I giustificatori di Hamas

di Giuseppe Moesch*

Assistere alle occupazioni delle aule universitarie di Roma e Napoli ed alle manifestazioni pro Hamas tenutesi in varie città italiane, mi riporta alla mente quanto già avvenuto in anni passati.

Si tratta, come è ovvio, di azioni pilotate tenute in piedi da una sinistra che come sempre alimenta l’odio ed istiga giovani ideologizzati, ignoranti, che si considerano depositari di verità unilaterali.

Assistere ad atti di antisemitismo, dalle scritte sui muri all’oltraggio delle pietre d’inciampo, significa semplicemente vivere le conseguenze di una scellerata politica portata avanti da chi, non ha accettato che un Paese maturo abbia riconosciuto la vacuità della politica seguita dagli affaristi degli ultimi vent’anni, tesa solo a mantenere il potere.  una politica guidata tra l’altro dai fuoriusciti della Democrazia Cristiana raggruppatisi nel PD, che ha tradito i valori tradizionali della sinistra riformista che hanno  portato al crollo dei consensi e che ci faranno ritrovare come ai tempi delle BR, davanti a giovani che saranno nuovamente giustificati come “compagni che sbagliano.”

La pietosa comparsata della segretaria di quel partito a Porta a Porta, la quale, invece di dire con chiarezza che tutto quello che sta accadendo è diretta conseguenza della carta costituzionale di Hamas che vede come obiettivo l’estinzione dello Stato di Israele e di smentire il Segretario dell’ONU o di condannare le occupazioni delle aule delle università, tenta di arrampicarsi sugli specchi cercando giustificazioni nel passato.

Ma quale passato, ci dovremmo chiedere, quale sia l’orizzonte temporale al quale fare riferimento, se quello di due anni fa o quello del 1948, se quello di duemila anni orsono, o piuttosto affermare che dietro ci sono semplicemente interessi da parte del mondo islamico che usa Hamas per ribaltare gli equilibri del medio oriente e che usa un’organizzazione di delinquenti assassini per poter ottenere la leadership del mondo islamico.

Nella stessa trasmissione di Vespa, l’ambasciatrice palestinese, incalzata dalla lucida analisi di Minniti e dello stesso conduttore, ha dovuto ribadire le posizioni ufficiali del suo governo, ma ha dato, con le espressioni del viso e l’assenso del capo alle parole che ascoltava, la precisa sensazione di condividere le posizioni dei due.

La popolazione di Gaza è formata da giovanissimi educati all’idea di una usurpazione e di vendetta, senza alternative, incapaci di critica rispetto a quelle pregiudiziali ideologiche religiose.

Spero che sia giunto il momento di sgombrare la mente da posizioni pregiudiziali e comprendere che non è più tempo di compromessi, e credo che i primi a dover dare una risposta chiara ai mestatori che si agitano nel nostro Paese, siano proprio gli ebrei.

Non ho esitato, oggi come in passato, a schierarmi dalla parte di Israele, come ho ripetuto subito dopo l’ultimo attacco.

Il dilemma che ci viene posto è assolutamente scorretto: non si possono contrapporre le vittime degli uni rispetto a quelle degli altri. I mille quattrocento uccisi e oltre duecento rapiti non sono apparsi dal nulla; erano cittadini di uno Sato in un periodo di relativa calma quando l’ottusa politica di Netanyahu di apertura agli uomini di Hamas aveva condotto tutti a credere di poter trattare con i terroristi.

Scientemente hanno pianificato, utilizzando i finanziamenti internazionali sottratti alla popolazione civile palestinese, le condizioni per un attacco massiccio, che peraltro era stato anche comunicato a compiacenti giornalisti, sapendo di aver le loro centrali operative in luoghi sensibili quali ospedali, università, mosche, scuole ed altri siti anche facenti capo ad organizzazioni internazionali, che si sono distratte tanto da non accorgersi di quello che accadeva letteralmente sotto i loro piedi.

È facile chiedere la pace, le tregue stando al caldo sulle poltrone della Camera o del Senato, non vivendo la continua angoscia dell’insicurezza e della paura, di esser attaccati in ogni momento.

Ho cari amici che vivono in quella condizione e credo che gli stessi palestinesi, se fosse loro concesso di vivere in pace sarebbero ben lieti di farlo.

Purtroppo sono stati educati all’odio, e non hanno neanche la percezione di essere loro i primi ad essere ostaggi. Quando questo schifo sarà finito si dovrà tentare di rimetter in piedi quel paese, e sarà l’occasione per consentire ai palestinesi dei quali l’ambasciatrice è una sincera espressione, di costruire finalmente un stato autonomo con le stesse garanzie che dovranno esserci per Israele.

I complessi problemi dei confini diventeranno marginali quando ci sarà la certezza di una discussione responsabile.

Per la stessa ragione pertanto dico agli amici di cultura ebraica di rivendicare i loro diritti, cominciando col chiedere ai dirigenti dei partiti che in qualche modo sono stati negli ultimi anni i loro referenti abituali di uscire dalle ambiguità e di dire con chiarezza da che parte stanno.

Mi fa male oggi vedere che chi ha subito in prima persona il dramma della shoah non pretenda chiarezza da parte di chi a chiacchiere condivide il dolore e poi al momento del bisogno, lascia i giovani imbrattare i muri con simboli che amavamo pensare come spariti dal nostro orizzonte, e che invece sono ritornati prepotentemente attuali.

Anche a queste donne e uomini e bambini, che sono state vittime della follia nazifascista e che ancora portano sulla loro pelle il marchio di quella infamia, di non accettare i cerchiobottisti che oggi fanno distinguo inaccettabili, chiedo di ricordare che in passato nel nostro paese le pire si sono alzate e sono state bruciate per eliminare chi non accettava i dogmi; non fate lo stesso errore, basta con gli ipocriti compromessi.

Ricordando Giordano Bruno dico anche a loro: “Dormienti destatevi, la verità è la vita”.

 

*già Professore Ordinario presso la Facoltà degli Studi di Salerno

Giuseppe Moesch Giuseppe Moesch

Giuseppe Moesch

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