Dopo giorni di fuoco, la tregua Iran-Israele
di Claudia Izzo-
La tregua tra Israele e Iran è cominciata. Vincitori e vinti? Ma davvero in un genocidio si può parlare di vittoria?
Insomma, facciamo un passo indietro il 13 Giugno nasce l’operazione “Leone Nascente” con cui lo stato ebraico aggredisce la Repubblica Islamica Iraniana. La motivazione? Quest’ultima è arrivata ” ad un punto di non ritorno” nella realizzazione dell’arma nucleare. Israele ha così bombardato l’Iran con tutta la forza che aveva: dall’impianto di Natanz a Teheran, uccidendo 20 comandanti, personaggi chiave del mondo militare iraniano. L’Iran non ha perso tempo colpendo Tel Aviv. Ne sono venuti giorni di guerra, un massacro dall’una e dall’altra parte. Trump aveva annunciato il cessate il fuoco completo e totale, una volta completate le ultime missioni finali, come a dire, finite di bombardarvi e poi fermatevi…ma i negoziati non sono andati avanti dal momento che Teheran ha annunciato che non avrebbe partecipato sotto la pioggia di attacchi israeliani. La tensione è salita fino a paventare di un ingresso USA nel conflitto. E così è stato.
22 Giugno.
Trump sul suo canale Truth conferma il successo dell’azione militare aerea in Iran da lui stesso definita “determinate”. Ad essere state colpite sono le aree strategiche di Fordow, Natanz ed Esfahan, impresa a cui ha fatto seguito il ringraziamento del Premier israeliano Benyamin Netanyahu, che ha definito l’azione americana “storica e coraggiosa”. L’attacco americano contro l’Iran sarebbe stato anticipatamente comunicato a Netanyahu, mossa che fa ben capire la cooperazione strategica tra i due Paesi.
23Giugno.
All’ingresso in guerra degli Stati Uniti, l’Iran risponde lanciando missili contro la base Usa di Al Udeid in Qatar, avvisando preventivamente Doha per consentire di far evacuare la base USA ed evitare vittime.
L’Iran doveva cioè reagire per salvare la faccia e l’ha fatto in modo soft con i suoi 13 missili balistici, uno andato a segno per mostrare al mondo che non si arrende. L’Iran ha reagito in modo simbolico: nessun morto. Avrebbe potuto attaccare Al-Dhafra negli Emirati Arabi Uniti, Al-Udeid in Qatar, Al-Assad in Iraq, colpire l’america colpendo le forze statunitensi all’aeroporto internazionale di Erbil, nella regione del Kurdistan iracheno, le forze statunitensi in Siria, la base navale statunitense in Bahrein, le navi al largo delle coste dell’Oman, nel Golfo Persico, così come nel Mar Rosso e nel Mediterraneo orientale. Ma non l’ha fatto.
Trump spera che l’Iran si sia “sfogato” e che si possa pensare alla pace. Sul suo social Truth, Trump «ringrazia», «Grazie a Teheran per averci avvertito, ora la pace». Dopo poco ringrazia l’emiro del Qatar «per tutto quello che ha fatto per cercare la pace nella regione». Ma cosa abbia fatto non ci è dato sapere? Intanto dall’Iran giunge notizia che non si tratta di ritirata, ma di una pausa. “Non abbiamo aggredito nessuno, non accettiamo l’aggressione di nessuno, non ci sottometteremo alle aggressioni di nessuno: questa è la logica della nazione iraniana“, scrive su X la Guida suprema dell’Iran Ali Khamenei.
24 Giugno
Mentre Trump lasciava la Casa Bianca per recarsi al vertice Nato all’Aja ha affermato «Abbiamo due Paesi che combattono da così tanto tempo, e così duramente, che non sanno più cosa c..zo stanno facendo. Capito?»…”Non sono contento che Teheran e Israele abbiano violato il cessate il fuoco”.
Il presidente Usada conferma dell’accordo tra i due paesi per la fine di quella che verrà chiamata “la guerra dei 12 giorni” .
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