Il “Purgatorio” di un uomo inizia prima o dopo la sua morte?
di Graziella Di Grezia
La scomparsa del giornalista Andrea Purgatori é stata avvolta da un alone di dubbi sanitari legati alla diagnosi differenziale tra metastasi cerebrali e foci di ischemia in paziente con anamnesi di primitivo polmonare.
È stato messa in dubbio l’ efficacia terapeutica della radioterapia eseguita sui secondarismi cerebrali che, secondo alcune fonti, sarebbero stati malinterpretati.
Non sono disponibili le immagini degli esami TC ed RM pre e post-terapia, ma verrà eseguita una autopsia per dirimere il dubbio.
Quale che sia la verità medica in questi giorni è divenuto un dettaglio, ma quello che sembra contare più di tutto, è la necessità di farne notizia e soprattutto di appendere striscioni con nomi di professionisti.
Mi chiedo quale senso abbia cercare una verità ora che la realtà non è più modificabile, quella forse di ottenere l’ ennesimo rimborso da capogiro da assicurazioni professionali che intanto (e ve lo assicuro) non pagano e non vogliono pagare?
Aumentare il numero di cause già pendenti sulla testa di professionisti che prima o poi toglieranno il camice per dedicarsi ad altro? O lo terranno, sviluppando un cinismo cronico o una venalità fuori misura (magari generata anche dai dubbi assicurativi?)
Quello che mi chiedo è perché farsi tante domande ora e non averle fatte a suo tempo.
Un giornalista é per definizione l’ uomo delle domande e allora mi chiedo, perché non scegliere il professionista di fiducia o cambiarlo immediatamente al primo dubbio, anziché attendere un esito infausto, probabilmente già scritto e inevitabile (a quanto leggiamo in questi giorni) cercando un Caprio espiatorio di un exitus che per definizione mette fine alle domande e anche alle risposte?
Quello che ora conta è la querelle tra l’ uno e l’ altro, tra una diagnosi e un dubbio.
Ma forse tante serie tv di ambito medico non sono servite a chiarire che la medicina non è una scienza esatta e che l’ errore è dietro l’ angolo.
Pensate alla vostra giornata e al vostro lavoro, per ogni infinitesimo errore ci sono conseguenze più o meno significative. Ma non per questo si attiva una gogna mediatica o un processo.
Il risultato di questo atteggiamento non sarà un miglioramento delle condizioni lavorative della classe medica o l’ eliminazione dell’ errore (che è insito nell’ uomo e nella materia affrontata), ma soltanto un tentativo di fuga e di deresponsabilizzazione.
Sarà così che titoli affascinanti legati all’ Intelligenza artificiale che saranno promettenti al punto da sembrare la “soluzione finale”, di fatto saranno dei goffi tentativi di tutela medica e di deresponsabilizzazione.
Ma, badate bene, se l’ Intelligenza Artificiale emetterà una probabile diagnosi, l’ ultima parola sarà dell’ uomo. Perché anche l’intelligenza artificiale non è infallibile e saremo costretti a convivere con l’ idea che purtroppo la medicina non risolve e non cura tutto, anzi.
