Bartolo Longo, Santo, la fede e le opere nel libro di D’Amato Editore

di Claudia Izzo-

Stamattina  Papa Leone XIV, in Piazza San Pietro a Roma,  ha canonizzato San Bartolo Longo, fondatore e benefattore del Santuario di Pompei, canonizzazione annunciata lo scorso 25 febbraio da Papa Francesco dal Policlinico Gemelli, poco tempo  prima della morte avvenuta il 21 Aprile.

Insieme a Bartolo Longo oggi abbiamo altri Santi: altre due italiane, suor Maria Troncatti e suor Vincenza Maria Poloni; e poi Peter To Rot, primo santo per la  Papua Nuova Guinea; Ignazio Choukrallah Maloyan, arcivescovo armeno cattolico, martire del genocidio del 1915; José Gregorio Hernandez e Maria del Monte Carmelo Rendiles Martínez, primi due santi del Venezuela. In Piazza San Pietro il Papa ha pronunciato la famosa  formula canonica “Li iscriviamo nell’albo dei santi, stabilendo che in tutta la Chiesa essi siano devotamente onorati”.

Il libro
Per l’occasione è  appena uscito il  libro “Bartolo Longo. La santità che si fa storia” di Angelo Scelzo, con prefazione del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità Leone XIV, per Francesco D’Amato Editore per cui Scelzo ha anche scritto “Verso il Giubileo del 2025. Il mondo ha sempre venticinque anni.” 
Ex vicedirettore della sala stampa della Santa Sede, Angelo Scelzo è stato vicedirettore de “L’Osservatorio Romano”, Ufficio Comunicazione del Grande Giubileo dell’Anno duemila,  per 40 anni direttore del periodico Il Rosario e la Nuova Pompei, inviato speciale di «Avvenire» è  editorialista di «Avvenire» e de «Il Mattino».
Il libro di Scelzo ripercorre la storia del Santo ma non è una biografia, è la narrazione del rapporto tra Bartolo Longo e la sua Pompei, tra il futuro Santo e la città mariana, quella Valle povera di Pompei, cresciuta tra la carità e l’impegno civile; Scelzo  evidenzia poi  la  conversione di Bartolo Longo, il suo “cambio di direzione”. Longo da  laico ” ha saputo vivere la sua santità nell’ordinario: ha amato i poveri e s’è preso cura, ogni giorno, dei minori abbandonati, dei figli dei detenuti, delle orfanelle; ha propagato il Santo Rosario, che un’ispirazione interiore, ricevuta nell’ottobre 1872, gli indicò come strumento di salvezza; ha testimoniato la fede; si è fatto strumento della carità, altro nome di Dio; ha seminato nel mondo la speranza. È stato, per usare un’espressione cara a papa Francesco, modello della “Chiesa in uscita”. Uomo di profonda spiritualità, è stato anche uomo di grande passione civile” come scrive il Cardinale Parolin nella prefazione.
Un libro autorevole, una pubblicazione che riempie un vuoto, parlando di laicità in grado di prendere per mano cuore e mente, dando risposte concrete ai nostri duri  tempi moderni.
La vita. Chi era Bartolo Longo?
Figlio di un medico, Bartolo Longo nasce a Latiano, in provincia di Brindisi nel 1841 e muore a Scafati nel 1926. Di agiate condizioni economiche si dedicò alla musica, al ballo e alla scherma. La sua abilitazione all’insegnamento di “rudimenti grammaticali” con l’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno d’Italia, con la legge Casati, non fu riconosciuta per cui si iscrisse alla Regia Università di Napoli dedicandosi agli studi in Giurisprudenza. Aderì all’ambiente anticlericalista, seguendo lezioni di Lettere e Filosofia di alcuni professori apertamente anticattolici tra cui  Luigi Settembrini, lezioni improntate al positivismo dominante, e quindi alla negazione del soprannaturale e si avvicinò ad un gruppo spiritista e satanist divenendo anch’egli un “sacerdote” satanista. Proprio tutto ciò causò in lui una lunga crisi che determinò la svolta: entrò nel Terzo Ordine di San Domenico dove è  presente una particolare attenzione per la preghiera del Santo Rosario e quindi per la Madonna del Rosario. Laureatosi poi in Giurisprudenza, ritornato al paese natìo, si prodigò in opere assistenziali e fece voto di castità . Grazie alla divisione patrimoniale familiare, ottenne somme cospicue che gli consentirono  di assegnare vitalizi e sostenere periodiche spese di ammalati e bisognosi. A Napoli conobbe  il futuro santo Ludovico da Casoria e la futura santa Caterina Volpicelli e la  contessa Marianna Farnararo De Fusco vedova con cinque figli e  impegnata fortemente in opere caritatevoli ed assistenziali di cui Bartolo Longo divenne prima amministratore per i beni De Fusco, nonché precettore dei figli. Tale amicizia che si reggeva sulla realizzazione di opere caritatevoli,  tuttavia, diede luogo a parecchie maldicenze, per cui, dopo un’udienza da papa Leone XIII, nel 1885 i due decisero di sposarsi, con il proposito  di vivere in amore fraterno, come avevano fatto fino ad allora. Il matrimonio fu celebrato senza gli atti civili e le pubblicazioni di rito.
Pompei e la nascita del Santuario.
Nell’allora Valle di Pompei notò lo stato di abbandono in cui vivevano gli abitanti e lo stato di rovina in cui si trovava la chiesa Parrocchia del Santissimo Salvatore, del 1093. Qui sentì una voce misteriosa che gli disse Se propaghi il Rosario, sarai salvo!” a cui fece seguito una campana lontana. La missione da compiere fu chiara, doveva dedicarsi alla realizzazione di un santuario. Il 13 novembre 1875 a Napoli dopo aver visto già un quadro con la Madonna del Rosario, incontrò a Via Toledo padre Radente, che gli suggerì di andare al Conservatorio del Rosario di Portamedina e di chiedere, in suo nome, a Suor Maria Concetta De Litala un vecchio quadro del Rosario che egli stesso le aveva affidato dieci anni prima. Bartolo andò ma il quadro era  logorata dal tempo e la Madonna era ritratta  in atteggiamento antistorico, cioè con la Vergine che porge la corona a Santa Rosa da Lima anziché a Santa Caterina da Siena, come nella tradizione domenicana. Longo ritirò comunque il dono per l’insistenza della stessa suora.
Il 13 febbraio 1876, giorno in cui per la prima volta il quadro della Madonna veniva esposto, dopo il restauro, alla pubblica venerazione, si verificò il primo prodigio: la completa guarigione della dodicenne Clorinda, giudicata inguaribile dal celebre professore Antonio Cardarelli, e per la cui salvezza la zia Anna aveva aderito alle offerte per la nascente chiesa. Era il primo di una lunga serie di miracoli e grazie nella storia del Santuario di Pompei. Da Napoli e successivamente da molte altre parti del mondo iniziarono a giungere offerte per la costruzione della nuova chiesa la cui prima pietra fu posta l’8 maggio 1876. L’architetto  fu Antonio Cua che si offrì gratuitamente di redigere il progetto e dirigere i lavori della nuova chiesa. Si susseguirono pellegrinaggi e guarigioni.

Nel 1879, Longo stesso guarì da una grave malattia grazie alla recita della Novena, da lui composta e della quale ci furono, immediatamente, novecento edizioni in ventidue lingue. Il 14 ottobre 1883, ventimila pellegrini, riuniti a Pompei, recitarono per la prima volta la Supplica alla Vergine del Rosario, scritta dallo stesso Bartolo Longo, in risposta all’Enciclica Supremi Apostolatus Officio (1º settembre 1883), con la quale papa Leone XIII, di fronte ai problemi della società d’allora, additava come rimedio la recita del Rosario. Nel 1884 fondò il periodico “Il Rosario e la Nuova Pompei”, tuttora stampato e diffuso in tutto il mondo, nel 1887 fondò l’Orfanotrofio Femminile, nel 1898 Bartolo Longo fece ricostruire la Parrocchia del Santissimo Salvatore. Nel 1892 veniva così collocata la prima pietra dell’Ospizio per i figli dei carcerati, in seguito accolse anche le figlie dei carcerati, che affidò alla cura delle Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei, da lui fondate nel 1897. Si trattava di un’opera difficile perché combattuta dalla cultura e dalla scienza positivista del tempo, che non riconosceva l’educabilità del figlio di un delinquente. .Il 5 maggio 1901 fu inaugurata la facciata del Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei,visitata nel 2003 da parte di Giovanni Paolo II,  nel 2008 da parte di Benedetto XVI e nel 2015 da parte di Papa Francesco.

 

 

Claudia Izzo Claudia Izzo

Claudia Izzo

Giornalista dal 2005, Direttore di salernonews24.it, fonda e dirige campanialife.it, cetaranotizie.com. Presidente dell’Associazione Culturale Contaminazioni è ideatrice e organizzatrice del Premio Nazionale Aristeia e di iniziative culturali sul territorio nazionale. Già membro della Commissione Cultura dell’Ordine dei Giornalisti della Regione Campania per il triennio 22/24, è attualmente membro della Commissione Vigilanza. Docente di Giornalismo presso istituti scolastici. Ideatrice e conduttrice della rubrica Ex Libris sull’emittente RCS75. Già ghost writer per tre campagne elettorali, è ideatrice e curatrice del libro “La Primavera Fuori. 31 scritti al tempo del Coronavirus. (Il Pendolo di Foucault). Si occupa di comunicazione, storia, design e territorio.

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