Concertone del 1 maggio: comunisti col Rolex

-Clelia Pistillo.

Nelle scorse ore si è fatto un gran parlare di Fedez e del suo intervento durante il tradizionale concerto del 1 maggio. Dapprima il rapper si è rivolto a Mario Draghi sollecitandolo a fare qualcosa per i lavoratori dello spettacolo, completamente dimenticati dopo un annus horribilis, in seguito si è pronunciato contro lo stallo della legge Zan, presa in ostaggio da Ostellari.

Il giovane rapper ha inoltre preso di mira i vertici della Rai per aver tentato preventivamente di censurare parte del suo monologo nel quale citava nomi e i cognomi dei politici leghisti, autori di imperdonabili frasi omofobe.
Immediate le reazioni e puntuale la condanna rivolta al tentativo di censura messa in atto dalla Rai, in molti casi apparsa ipocrita se si considera che i vertici sono stati nominati dalla Lega e dai 5 stelle.

Dure le critiche al rapper, colpito in particolare non per il contenuto del messaggio quanto piuttosto per il suo patrimonio. Hanno fatto da contraltare i numerosi messaggi e post di ringraziamento da parte di tanti altri esponenti di partiti ed associazioni che si battono per i diritti.
Prevedibile e scontato l’attacco a Fedez proveniente delle destre. Ciò che non ho molto compreso sono i numerosi commenti critici da parte anche di una larga fetta dell’elettorato e di qualche politico di sinistra. A giudicare dai commenti sui social sembra non poter essere accettabile che un ragazzo “privilegiato” come Fedez possa rivendicare il rispetto dei diritti civili. Come se un cappellino della Nike o un Rolex possano escludere dal dibattito. Poco importa se Fedez non abbia percepito alcun compenso per questo intervento e abbia provveduto a pagare i suoi collaboratori di tasca propria, poco contano le numerose iniziative benefiche intraprese dal giovane e da sua moglie.

Da quando è cominciata la pandemia, la coppia, consapevole della propria immagine e del proprio potere mediatico, ha intrapreso una campagna di sensibilizzazione all’uso della mascherina ed ha promosso una raccolta fondi per la costruzione di un reparto Covid. Furbastri, dice qualcuno. Io dico che se hai 34.000.000 di followers ben venga che si veicolino messaggi positivi.

Da qualche tempo, come molti altri artisti, Fedez pare abbia intrapreso una battaglia a favore dell’approvazione della legge Zan che, rifacendosi alla legge Mancino, contrasta i reati di razzismo e prevede da uno a quattro anni di carcere per chi istiga alla violenza omofobica, intervenendo sull’articolo 604 bis del codice penale.

La citata legge, dopo aver ottenuto l’approvazione alla Camera, è rimasta boccata a Palazzo Madama a causa dell’ostruzionismo esercitato dai partiti di centrodestra, soprattutto della Lega e in particolare da Ostellari e Pillon. Questi ultimi, fermi sostenitori della famiglia tradizionale, stanno opponendo una strenua resistenza e potrebbero proporre ancora numerose modifiche al testo della legge rischiando di affossarla.

Quindi, anziché attaccare Fedez per il suo patrimonio, cerchiamo di restare nel merito delle sue parole e del tema da lui toccato. È un artista ed ha fatto ciò che un artista dovrebbe fare: lanciare alcune denunce più che condivisibili.

Inaccettabile la risposta dalla destra che, non avendo altri argomenti, non ha potuto fare altro che attaccare Fedez per la sua Lamborghini e per il cappellino indossato. Senza senso e, direi, del tutto fuori luogo, anche la contrapposizione dell’artista ad Antonio Gramsci. Tutti sintomi di una debolezza intellettuale.

Eccessivi anche gli applausi di una certa parte della sinistra che affronta tiepidamente temi bollenti. Tutte queste reazioni non fanno altro che mettere in luce il vuoto politico italiano.

Forse è arrivato il momento per molti politici di destra e di sinistra di rispolverare davvero i volumi di Gramsci e dimostrare di averli compresi. E chi si è messo alla ricerca di vecchie frasi incriminanti pronunciate dal rapper manifesta tutta la propria inadeguatezza e inferiorità rispetto ad un giovane che, al di là dei moralismi, ha dimostrato che non serve essere santi per fare qualcosa di buono e soprattutto, che ci si può sempre migliorare.

Bene, ora lo dimostrino anche i politici.
Sarebbe ora di comprendere che alcune battaglie ci investono in modo trasversale e vanno condotte insieme, uniti, a prescindere dal conto in banca e dai vestiti indossati. Sarebbe un atto di civiltà, e ben venga chi si rimbocca le maniche per dare il proprio contributo alla causa, ciascuno secondo le proprie possibilità e nel proprio quotidiano.
Fedez sostiene la legge Zan usando i mezzi che possiede. In questa occasione ha dato uno schiaffo morale bipartisan, scoperchiando un bel vaso di Pandora. Molti soggetti dovrebbero spogliarsi dell’ invidia, altri della convinzione di essere moralmente superiori, e cominciare ad agire concretamente.
Persino Che Guevara, quando gli chiesero se fosse comunista, rispose che non era iscritto a nessun partito. Precisò invece che, se indignarsi davanti ad un’ingiustizia volesse dire essere comunista, allora lui lo era.

Questo giusto per dire che alla fine le chiacchiere stanno a zero e contano i risultati, i fatti, a prescindere dai Rolex.

Clelia Pistillo

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