Il Venerdì Ri…leggiamo… Poesia “è la casa a cui torno”

di Graziella Di Grezia-

C’è un tempo dell’anno in cui, anche senza volerlo, cominciamo a fare i conti con quello che siamo stati. Il mese di giugno, con la sua luce piena, l’estate che si affaccia alle finestre e le giornate che si allungano come pensieri, è uno di quei momenti. È il tempo dei ritorni: a un luogo, a un ricordo, forse a una parte di noi che avevamo lasciato indietro.

Per questo oggi, in questo nostro appuntamento del venerdì, vi propongo una poesia che parla proprio di ritorni. Ma non di un ritorno fisico: il ritorno a una casa che vive dentro di noi, anche quando fuori non esiste più. Una casa della memoria, della pelle, della voce. È “La casa” di Mario Luzi, poeta che merita di essere ritrovato.

Luzi non è un nome per pochi: ha attraversato il Novecento con una voce limpida, mai urlata, capace di scavare senza ferire.

Poeta ermetico nei primi anni, poi sempre più vicino a una poesia chiara, aperta, in dialogo con il mondo. Parlava della vita come di una tensione tra ciò che vediamo e ciò che ci sfugge. In fondo, proprio come questa casa: presente e assente, concreta e misteriosa.

Ma dove si torna, davvero? Non è forse dentro di noi che si conservano le stanze, i rumori, gli odori dell’infanzia? Non è lì che abita ancora quel bambino che eravamo, che piangeva dietro una porta o rideva a un profumo di pane?

E anche se quella casa oggi non c’è più, anche se magari c’è “un altro dentro” o l’hanno demolita, qualcosa di lei resiste. Resiste in un gesto, in un pensiero che ogni mattina ci raggiunge anche se non lo chiamiamo.

Luzi una volta scrisse: “La poesia ha il compito di salvare ciò che altrimenti andrebbe perduto, in noi e fuori di noi”.

La casa è, proprio in questo senso, un piccolo atto di salvataggio. Salva la tenerezza delle cose piccole, dei rintocchi di stoviglie, della porta che cigola, dei panni stesi al sole. Ma soprattutto salva il legame con chi eravamo. Con chi, magari, non siamo mai smessi di essere.

La poesia si chiude con una verità che fa un po’ male ma anche bene: non siamo mai partiti davvero. Per quanto lontano andiamo, c’è sempre un’eco che ci accompagna.

Questa poesia è un invito. A fermarsi un attimo. A respirare con calma. A non aver paura di tornare – anche solo con il pensiero – in quei luoghi che ci hanno formato. Perché in fondo, come scriveva Cesare Pavese, “un paese ci vuole, fosse anche solo per il gusto di andarsene via. Ma un paese ci vuole.”

E ora rileggiamo La casa di Mario Luzi

È la casa a cui torno.
Non importa se c’è o non c’è,
se l’hanno tirata giù
o se c’è un altro dentro.

È la casa a cui torno.

La porto negli occhi,
l’ho in fondo alle vene.

Ogni mattino, da anni,
la raggiungo con il pensiero,
la sfioro con le mani
mentre stringo un’altra mano
che non è la sua.

Ha crepe e ombre familiari,
odori di panni stesi,
suoni di stoviglie e rintocchi lenti
come una preghiera detta in cucina.

Lì il tempo si ferma
e riprende a modo suo,
coi ritmi del pane che lievita,
della porta che cigola,
del pianto di un bambino
che un giorno fui.

È la casa a cui torno,
e da cui non sono mai partito davvero.

 

 

Immagine  Public domain
Graziella Di Grezia Graziella Di Grezia

Graziella Di Grezia

Grazyella, alias di Graziella Di Grezia, è medico radiologo, poetessa, scrittrice e pianista classica, giornalista. Madre di tre figli, unisce arte e scienza per promuovere il benessere artistico. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie e ideato il progetto "Cartoline Poetiche Postali" (Mail Poetry Project), che fonde arte postale e poesia. Promotrice e organizzatrice di spettacoli letterario-musicali, ha ricevuto numerosi premi per il suo impegno culturale e professionale.

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