimenti nel proprio frigo.

​Una spesa più attenta e consapevole dovrebbe prevedere le reali necessità della famiglia evitando così il superfluo. Poi imparare a leggere le etichette alimentari aiuterebbe a gestire meglio le scorte di prodotti dalla conservabilità prolungata ed i cibi più facilmente deperibili.

Uno dei principali problemi è quello delle microplastiche nella catena alimentare. Ce ne parla?

Circa 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica entrano globalmente negli oceani ogni anno. Questa plastica si decompone in parti più piccole e quella con diametro inferiore a 5 millimetri (“microplastica”) può essere ingerita da pesci e molluschi ed entrare così nella catena alimentare.

– Quali sono i principali problemi legati alle microplastiche?

Le microplastiche possono assorbire contaminanti ambientali soggetti a bioaccumulo e tossici presenti nell’ambiente marino (policlorobifenili PCB e idrocarburi policiclici aromatici-IPA).

Sono state rilevate concentrazioni fino a 2750 ng/g di PCB e 24000 ng/g di IPA all’interno di microplastiche depositate presso le spiagge. Inoltre le microplastiche possono costituire il substrato per l’insediamento di organismi viventi, alcuni potenzialmente patogeni: invertebrati marini, microalghe, batteri, virus e funghi.

Le Microplastiche sono state ritrovate in diversi ambienti acquatici comprese le aree di acquacoltura e a diverse profondità. Nei pesci sono state ritrovate solo nel tratto gastrointestinale. Il problema per l’uomo si pone per i molluschi bivalvi, crostacei e pesci piccoli consumati interamente. Studi sperimentali hanno inoltre concluso un possibile effetto sulla ricchezza e sulla abbondanza delle specie e sulla produttività degli habitat

-Cosa possiamo fare per uno stile di vita più sostenibile?

Ogni singolo individuo può fare tanto per difendere l’ambiente.

Al supermercato si possono evitare gli imballaggi alimentari inutili (ad esempio ortaggi e frutta imballati singolarmente con plastiche) e prediligere frutta e verdura sfuse portando da casa borse capienti.

Ridurre l’acquisto di bottiglie d’acqua di plastica e preferire la borraccia. Evitare l’acquisto di succo di limone confezionato in contenitori di plastica e preferire i limoni. Ridurre l’acquisto di bevande alla frutta confezionate e preferire quelle fatte in casa, più naturali e genuine.

A casa è necessario imparare a differenziare gli imballi e a riciclare quelli ancora in buono stato. Le idee per uno stile di vita più sostenibile sono tante e solo prendendo maggiore consapevolezza del problema ambientale da inquinamento da plastiche si potrà realizzare.

Clelia Pistillo

Ultimi articoli di Clelia Pistillo