Angri: Stalking ai danni della fidanzata di 14 anni
Il caso dello stalking di Angri fa riflettere su prevenzione e strumenti di tutela- di Irene La Mendola-
Una ragazza di 14 anni di Angri (SA) sarebbe stata vittima di stalking da parte del fidanzato di 21 anni; il ragazzo l’avrebbe indotta a compiere atti di autolesionismo, minacciando di lasciarla e facendole temere per la propria incolumità.
Lo stato di terrore e paura sarebbe stato inflitto alla vittima non solo con violenza fisica alla presenza di altre persone e in pubblico, ma anche attraverso diversi messaggi sui social WhatsApp e Facebook.
La pena base per il reato di stalking è la reclusione da 1 anno a 6 anni e ½ ed è aumentata se il fatto è commesso con strumenti informatici. Pene ancora più severe, con aumento fino alla metà, nel caso la vittima sia un minore.
Mentre negli Stati Uniti il reato di stalking è normato sin dagli anni ’90 (con introduzioni temporali diverse da parte dei singoli stati), tale fattispecie di reato è stata introdotta nel codice penale italiano dal D.L. n. 11 del 23/02/2009 (decreto Maroni), all’art. 612 -bis, rubricato “atti persecutori”.
Il termine anglofono “stalking” è, piuttosto, utilizzato in maniera atecnica per indicare una serie di comportamenti molesti rivolti da un individuo ad un altro (appostamenti, telefonate, etc.).Affinchè sia punito il reato di atti persecutori, tali comportamenti devono essere ripetuti e tali da determinare nella vittima stati di ansia e paura, ovvero tali da ingenerare timore per la propria incolumità, ovvero tali da costringerla ad alterare le proprie abitudini di vita.
Esistono diversi tipi di stalking, quello sentimentale, familiare, occupazionale, condominiale e, ovviamente il cyberstalking, che annovera anche noti casi di vittime suicide.
La ragazza di Angri sarebbe stata maltrattata, anche fisicamente nel corso della relazione. Ma se di atti persecutori si parla, ciò vuol dire che la catena delle vessazioni è stata spezzata dopo una evidente reiterazione nel tempo. Una storia di orrore e violenza che poteva essere fermata molto prima.
E’ importante sapere che la tempestività della querela è fondamentale per impedire eventi tragici e che il persecutore può essere “fermato” anche prima delle temute lungaggini processuali, mediante l’ammonimento del Questore, un particolare strumento ispirato all’americano “ordine restrittivo”, per cui il colpevole viene diffidato a reiterare i comportamenti delittuosi.
Non solo. La riforma del Codice Antimafia del novembre 2017 prescrive misure di prevenzione nei confronti di persone indiziate del delitto di atti persecutori. E così un uomo di 35 anni di Andria (BT) è stato sottoposto la scorsa settimana alla sorveglianza speciale per la durata di un anno per atti persecutori, che sarebbero stati commessi ai danni della moglie.
Si tratta di una delle prime misure di sorveglianza speciale di pubblica sicurezza ad essere stata applicata sul territorio nazionale.
Ancora tanto può essere fatto per evitare comportamenti così gravi e allarmanti.
Traendo spunto dalla letteratura psicologica che individua nel persecutore stati alterati dell’io e profonda solitudine nelle vittime, sarebbe fondamentale intervenire non solo a livello repressivo, ma anche a livello educativo nei diversi gradi di istruzione scolastica, oltre ad adottare fondamentali politiche di sostegno per le associazioni e i centri di ascolto diffusi sul territorio, sempre più lasciati nell’ombra.
