Trump si insedia

Come da programma, lunedì 20 gennaio, Donaldo Trump si è insediato per la seconda volta alla Casa Bianca. Ha giurato su due diverse bibbie: la classica appartenuta a Abraham Lincoln ed un’altra regalatagli dalla madre nel lontano ’55.

Che un presidente non facesse due mandati non consecutivi non capitava dalla fine dell’Ottocento, quando Grover Cleveland vinse nel 1884, uscì sconfitto nel confronto con Benjamin Harrison nel 1888 e tornò a vincere nel 1892.

Tutto sta cambiando o, a quanto pare, sta regredendo.

Trump ha iniziato questo suo secondo mandato chiarendo già le sue intenzioni. La lista dei ministri è, se possibile, ancora più improbabile e folcloristica di quella del primo mandato, con l’aggiunta, importante perché si parla di un quasi-presidente-ombra nonché dell’uomo più ricco del globo terracqueo, di Elon Musk, che sta facendo pesare il suo ruolo quasi onnipotente. Oltretutto, guiderà da solo il Dipartimento per l’Efficienza governativa visto che il suo collega Vivek Ramaswamy correrà come governatore dell’Ohio in sostituzione di JD Vance.

E gli ordini esecutivi, atti amministrativi che il presidente firma e che non devono passare per il Congresso, hanno confermato l’andazzo: stato d’emergenza sul confine meridionale, quello col Messico per capirci; uscita degli Stati Uniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’accordo sul clima, due elementi non di poco conto.

Ma quello che ha maggiormente colpito di questo Trump 2.0 è la retorica: vuole impossessarsi della Groenlandia – a che titolo? –, vuole riprendersi il Canale di Panama – a che titolo? –, vuole che il Golfo del Messico si chiami Golfo d’America; vuole ancora che il Canada diventi il cinquantunesimo stato americano.

Pretese illogiche e irrazionali ma che stanno spingendo tutti questi Paesi a concedergli qualcosa. È il classico metodo trumpiano: chiedere la luna, pretendendola, per vedersi riconosciuto qualcosa di ben più terreno.

Ha detto che farà terminare la guerra in Ucraina: lo speriamo. Purché non sia una resa.

Ha detto che è grazie a lui che si è raggiunto il cessate il fuoco a Gaza: speriamo regga.

Ha detto che continuerà ad essere drastico con l’Iran khomeinista e la Cina comunista. Scenderà, col dragone cinese è certo, a ben più miti consigli, come fece durante il primo mandato.

In conclusione, una valutazione complessiva.

Donald Trump è un personaggio, come tutti i populisti. Alla domanda “c’è o ci fa?” la risposta più probabile è che ci faccia.

Per questo, il suo secondo mandato era importante. Essendo l’ultimo c’era chi credeva, io per primo, che si sarebbe presentato con un’altra faccia, ben più rassicurante e mite. Forse per lasciare un bel ricordo di sé. Dignitoso.

Le prime scelte fanno pensare l’esatto opposto.

La vera domanda è: come sarà il mondo dopo questo pericoloso, cervellotico e spregiudicato secondo Trump?

Pierre De Filippo Pierre De Filippo

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