Storie di ordinaria follia: quando l’uomo si dimentica di essere umano

di Pierre De Filippo-

Nel 1992, Francis Fukuyama scrisse il libro per cui è universalmente conosciuto: La fine della storia. Con la caduta del muro di Berlino e la fine del Comunismo, il mondo aveva raggiunto un livello di stabilità ormai inscalfibile. La Storia – quella con la S maiuscola, quella di Hegel, per capirci – era finita.

2017, due economisti, Ian Goldin e Chris Kutarna scrivono Nuova età dell’oro. Guida a un secondo Rinascimento economico e culturale. Sì, d’accordo, l’11 settembre; certo, il riscaldamento globale; okay, il terrorismo di matrice islamista. Ma vuoi mettere col progresso di questi anni? Stiamo vivendo, dicono gli autori, un secondo, meraviglioso Rinascimento.

Steven Pinker, psicologo canadese, nel 2018 pubblica Illuminismo adesso. In difesa della ragione, della scienza, dell’umanesimo e del progresso. Prova, con dati statistici, che mai salute, prosperità, sicurezza, pace e felicità sono cresciute così tanto come negli ultimi anni.

Teorie comprovate da dati. Che dicono tanto ma che, evidentemente, non dicono tutto. Perché poi ci capita di ascoltare dello stupro di Palermo del 7 luglio: un branco di giovanissimi che si accanisce su una ragazza frastornata. “Eravamo troppi, mi sono schifato. Ma la carne è carne” dice uno dei protagonisti.

Passa qualche giorno e lo stesso orrore ci viene raccontato da Caivano, entroterra napoletano, e dal suo già tristemente noto Parco Verde. Due bambine stuprate da un altro branco, filmate e ricattate. Per mesi. Tutti sapevano e nessuno ha denunciato, tutti impauriti in quel luogo di degrado in cui, a quattordici anni, si è già boss e si gira armati.

Napoli, piazza Municipio: Giovanbattista Caruso ha ventiquattro anni e fa il musicista. Ha ventiquattro anni, fa il musicista e cerca parcheggio. Invece trova la morte. Un sedicenne, già noto alle forze dell’ordine e accusato due anni fa (sì, a quattordici anni) di tentato omicidio, gli spara tre volte e lo uccide. Così, per non sapere né leggere, né scrivere. Perché è normale girare armati e sparare.

Dodici anni di violenze continue, di molestie, di barbarie. Questo ha riservato la vita a due ragazzine, oggi di tredici e vent’anni. E la storia è tanto più tragica quanto scioccanti sono i contorni nei quali si inserisce. Queste violenze e questi abusi gli erano inflitti da chi avrebbe dovuto proteggerle e tutelarle: il papà, il nonno, lo zio, con la complicità della madre.

Marsala, Marisa Leo è una donna realizzata, indipendente, bella. Qualche anno fa, quando era incinta della sua unica figlia, ha anche girato un video di sensibilizzazione nei confronti dell’annosa piaga della violenza contro le donne. Mai avrebbe immaginato di diventarne triste protagonista. Ed invece il suo ex compagno, Angelo Reina, l’ha attirata in trappola e l’ha presa a fucilate. Dopo ha avuto perlomeno il buon senso di farla finita, sparandosi e precipitando in un dirupo all’altezza di Alcamo.

Marisa Leo è la settantanovesima donna vittima di femminicidio in Italia in questo 2023.

Due realtà contrastanti e altrettanto vere, due immagini della stessa società, sempre più ambigua, contraddittoria, bipolare che, prese singolarmente, non ci consentono di capire che mondo viviamo. Il progresso c’è stato ma non ha garantito tutti; la scienza si è imposta ma non ha battuto l’ignoranza, soprattutto quella più profonda perché fatta di credenze, stereotipi, vecchie abitudini, degrado.

Un buco nero che può essere affrontato solo investendo in formazione, portando il tempo pieno anche lì dove ancora non c’è, costruendo palestre, campi sportivi, ludoteche, biblioteche.

Occasioni di aggregazione e di condivisione. Senza un aiuto esterno “puoi far uscire il ragazzo dal ghetto ma non il ghetto dal ragazzo”. E poi, occasioni lavorative. Vere. Che rappresentino davvero un’alternativa credibile ai soldi, sporchi, maledetti e subito che le mafie garantiscono.

Perché il problema è culturale, è generale, è strutturale. Tre termini di cui spesso la politica parla ma che poi non affronta perché si limita a rincorrere goffamente quando l’emergenza s’è già verificata.

Di casi come questi ne abbiamo raccontati migliaia e ogni volta ci stupiamo come se fosse la prima volta. Ecco, è bene che si sappia, non è così.

Pierre De Filippo Pierre De Filippo

Pierre De Filippo

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