La pratica della “Terapia filosofica”come strumento di risoluzione della crisi

di Claudia Landolfi-*

Il termine “terapia” deriva dalla parola greca antica therapeia che vuol dire avere cura ed essere al servizio di qualcuno per la guarigione delle ferite sia fisiche che dell’anima. Altri significati di therapeia, oltre a cura e servizio, sono: rispetto, ossequiosa attenzione, culto, sollecitudine, governo del corpo e dell’anima, preparazione di un rimedio e accompagnamento.

Il verbo therapeuo vuol dire: coltivare, occuparsi di, rivolgere pensieri a, venerare, stimare, onorare, medicare e guarire.

Come si può capire da queste semplici indicazioni, l’ambito terapeutico non coincide semplicemente con il trattamento di una di singola parte del corpo o di una specifica problematica ma riguarda la persona nella sua totalità e include anche l’aspetto relazionale.

La filosofia ha sempre offerto gli strumenti concettuali e metodologici per le pratiche terapeutiche, come la tecnica logico-deduttiva, il dubbio, la classificazione delle idee finalizzate al raggiungimento della chiarezza mentale, metodi di emendazione dell’intelletto, paradigmi epistemologici di connessione tra corpo e mente e tra materia e spirito, e così via, dalla sfera individuale a quelle sociale, etica e politica dove ricercare e costruire il benessere personale e delle comunità.

Negli ultimi decenni, i philosophical practitioners si sono riuniti in organizzazioni internazionali per confrontarsi su metodi e risultati, ricordiamo principalmente l’IGPP presieduto da Achenbach e l’APPA presieduta da Marinoff.

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*Filosofa, Philosophical Practitioner e Psicologa  

 

 

Immagine Pixabay Licence

Claudia Landolfi

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