50 anni fa “o milesimo” di Pele
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19 Novembre 1969: la squadra bianconera del Santos affronta i rivali del Vasco Da Gama. Negli spalti c’è un’indescrivibile tensione. Le due squadre si danno battaglia in campo, mentre tutto lo stadio è in attesa del “miracolo” e invoca un nome solo. Vasco-Santos non ha nulla in palio; è una partita come tante, che, però, per i tifosi ha un significato che va oltre il risultato finale.
I tifosi sono lì per vedere il patrimonio nazionale del calcio brasiliano. I tifosi sono lì perché tra i 22 in campo ce n’è uno che merita di essere sostenuto, nonostante possa essere un avversario. C’è l’uomo dei record, colui che ha unito un paese, colui che ha vinto tutto e che ancora oggi è riconosciuto come “O Rei”. Ad un tratto l’arbitro fischia. Fallo in area di rigore del Vasco. Il direttore di gara non ha dubbi: calcio di rigore netto.
Tra gli spalti un breve silenzio che si evolve in tensione, rumore e passione, il miracolo si sta per compiere. Senza timore, il pallone viene preso da un ragazzo del Santos, che di professione fa l’attaccante e che indossa la maglia numero 10. È una situazione come tante per lui, anzi, forse anche la più agevole e banale. Trasformare un rigore, per uno che ha fatto la bellezza di 999 gol, non dovrebbe essere un problema. Eppure, qualcosa nell’aria è diverso dal solito.
La partita non viene giocata né nel campo del Vasco, né nel campo del Santos, bensì al Maracanà. La storia vuole che quello stadio, così grande e così importante, debba essere teatro del giocatore che dopo anni ha fatto diventare il calcio brasiliano il migliore al mondo. La mente del numero 10 sarà sicuramente tornata al 1950 quando nello stesso stadio il Brasile perse la finale mondiale più famosa di sempre contro l’Uruguay provocando sconforto, lacrime e, addirittura, molti suicidi, perché il calcio in Brasile è una cosa molto seria. La leggenda vuole che durante quella partita l’attuale attaccante bianconero, allora poco più di un ragazzino, fosse con il padre e vedendolo piangere insieme ad un’intera popolazione disse “Papà non preoccuparti, un giorno il Mondiale lo vincerò io”. Non sappiamo quanto di vero ci sia in questa frase. Sappiamo solo che quel ragazzino, nato in povertà, deriso da tutti fino ad avere un nomignolo che lui odiava profondamente, ma che poi l’ha portato a diventare leggenda, quel mondiale lo vinse ben 3 volte (una contro l’Italia) da protagonista assoluto. Quello stadio non rappresentava più un cimitero di ricordi tenebrosi, ma divenne il simbolo dell’orgoglio carioca, la dimora della temuta e onorata nazionale brasiliana capitanata dal suo numero 10, Edson Arantes Do Nascimiento, meglio noto come Pelè.
19 Novembre 1969: l’uomo si permette il lusso di andare per la seconda volta sulla luna, compiendo un miracolo della scienza e tecnologia senza precedenti. Peccato per loro che lo stesso giorno Pelè al Maracanà segna su rigore il gol numero 1000 della sua carriera che vanterà circa 1300 gol all’attivo.
La palla entra in rete, i tifosi invadono il campo e inducono il direttore di gara alla sospensione. I giornali brasiliani il giorno dopo sono unanimi : “Luna, già vista. Pelè, mai visto”. Ed ecco un altro record. L’uomo che aveva battuto tutti e aveva reinventato la parola Calcio, aveva battuto anche la luna grazie ad un calcio di rigore.
