Sandro Pecchiari con “Atropo Lachesi Cloto”
Atropo Lacchesi Cloto – Sandro Pecchiari
Eppure il vero può nascondersi qui, dove si aspetta di terminare l’ inverno, dove si fanno scivolare i sassi nella mappatura di dimenticanze. Nella radice sulla quale si può ricominciare. E si inizia dalle sparizioni del dolore, sempre, da ciò che rimane nel non compiuto di una vita, da quel fiato corto che è più corto di una fitta.
Con la preghiera “portami via”, che nelle pagine de Atropo Lachesi Cloto (Puntacapo editrice 2024), si fa strada interminabile di poesia, dove il poeta Sandro Pecchiari, dona tempo a ciò che il tempo ha portato via. Nomi e persone che continuano a rimanere, anche se di loro, non ha nemmeno una fotografia.
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far scivolare i sassi
in cerchi
in una mappatura di dimenticanze –
sono nomi da lanciare
nel dolore del tenere
per non cambiare niente
sfilano la protezione dello stare male
non riconoscersi nunc et semper
ogni rimbalzo il grido della gioia
dai, dai, 1, 2, 3, 4, ah, peccato! niente 5
ogni rimbalzo perde forza
e finalmente non si afferra
genitori genitoque
torno a voi per quel poco
amore di ricatti
per non farmi male
se qualcosa resta –
tovaglie
tovaglie spalancate mai
troppe stoviglie trattenute
le loro storie ammutolite
– il non compiuto d’una vita –
del padre non rimane nulla
se non l’aspro nella voce
le mani a grandine
di te un twin set rosso fuoco
il tuo viverti di lato
gli anni cinquanta
il buio del tuo chignon
aprirle è la frattura
portami del cibo
un po’ di vino su questa tovaglia a girasoli
qualche fetta di pane
tovaglioli di carta
– la carta per scrivere ce l’ho –
portami il sole di questo giorno intatto
i tuoi jeans che disegnano le gambe
con i tratti d’un pontormo
il tuo spostarti arioso attorno
portami il peso fulvo dei capelli
un abbraccio del tuo odore caldo
portami via
