Geometrie non euclidee
di Giuseppe Moesch*
Da bambini ci hanno insegnato l’aritmetica e la geometria come elementi basici della nostra vita che doveva servirci per l’inserimento corretto nella società nella quale vivevamo; in buona sostanza gli insegnamenti erano indispensabili per districarci nella vita quotidiana dove avevamo bisogno di saper leggere e scrivere e far di conto.
Gli esempi erano legati alla quotidianità, a saper acquistare il pane o il latte nella quantità giusta, a dividere equamente una torta tra amici e parenti, a sospendere correttamente un quadro su una parete, a calcolare quanto spazio avremmo occupato in camera sistemando dei mobili; non sapevamo che le nozioni che ci fornivano erano espresse con regole di un mondo euclideo.
Andando avanti ci hanno insegnato che erano dimostrabili le affermazioni di Euclide attraverso teoremi ovvero attraverso una affermazione irrefutabile, una tesi da dimostrare ed una conclusione derivata da quanto sopra, fino a quando ci hanno raccontato che esistono possibili alternative riferibili a condizioni non espresse sul piano, quali ad esempio geometria sferica e la geometria iperbolica, concetti complessi che i non matematici stentano a comprendere a fondo.
In tempi recenti, sulla base di teoremi ben più complessi, la magistratura ci ha fornito strumenti innovativi per comprendere ed affrontare la realtà come ad esempio attraverso l’idea che qualcuno “NON POTESSE NON SAPERE” e quindi derivarne la correità in azioni criminose.
Qualche giorno fa in una mia riflessione sull’incidente di Mestre dove un pullman, cadendo da un viadotto, provocò la morte di 21 persone, indicavo come si darebbe svolta la sequenza di azioni che si sarebbero susseguite come prassi ordinaria, e rilevavo che le condizioni di precarietà e di pericolosità del viadotto fossero note a tutti e, nonostante fossero stati affidati i lavori di messa in sicurezza da parte del proprietario dell’infrastruttura, nessuno, compresa la Procura che ne ne era a conoscenza, nessuno ripeto, avesse interrotto il traffico, o fatto altro per impedire il verificarsi della tragedia.
Come previsto sono stati individuati tre potenziali responsabili ovvero l’amministratore dell’azienda proprietaria del mezzo e due tecnici del Comune di Venezia.
Quello che sgomenta è la costatazione che le autorità decisionali che avrebbero potuto evitare la strage, non sembrano coinvolte. E che nella situazione presente il teorema sopracitato non sembra essere applicabile.
*già Professore presso l’Università degli Studi di Salerno