httpwww.chieseitaliane.chiesacattolica.it

Santa Maria del Campo nel quartiere collinare di Giovi: leggenda e tradizioni

L’area nord orientale della città di Salerno è un susseguirsi di dolci colline che accolgono un numero considerevole di piccoli borghi al cui interno sorgono alcune chiese che definiscono l’identità stessa dei luoghi. Ne sono esempio l’edificio sacro dedicato a San Nicola, ad est del borgo di Bottiglieri, oppure la chiesa di San Bartolomeo, al di là di Giovi Piegolelle, situata quasi in linea e, a metà strada, tra quella di San Nicola, ancora, e l’altra più ad est dedicata a Santa Maria del Campo (o dei Campi).

FilePanorama Salerno Est.jpg by SOLOXSALERNO at Italian Wikipedia is licensed under CC BY-SA 3.0.

A quest’ultima la comunità del quartiere è particolarmente legata in virtù di un’antica leggenda. Tale storia medioevale è stata tramandata a voce, come attesta lo storico Fernando Dentoni-Litta in un libro realizzato alcuni decenni fa. La storia narra di una pastorella, dedita al duro lavoro del pascolo di mucche e capre, che un giorno tra i boschi da lei attraversati, scorse, in località Cerzito (Querceto), su di un ceppo di quercia, la Madonna. Sconvolta, la fanciulla avvertì immediatamente i familiari che divulgarono l’accaduto a tutti gli abitanti della zona. Venne presto realizzata una piccola cappella, ponendo proprio sul ceppo dell’apparizione la statua della Vergine. Tale evento risalente ai primi periodi del medioevo fu ulteriormente ricordato con la costruzione, nel 1253, da parte di un certo Matteo Resina, di una chiesa dedicata alla Vergine. Nel 1304 la chiesa viene citata col nome di Sancta Marie de Campo, appellativo che conserva tutt’ora.

Mappa esposta nel Museo Diocesano di Salerno

L’edificio sacro è presente su un’antica mappa risalente al 1790 “Pianta della Diocesi di Salerno” esposta nel Museo Diocesano “San Matteo” del Capoluogo (acquerello su carta realizzata da Nicola Santoro). Si nota, nell’area nord del territorio chiamato Pastina (l’attuale quartiere Pastena) ancora caratterizzato dalla presenza di pochi casali immersi nel verde e tante chiese, l’area denominata Giovi. Su quest’ultima si possono notare i vari casali che insistono sulla sommità delle colline, tutti affiancati da chiese tra cui la chiesa di Santa Maria del Campo, posta nell’area più ad est del territorio in questione.

PRIMA RAPPRESENTAZIONE DEL COMUNE – DIGLIO PANNAINI 1867

Altra mappa storica che evidenzia la chiesa è quella realizzata dagli architetti Di Gilio e Pannaini nel 1867 (fonte archivio Giannattasio). Si tratta della prima rappresentazione del territorio comunale di Salerno, al cui interno si possono ammirare, nella parte orientale, i colli di Giovi con i casali. Tra il torrente del Mercatello e l’altopiano di Montena si nota, ben in evidenziata, la chiesa indicata con la scritta “S.M. del Campo”. Allo stato attuale l’edificio, a pianta rettangolare a navata unica, con copertura a falde (rette da capriate lignee a vista) risulta completamente rimaneggiata a seguito dell’intervento operato negli anni ’30 dello scorso secolo. Da secoli gli abitanti del quartiere, assai devoti alla Vergine, dedicano una festa il lunedì successivo alla Pentecoste. Fino a qualche decennio addietro, alla commemorazione della Vergine partecipavano anche fedeli provenienti dalla Piana di Paestum, dal Capoluogo e dalla vicina Valle dell’Irno. Negli ultimi anni la festa è andata progressivamente limitandosi nel perimetro geografico dei casali presenti a Giovi, sebbene fino al secolo scorso veniva allestita una vera e propria fiera in onore della Madonna. Si vendevano per lo più attrezzi agricoli come le zappe, i rastrelli ma anche aratri e falci. Oltre l’attrezzistica per i campi, si vendevano anche animali come maialini e vitelli. La statua della Vergine veniva portata in processione a mezzogiorno in punto con la partecipazione di tutti i pellegrini. A chiusura processione iniziava, come ben attesta lo storico Litta, la parte profana dei festeggiamenti. In prossimità di una piccola piazza in località Casa D’Amato, non lontana dalla chiesa, si svolgeva una sorta di duello verbale dal carattere quasi teatrale dal particolare nome “A caruta r’‘o Riavulo”: uno scenografico dialogo tra un angelo e il diavolo. La singolare scena che si presentava, vedeva protagonisti l’angelo, in genere un bimbo, sospeso in aria con delle corde e il diavolo posto su un palchetto che compariva e scompariva tra fumi di grossi bengala.  Ovviamente ad avere la meglio, al termine di questa accesa discussione tra il male e il bene era l’angioletto! Durante la festa, inoltre, si mangiava tanto e si beveva vino locale come il famoso vino proveniente dall’uva sanginella.

httpweb.tiscali.itanticasalerno

A conferma della vocazione agricola del territorio è una cartolina risalente ai primi anni del ‘900 che mostra un momento di stasi della vendemmia: i vendemmiatori fermi, in posa per la foto, su un verdeggiante territorio (i colli di Giovi) ancora sgombero di palazzine e cemento diffuso. Era questa un’uva autoctona molto diffusa sui colli di Giovi e utilizzata anche per i cosiddetti pennacchi, ovvero gli addobbi realizzati per le celebrazioni del Santo Patrono. Si dice, inoltre, che tale uva fosse già presente molti secoli fa nel periodo dei Priori della Scuola Medica Salernitana. Purtroppo, decenni fa, la filossera ha cancellato numerosi vigneti, inoltre il successivo abbandono della coltura e la forsennata corsa alla cementificazione, appoggiata da un Piano Regolatore poco attento alla salvaguarda del territorio, hanno reso irriconoscibile quelle che un tempo erano aree verdi e produttive.

Daniele Magliano

Architetto- giornalista che ama approfondire tematiche di architettura, urbanistica, design, ma anche di storia, evoluzione e curiosità riguardanti oggetti di uso quotidiano. Mi piace, in generale, l'arte della costruzione: riflesso del nostro vivere in quanto unisce passato, presente e futuro prossimo di una comunità.

Ultimi articoli di Daniele Magliano