ll declino della cultura e dell’educazione in Italia
Una sfida urgente per il futuro del Paese.
di Luigi D’Aniello-
Negli ultimi anni, il mondo culturale ed educativo italiano, pilastro fondamentali della democrazia, della crescita e del progresso civile, sta attraversando una crisi profonda e preoccupante che rischia di compromettere gravemente il futuro della nostra società.
Purtroppo, questa fondamentale funzione sta progressivamente svanendo: la frammentazione delle università pubbliche, l’esplosione di istituzioni private e la diffusione delle lauree telematiche stanno contribuendo ad un sistema che premia la superficialità anziché la qualità, il profitto invece della meritocrazia.
La denuncia di un docente anonimo di una di queste università descrive un vero e proprio fortino di esami iper-semplificati, test copiati e titoli conseguiti in tempi record, senza alcun vero sforzo che venga riconosciuto come formazione. Questi titoli, dunque, equiparati per legge a quelli ottenuti con l’impegno e la fatica, vengono conseguiti senza che lo studente sia realmente coinvolto nel processo di apprendimento, relegato a ruolo di cliente che ha sempre ragione.
Un sistema che, più che valorizzare il sapere e l’impegno, premia l’indolenza e la passività, contribuendo a un’immagine distorta del valore della formazione superiore, un sistema culturale sempre più appiattito che si indirizza verso il basso. Questa mentalità mina le basi di una cultura meritocratica, di un confronto aperto e onesto, elementi fondamentali per una società democratica e tollerante dando vita ad un impoverimento di valori e competenze, che si riflettono in una società meno riflessiva, più influenzabile e meno consapevole delle proprie radici e del proprio ruolo nel contesto globale.
Ma la crisi non si ferma qui.
A tutto ciò si aggiunge un atteggiamento di superiorità e di chiusura tra i rappresentanti delle istituzioni che limita lo spazio al dibattito critico aperto e contribuisce a una crescente autocensura. In un clima così, la tolleranza, il confronto, il rispetto delle opinioni diverse vengono progressivamente soffocati dando vita ad perdita pericolosa: sono proprio questi valori a costituire il fondamento di una democrazia matura e di un sapere condiviso, senza, si apre lo spazio all’ovvio e dell’ignoranza, con conseguenze gravissime per la nostra libertà intellettuale e democratica.
A mettere in prospettiva questa deriva, bastano le parole di Fëdor Dostoevskij, che già un secolo fa avvisava di un tempo in cui le persone intelligenti avrebbero smesso di poter esprimere liberamente le proprie riflessioni, per timore di offendere “gli imbecilli”. E questa profezia si sta, purtroppo, realizzando sotto i nostri occhi. Il politicamente corretto, la paura di essere giudicati, stanno soffocando il pensiero libero e il confronto autentico.
Se questa tendenza dovesse continuare, potremmo trovarci davanti a un’epoca di immobilismo, superficialità e conformismo totale. La vera intelligenza, quella che mette in discussione se stessa e ricerca la verità, rischia di essere considerata un comportamento rischioso e sottovalutato, relegato ai margini di una società che preferisce l’appiattimento piuttosto che lo sviluppo critico.
Per invertire questa spirale, è urgente recuperare il valore della cultura, del pensiero critico e del confronto libero. Le scuole e le università devono tornare a essere laboratori di idee in cui si insegna a riflettere, a discutere e a confrontarsi senza paura. I politici dovrebbero riscoprire il senso di responsabilità e di umiltà, riconoscendo nel sapere e nell’ascolto i veri strumenti di progresso.
Solo così, evitando il rischio di un impoverimento culturale irreversibile, potremo mantenere viva quella ricchezza di valori che ci rende autenticamente e criticamente umani dove il nostro Paese sia un terreno fertile per il pensiero libero, la tolleranza e il progresso civile per non perdere il suo patrimonio di conoscenza, ma anche la sua identità più profonda.
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